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Organoidi umani: l'anello mancante ai sistemi modello. Focus sugli organoidi intestinali come esempi di applicazioni biomediche

La tesi ha lo scopo di analizzare lo stato dell’arte sugli organoidi umani, ovvero sistemi di coltivazione 3D di cellule staminali adulte o pluripotenti, in grado di riprodurre le funzioni e la struttura di un organo. Per questo motivo, sono in grado di modellizzare la fisiologia e la patologia umana in modo più fedele rispetto alle colture cellulari umane 2D e agli animali modello. Si evidenzieranno, quindi, le potenzialità di questa recente piattaforma ponendola a confronto con questi altri due sistemi modello più universalmente utilizzati, valutando anche le criticità ancora presenti e le numerose tecnologie usate per la sua manipolazione (come i differenti metodi di coltivazione, le analisi omiche, le co-colture con virus o batteri, l’editing genomico, gli screening di farmaci). Attenzione particolare sarà riservata agli organoidi intestinali, poiché fortemente esplicativi della versatilità di questo sistema, considerando varie recenti applicazioni, tra cui:
- la modellizzazione delle interazioni tra le cellule intestinali e i microrganismi, sia commensali (per delucidare il loro ruolo nell’equilibrio tissutale dell’intestino) che patogeni (per investigare i meccanismi patogenetici e testare nuovi farmaci);
- la generazione di organoidi derivanti dai tumori dei pazienti, per sviluppare approcci di oncologia di precisione e per osservare gli effetti di mutazioni oncogeniche;
- l’utilizzo nello studio delle malattie infiammatorie croniche intestinali, per modellizzare la disfunzione dell’epitelio intestinale, individuare nuovi target terapeutici e sfruttare gli organoidi come terapia attraverso trapianti autologhi.
Questi esempi serviranno per mettere in luce le opportunità che gli organoidi offrono nel migliorare la ricerca biomedica e la salute umana.

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3 1. Introduzione Gli animali modello e le colture cellulari sono da sempre la base della ricerca biomedica, senza i quali non si sarebbe potuti arrivare alle conoscenze attuali, a partire dai meccanismi molecolari degli organismi più semplici fino ai grandiosi avanzamenti nella cura di malattie umane. Nonostante la fondamentale importanza di questi modelli, riconosciuta anche dall’universalità del loro utilizzo, è impossibile però non tenere conto delle loro limitazioni. Per quanto riguarda le linee cellulari umane, la loro semplicità e scalabilità le rende adatte, ad esempio, a saggi high-throughput di perturbazione genetica, ma non allo studio della fisiologia o patologia umana. Questo perché sono colture bidimensionali, che non riescono a riprodurre le interazioni tra le cellule stesse o l’architettura tissutale, oltre al fatto che divergono dalle caratteristiche genetiche e morfologiche del tessuto d’origine. Infatti, per poter essere coltivate indefinitamente nel tempo devono essere linee cellulari tumorali, oppure, se sono cellule sane, devono essere immortalizzate mediante trasformazione virale, e in ogni caso le cellule che sopravvivono sono quelle adattatesi a vivere in coltura (Fujii e Sato, 2021). Gli animali modello, rispetto alle colture cellulari, hanno il vantaggio di riprodurre meglio le funzioni fisiologiche presenti in vivo, ma richiedono molto più tempo e risorse per essere utilizzati nella sperimentazione. In questo caso, le problematiche più evidenti sono dovute alla diversità o addirittura assenza di pathway metabolici presenti nell’uomo, anche nelle specie più evolutivamente vicine come il topo, portando così all’inefficacia della maggior parte dei farmaci quando traslati ai trials clinici. L’utilizzo di animali inbred, ovvero geneticamente identici, non consente di rappresentare l’estrema variabilità genetica presente nell’uomo, caratteristica basilare per gli studi di medicina personalizzata. Un’ulteriore limitazione è l’impossibilità di descrivere il processo di sviluppo umano, a causa delle difficoltà fisiche di accesso all’embrione nel topo, o della bassa similarità biologica con altri modelli più accessibili come lo zebrafish (Kim et al., 2020). La strada alla risoluzione di queste problematiche si è aperta da poco più di dieci anni, con la costituzione di un nuovo sistema di coltivazione cellulare, l’organoide, che si è individuato grazie ai progressi nella comprensione dei pathway di differenziamento delle cellule staminali e del microambiente nel quale si trovano. È un sistema in cui cellule staminali adulte o pluripotenti (embrionali o indotte) crescono in una coltura

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Informazioni tesi

  Autore: Aurora Corbelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Scienze Biotecnologiche
  Corso: Biotecnologie mediche
  Relatore: Luca Galluzzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 39

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Parole chiave

organoidi
organoidi intestinali
sistemi modello
alternative agli organismi modello
organoide
sistemi di coltura
colture 3d

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