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Gestione infermieristica delle causticazioni in emergenza

L’aggressione con acidi è una forma di violenza premeditata che consiste nel gettare una sostanza corrosiva sul corpo di un’altra persona con l’intento di sfigurarla, mutilarla, torturarla o ucciderla. Nonostante risulti essere una pratica fortemente radicata in paesi come l’India, il Pakistan, il Bangladesh e l’Inghilterra, anche in Italia vediamo la presenza di questo fenomeno, con casi sempre più frequenti. Infatti, è stato stimato un aumento dei casi del 65% tra il 2013 e il 2014.
Inizialmente per arginare l’ascesa di questo fenomeno si era pensato ad una regolamentazione della vendita degli acidi, ma successivamente fu accantonata. L’inasprimento della pena per questo reato risulta infatti essere l’unica alternativa plausibile ed attuabile. Chi commette un’aggressione con l’acido, ad oggi, è condannato per lesioni gravissime con reclusione dai 6 ai 12 anni.
Spesso l’intento dell’attacco non è uccidere la vittima, ma farla soffrire. L’intenzione, premeditata, è preceduta da un movente che si riferisce all’ulteriore causa che porta alla commissione del reato. Vendetta, punizione, dominanza sociale e tradimento, sono i principali motivi che spingono un soggetto a compiere tale aggressione.
Secondo numerosi studi le donne prima che si verifichi l’aggressione, subiscono stalking, violenza sessuale e violenza di genere. Il reiterarsi di questi eventi, porta al verificarsi dell’evento più grave e quindi l’aggressione con acido.
Benché le causticazioni rappresentino soltanto il 3% di tutte le ustioni, risulta fondamentale il loro precoce riconoscimento e trattamento terapeutico, sia per l’importante comorbilità che ne consegue, sia per l’alta percentuale di morte correlata a questa patologia.
La natura corrosiva dell’acido, porta a vari gradi di ustioni, cecità temporanea o permanente, danni alla pelle e agli organi, infezioni. Le sostanze che più comunemente vengono utilizzate comprendono: acido solforico, acido nitrico e acido cloridrico.
Le parti del corpo maggiormente colpite sono il volto e gli arti superiori, con chiaro coinvolgimento degli occhi.
Ma l’aggressività dell’acido, correlata alla quantità e al tempo di contatto, può provocare anche disturbi polmonari, danni agli organi interni, ematemesi, etc.…
Al fine di migliorare la prognosi del paziente, diviene necessario il tempestivo trattamento dello stesso. In merito a ciò, l’infermiere deve essere a conoscenza degli effetti che le diverse sostanze chimiche provocano all’organismo e degli interventi da attuare, sia in ambiente extra-ospedaliero che intra-ospedaliero, per cercare di prevenire le complicanze più gravi. È necessario che venga effettuato un adeguato e costante monitoraggio dei parametri vitali del paziente al fine di garantirne la stabilità, l’esecuzione delle procedure di allontanamento della sostanza lesiva e l’accurata valutazione dell’eventuale presenza di lesioni agli organi nobili come i polmoni.
Chiaramente il danno che ne consegue, è un danno permanente, acuto. E quando, soprattutto, colpisce il volto della vittima va a ledere l’aspetto identitario della persona stessa, portando la vittima a rivivere costantemente il trauma subito.
“Ha rovinato la mia faccia e tutta la mia vita. Non potrei tornare ad essere la stessa persona che ero prima dell’aggressione anche se lo volessi. Mi piaceva vestirmi. Ora odio guardarmi allo specchio”.
Dalle parole delle vittime, si può evincere che ciò che segue ad un evento traumatico, come l’aggressione con acido, non riguarda semplicemente il corpo ma anche e soprattutto la mente della vittima, verificandosi così un vero e proprio trauma psicologico. I continui casi di cronaca che si sono verificati nel nostro paese, in cui molte donne sono state vittime di aggressione con acidi, hanno suscitato in me un interesse tale da divenire l’oggetto della mia tesi. Questo perché, nonostante i tanti casi che si sono verificati, le ustioni chimiche rimangono un argomento sconosciuto ai più.
L’obiettivo del mio lavoro di Tesi, infatti, è rappresentato dall’identificare in che modo l’infermiere, in quanto professionista della salute, possa contribuire alle cure di un paziente ustionato, sia dal punto di vista meramente fisico che psicologico.

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10 CAPITOLO 3 LE CAUSTICAZIONI Come descritto in precedenza, l’argomento cardine di questo lavoro è rappresentato dalle causticazioni o ustioni chimiche. Le causticazioni sono ustioni da agenti chimici che causano una lesione ai tessuti. Più di 25 mila sostanze chimiche vengono comunemente utilizzate nell’industria, nell’agricoltura, nei detergenti per la casa e in altri ambiti. Negli ultimi anni, inoltre, è stato rilevato un aumento dell’utilizzo di agenti chimici nelle aggressioni che comportano violenza domestica. Questo è riscontrabile principalmente nelle donne, colpendo viso e corpo, con conseguenze importanti e deturpanti. (Fig.3) Fig. 3 "Esempio di ustione chimica con interessamento di viso, collo, torace e arti superiori"

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Informazioni tesi

  Autore: Chiara Lena
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze Infermieristiche
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Francesco Stagno D'Alcontres
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

FAQ

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Parole chiave

violenza sulle donne
causticazioni
gestione infermieristica causticazioni
causticazioni in emergenza
gestione causticazioni

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