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Asse Cina-America Latina: Relazioni economico-commerciali e integrazione latinoamericana

A partire dagli anni Ottanta del XX secolo, la Repubblica Popolare Cinese e l’America Latina, benché separate tra loro da barriere politiche e geografiche, sono state in grado di forgiare un vero e proprio «asse», che appare inscalfibile e assicura loro un futuro sempre più interconnesso. Pertanto tale elaborato si propone in primo luogo di svelare l’entità di tale atipica relazione “Sud-Sud”, analizzata da un punto di vista economico, commerciale e finanziario. In seguito, si deducono i benefici e gli svantaggi che entrambi gli attori ne ricavano, in termini di crescita e sviluppo economico. Infine, si vuole dimostrare che l’impatto dell’asse sul tortuoso processo d’integrazione regionale latinoamericano è assolutamente negativo, sebbene offra qualche spiraglio di opportunità, fino ad ora colte solo in minima parte. L’elaborato è suddiviso in tre capitoli. Il primo, introduttivo, è teso a presentare i due protagonisti di tale analisi, ossia l’America Latina e Caraibica e la Repubblica Popolare Cinese: due attori dalle notevoli dimensioni geografiche, demografiche e soprattutto economiche. Sono state ripercorse le principali tappe dell’evoluzione economica latinoamericana e cinese, per meglio comprendere i fattori endogeni che hanno consentito a due realtà quasi agli antipodi di plasmare una partnership commerciale senza eguali nel mondo contemporaneo. Nella fattispecie, l’analisi verte sugli aspetti salienti del processo di trasformazione degli Stati dell’America Latina in attori economici globali e della Cina in quella che oggi viene comunemente definita la “fabbrica del mondo”. Il lettore potrà dedurre che a incentivare la nascita dell’asse economico-commerciale è stato l’incontro di domanda e offerta dei rispettivi attori: l’uno (America Latina) abbondante di prodotti primari, l’altro (Cina) carente dei medesimi, ma specializzato nelle produzioni manifatturiere, di cui vi è ampia domanda nel subcontinente americano. Tale complementarietà viene più dettagliatamente illustrata nel secondo capitolo, il quale presenta un’analisi del sempre più florido interscambio sino-latinoamericano e degli investimenti reciproci, dimostrando che l’influenza cinese in America Latina si esplica soprattutto attraverso il commercio. Le principali istituzioni concordano circa il fatto che la sbalorditiva crescita della Cina abbia avuto un impatto positivo sulle economie latinoamericane, le quali hanno beneficiato dell’elevata domanda di prodotti primari e del conseguente innalzamento del livello dei prezzi sul mercato globale. Tuttavia, studi più critici hanno evidenziato che l’interscambio sino-latinoamericano ha arrecato danni ad alcuni Paesi e ha un carattere perlopiù intraindustriale. In effetti, l’America Latina, vittima di quello che gli economisti definiscono il “Male Olandese”, sembra incapace di diversificare le proprie esportazioni verso la Cina, a detrimento del proprio sviluppo economico. Dunque, cosa riserva il futuro all’asse commerciale sino-latinoamericano? Non vi sono certezze, a parte la risolutezza cinese nel perseguire l’obiettivo di portarlo a un livello più avanzato. Ad ogni modo, le ambiziose proposte avanzate dal governo di Pechino a tal riguardo richiedono una risposta comune da parte dei paesi latinoamericani, il che si ricollega al discorso relativo all’integrazione regionale, oggetto d’analisi nel terzo capitolo. L’America Latina ha sempre invocato l’integrazione regionale, sebbene non abbia mai compiuto seri sforzi per portarla a compimento. La Comunità Andina, la Comunità Caraibica, il Mercosur, il NAFTA, il G3 FTA, il CAFTA-DR e la neonata UNASUR, rappresentano i vari tentativi intrapresi all’interno della regione al fine di rafforzare un processo d’integrazione, il quale, tuttavia, non sembra portare ad altro che alla mera istituzione di imperfette aree di libero scambio. In effetti, gli Stati latinoamericani sono totalmente assorbiti dalle relazioni forgiate con le grandi potenze economiche internazionali, in primis la Cina, che le privano degli stimoli giusti per volgere l’attenzione ai propri “vicini di casa”. Pertanto, i due capitoli finali dimostrano che i due imperativi della regione sono: “integrazione” e “industrializzazione”, fortemente correlate l’una con l’altra, dato che una maggiore interdipendenza può fungere da volano per l’industrializzazione e lo sviluppo economico della regione. Qual è il ruolo della Cina a tal riguardo? Certamente il suo sbarco (definitivo?) nella regione le fornisce motivi per non procedere in direzione di una più serrata interconnessione, sebbene al contempo, potrebbe dare impulso al fiacco processo d’integrazione: ad esempio, continuando a effettuare copiosi investimenti nel settore delle infrastrutture.

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4 CAPITOLO 1 Evoluzione economica in America Latina e in Cina 1.1. Introduzione L’America Latina e Caraibica, alla quale da ora innanzi ci si riferirà - per comodità - con il termine di America Latina, è composta una pluralità di Stati indipendenti 3 . I dati forniti dalla Banca Mondiale rivelano che attualmente la regione si estende su un’area di circa 21.7 milioni di chilometri quadrati, presenta una popolazione di 525.2 milioni di persone e un PIL di 4.76 trilioni di dollari; inoltre, il tasso di crescita atteso per il 2016 è pari a 0.8%. La Cina – ufficialmente Repubblica Popolare Cinese – avente una superficie di 9.71 milioni di chilometri quadrati e una popolazione di 1.36 miliardi di persone, è lo Stato più esteso a livello globale. Il suo PIL è pari a 10.36 trilioni di dollari, mentre il tasso di crescita atteso per il 2016 si attesta intorno al 6.9%. I due attori, protagonisti di tale elaborato, a partire dagli anni Novanta hanno dato vita a quello che gli studiosi Gastón Fornés e Alan Butt-Philip hanno definito un «Asse di mercati emergenti 4 » (Fornés e Butt-Philip 2012), le cui caratteristiche e implicazioni verranno esaminate nei capitoli successivi. In questo capitolo, puramente descrittivo, verranno ripercorse le principali tappe che hanno caratterizzato l’evoluzione politico-economica dell’America Latina e della Cina, per meglio comprendere i fattori endogeni che hanno consentito a due attori tanto diversi di sviluppare una partnership commerciale senza eguali nel mondo contemporaneo. A incentivare tale processo sono state la propensione dei paesi 3 In ordine alfabetico: Antigua e Barbuda, Argentina, Bahamas, Barbados, Belize, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Dominica, Ecuador, El Salvador, Giamaica, Grenada, Guatemala, Guyana francese, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Paraguay, Perù, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Repubblica di Panamá, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Stato Plurinazionale della Bolivia, Trinidad e Tobago, Uruguay, Venezuela (Wikipedia). 4 Il termine mercati emergenti, coniato da Antoine van Agtmael, economista della World Bank, si riferisce a quei mercati che presentano un reddito medio pro-capite inferiore alla media mondiale e ritmi di crescita più elevati rispetto ai paesi occidentali (Fornes e Butt-Philip 2012, 6).

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Informazioni tesi

  Autore: Michela Bisonni
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
  Relatore: Gianpaolo Rossini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 108

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