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Cybercrime: tra sicurezza delle reti e tutela delle libertà fondamentali

180,68 milioni di utenti negli Stati Uniti e Canada, 154,63 milioni in Europa, 143,99 milioni in Asia e nel Pacifico, 25,33 milioni in America Latina, 4,65 milioni nel medio oriente e 4,15 milioni in Africa, per un totale mondiale di 513,21 milioni di utenti, possibilità di comunicazioni a basso costo, annullamento del concetto di distanza geografica, anonimato, sono questi i caratteri salienti del “villaggio globale” di Internet.
Tale realtà sociale ha finito con il condizionare “l’organizzazione sociale, lo sviluppo e la crescita delle relazioni interpersonali, della manifestazione e della comunicazione del pensiero”.
Il c.d. cyberspace laddove una eterogenea popolazione ha trovato l’interfaccia privilegiata ove poter facilmente e convenientemente concretizzare, a livello virtuale, ciò che a livello reale richiederebbe un maggiore dispendio di energie.
Una comunità virtuale, quindi, che vive nella rete, si incontra, discute, ma svolge anche transazioni economiche, scambia informazioni, il tutto in un contesto quasi spoglio da ogni regolamentazione, o meglio, alla ricerca di una sua propria dimensione giuridica.
Se pur esiste un generale principio secondo il quale “Ciò che è illegale fuori dalla rete resta illegale anche nella rete”, bisogna tuttavia tener conto delle peculiarità tipiche della “rete” e del configurarsi di fattispecie criminose del tutto nuove.
Istituti giuridici ben collaudati, come il locus commissi delicti, in relazione all’individuazione del giudice territorialmente competente, oppure, per la legislazione applicabile nei casi di crimini perpetrati in un paese con effetti in un altro, andranno sicuramente “attualizzati” se riferiti a reati commessi in rete.
La dimensione transnazionale e delocalizzata di Internet, la possibilità di attraversare gli stati in modo istantaneo e di raggiungere anche mezzi in movimento (aeromobili, treni, automobili), così come la diversità di concetti e valori legati alla cultura ed alla storia dei paesi interessati, (come il concetto di buon costume, morale, ordine pubblico), pone evidenti problemi di giurisdizione e competenza rispetto alla legislazione applicabile che, in linea di principio, è radicata a limiti territoriali statali.
Dall’assenza di un quadro normativo comune di riferimento, dal quale sia possibile ricavare un catalogo ben definito di condotte penalmente e civilmente illecite, deriva dunque, la convinzione che la società globale dell’informazione ha, più che mai, bisogno di regole certe ed uniformemente accettate ed applicate.
In tal senso si parla sempre più frequentemente di Cyberlaw, cioè di un nuovo diritto mondiale applicabile alla Rete, dimensionato per le sue caratteristiche, ed inteso quale strumento di regolamentazione dell’intero cyberspace.
Ma se forte è la sentita necessità di una regolamentazione globale delle problematiche giuridiche in cyberspace, altrettanto forte è la preoccupazione per la salvaguardia e la tutela di diritti fondamentali che, una “selvaggia” codificazione, rischierebbe d’intaccare.
La posizione ideologica che sta dietro alla costruzione del rapporto è che a nessuna autorità è possibile definire le frontiere di ciò che è moralmente e politicamente accettabile: “Ciò che è moralmente condannabile, non deve esserlo penalmente”. Per quanto la libertà d’espressione possa essere pericolosa, infatti, non lo è mai quanto le limitazioni di tale libertà.
In questa espressione si intuisce quanto sia sentito, per la comunità internazionale, rapportare le esigenze di sicurezza delle reti alla tutela dei diritti fondamentali.
Questo lavoro vuole quindi rappresentare la sintesi dei due diversi approcci alla problematica dei Cybercrime.
Da un punto di vista dottrinale/giuridico si analizzeranno gli strumenti normativi nazionali ed internazionali adottati o adottanti per una regolamentazione di tutte le fattispecie di reati contro e/o attraverso sistemi informatici.
Da un punto di vista sociologico/politico si analizzeranno le diverse posizioni dell’acceso dibattito che sottende al mondo del cyberlaw.

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Cybercrime Premessa PREMESSA 180,68 milioni di utenti negli Stati Uniti e Canada, 154,63 milioni in Europa, 143,99 milioni in Asia e nel Pacifico, 25,33 milioni in America Latina, 4,65 milioni nel medio oriente e 4 , 15 milioni in Africa, per un totale mondiale di 513,21 milioni di utenti, 1 possibilità di comunicazioni a basso costo, annullamento del concetto di distanza geografica, anonimato, sono questi i caratteri salienti del “villaggio globale” di Internet. Concentrazione nel mondo di host Internet per 1000 abitanti Tale realtà sociale ha finito con il condizionare “l’organizzazione sociale, lo sviluppo e la crescita delle relazioni interpersonali, della manifestazione e della comunicazione del pensiero”. 2 1 Dati riferiti all’agosto 2001 e tratti dall’autorevole sito Internet http://www.nua.ie/surveys/how_ many_o nline/index.html 2 Cesare Parodi, La tutela penale dei sistemi informatici e telematici: le fattispecie penali, relazione presentata al Convegno Nazionale su 'Informatica e riservatezza' del CNUCE - Pisa 26/27 settembre 1998.

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Informazioni tesi

  Autore: Franco Cassano
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Tommaso Sorrentino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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Parole chiave

copyright
cyberterrorismo
echelon
enfopol
reati informatici
sicurezza delle reti
reati telematici
cybercrime

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