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La Battaglia di Adua ed i riflessi internazionali

Adua è una cittadina della regione etiopica del Tigré, situata a 1.907 metri di altitudine sul livello del mare, in una conca verdeggiante, divenuta nel secolo appena trascorso un centro commerciale e artigianale di cuoio, tessuti e metalli, ma, per noi italiani, il suo nome ha costituito in primo luogo e per molti anni, in conseguenza del tragico e sfortunato scontro sostenuto dalle nostre truppe sulle altur ad est della città contro l'esercito imperiale di Menelik II il 1° marzo 1896, il simbolo di un'onta da cancellare e di un complesso da superare, che hanno pesantemente condizionato la nostra politica interna ed internazionale per circa un cinquantennio, fino alla sconfitta delle truppe di Amedeo Duca d'Aosta nel 1941 ad opera delle forze dell'impero britannico comandate dal generale Wavell, che segnò la fine, a circa 60 anni dalla costituzione della colonia di Assab, della presenza politica e militare italiana in Africa Orientale. Viceversa, per gli africani Adua ha rappresentato l'inizio della riscossa, il primo successo di un esercito "barbaro" e primitivo sulle truppe di un paese "civile" e moderno, la speranza di potersi un giorno emancipare dalla pesante tutela dei paesi colonizzatori, l'alba di un lungo cammino che sarebbe sfociato, dopo il secondo conflitto mondiale e non senza ulteriori lutti e sofferenze, nella costituzione di stati africani liberi e sovrani, seppur alle pres con enormi problemi; ancora oggi in Etiopia la ricorrenza della battaglia di Adua è festa nazionale. Con questo lavoro, ho cercato di analizzare, basandomi sulle pubblicazioni di importanti storici italiani e stranieri e, per quanto concerne la battaglia e la ritirata, anche sulle memorie di un sopravvissuto, il capitano Woctt, le origini e le motivazioni anche "nobili" dell'espansionismo coloniale italiano, il nostro insediamento nel Mar Rosso, la nostra avventata e superficiale penetrazione all'interno di un territorio popolato da fiere tribù guerriere e montanare che da molti secoli si combattevano fra loro ma non conoscevano dominio straniero, e come la sconfitta militare, percepita in italia come una vera e propria vergogna nazionale, abbia profondamente inciso sulla memoria storica del paese e condizionato le sue elite dirigenti e culturali e come, allo stesso tempo, abbia modificato il modo di guardare al continente nero da parte degli osservatori europei.

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I INTRODUZIONE Adua è una cittadina della regione etiopica del Tigrè, situata a 1.907 metri di altitudine sul livello del mare, in una conca verdeggiante, divenuta nel secolo appena trascorso un centro commerciale e artigianale di cuio, tessuti e metalli, ma, per noi italiani, il suo nome ha costituito in primo luogo e per molti anni, in conseguenza del tragico e sfortunato scontro sostenuto dalle nostre truppe sulle alture ad est della città contro l’esercito imperiale di Menelik II il 1 marzo 1896, il simbolo di un’onta da cancellare e di un complesso da superare, che hanno pesantemente condizionato la nostra politica interna ed internazionale per circa un cinquantennio, fino alla sconfitta delle truppe di Amedeo Duca d’Aosta nel 1941 ad opera delle forze dell’impero britannico comandate dal generale Wavell, che segnò la fine, a circa 60 anni dalla costituzione della colonia di Assab, della presenza politica e militare italiana in Africa Orientale. Viceversa, per gli africani Adua ha rappresentato l’inizio della riscossa, il primo successo di un esercito <barbaro> e primitivo sulle truppe di un paese <civile> e moderno, la speranza di potersi un giorno emancipare dalla pesante tutela dei paesi colonizzatori, l’alba di un lungo cammino che sarebbe sfociato, dopo il secondo conflitto mondiale e non senza ulteriori lutti e sofferrenze, nella costituzione di stati africani liberi e sovrani, seppur alle prese con enormi problemi; ancora oggi in Etiopia la ricorrenza della battaglia di Adua è festa nazionale. Con questo lavoro, ho cercato di analizzare, basandomi sulle pubblicazioni di importanti storici italiani e stranieri e, per quanto concerne la battaglia e la ritirata, anche sulle memorie di un sopravvissuto, il capitano Woctt, le origini e le motivazioni anche <nobili> dell’espansionismo coloniale italiano, il nostro insediamento nel Mar Rosso, la nostra avventata e superficiale penetrazione all’interno di un territorio popolato da fiere tribù guerriere e montanare che da secoli si combattevano fra loro ma non

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Moroni
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2001-02
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Giovanni Buccianti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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abissinia
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politica internazionale
toselli
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