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La punizione dei crimini internazionali

"Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettano che, in alcuni eventi, l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa". Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene

Il presente lavoro si propone di fornire un quadro giuridico sul sistema di punizione delle pene in campo internazionale.
La struttura dell’elaborato è divisa in due parti, corrispondenti alla doppia natura del diritto, formale e sostanziale.
La prima parte, dopo un breve volo pindarico sulle ragioni storiche di un diritto internazionale penale, intende fornirne una cornice positiva, tramite l’illustrazione di nozioni generali sui crimini internazionali, su alcuni principi base di tale sistema giuridico, quali la responsabilità penale individuale, l’universalità della giurisdizione penale, il principio groziano “aut dedere aut iudicare” e infine sulla creazione di giurisdizioni penali internazionali.

La seconda parte è costituita invece dall’applicazione di tali principi a fattispecie giuridiche concrete, in modo da esaminare l’aspetto materiale della teoria del diritto internazionale penale e i suoi riscontri pratici nella storia del XXI secolo.
La preoccupazione messa in luce dal Beccaria è quella che ha sollecitato l'indirizzo di tale ricerca, per verificare se, dal processo di Norimberga ai grandi criminali di guerra, il sistema internazionale abbia progressivamente costruito una griglia di diritti - del colpevole e della vittima - talmente radicati da impedire che l'uomo diventi anziché un fine, il mezzo attraverso il quale la politica criminale opera nel campo della prevenzione generale.

La legittimazione dello strumento penale risiede infatti nella tutela dei diritti umani fondamentali, i quali definiscono i contenuti del precetto imperativo ed i limiti di ricerca della verità "approssimativa" del processo, poiché "non è giustificato offendere né con i delitti né con le punizioni" i diritti umani.

Ne consegue che il principio cardine "nullum crimen nulla poena sine legem" acquista caratteristiche che vanno al di là della originaria finalità del rispetto della divisione dei poteri, per espandersi, sul piano della pena, nella ricerca dei livelli minimi e massimi della punizione e, in quello del delitto, nel campo della irretroattività della norma, della tassatività della descrizione della fattispecie e della necessaria offensività del comportamento proibito, rispetto ad un bene meritevole di protezione .

Concetto chiave nello sviluppo di tale teoria del diritto mi sembra essere quello della c.d. giurisdizione universale obbligatoria , che ha spezzato il vincolo tra l'individuo e lo stato, in forza del quale la punizione del colpevole dipendeva in via esclusiva dal recepimento delle norme internazionali nell'ordinamento giuridico interno: oggi il responsabile di un crimine contro il diritto umanitario può essere condannato anche nell'ipotesi in cui il suo comportamento sia considerato lecito dal proprio ordinamento penale.

Ci si pone il problema se questa universalità della repressione, che è collegata al principio aut dedere aut iudicare, possa essere considerata un sistema funzionale per la repressione dei crimini internazionali.

La tendenziale e progressiva sovrapposizione del diritto umanitario e del diritto internazionale dei diritti dell'uomo in tempo di pace, per avere il primo progressivamente introiettato norme a protezione dei diritti umani (art. 3 comune a tutte le Convenzioni di Ginevra), consentirebbe una repressione efficace ed estesa, tale da comprendere il risarcimento delle vittime.

La funzionalità di tale sistema dipende dalla sussistenza di due condizioni:
la reale ed effettiva indipendenza del potere giudiziario, che gli consenta di promuovere l'azione penale nonostante la volontà del potere politico, generalmente contrario ad attivare tale meccanismo, e la raccolta di dati ed informazioni sul reato che permettono non solo di iniziare il procedimento ma di portarlo a termine con soddisfazione.

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4 Introduzione "Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettano che, in alcuni eventi, l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa". Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene Il presente lavoro si propone di fornire un quadro giuridico sul sistema di punizione delle pene in campo internazionale. La struttura dell’elaborato è divisa in due parti, corrispondenti alla doppia natura del diritto, formale e sostanziale. La prima parte, dopo un breve volo pindarico sulle ragioni storiche di un diritto internazionale penale, intende fornirne una cornice positiva, tramite l’illustrazione di nozioni generali sui crimini internazionali, su alcuni principi base di tale sistema giuridico, quali la responsabilità penale individuale, l’universalità della giurisdizione penale, il principio groziano “aut dedere aut iudicare” e infine sulla creazione di giurisdizioni penali internazionali. La seconda parte è costituita invece dall’applicazione di tali principi a fattispecie giuridiche concrete, in modo da esaminare l’aspetto materiale della teoria del diritto internazionale penale e i suoi riscontri pratici nella storia del XXI secolo. La preoccupazione messa in luce dal Beccaria 1 è quella che ha sollecitato l'indirizzo di tale ricerca, per verificare se, dal processo di Norimberga ai grandi criminali di guerra, il sistema internazionale abbia progressivamente costruito una griglia di diritti - del colpevole e della vittima - talmente radicati 1 Beccaria, Cesare, Dei delitti e delle pene, “Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettano che, in alcuni eventi, l'uomo cessi di persona e diventi cosa. (…).. Ogni pena che non derivi dall'assoluta necessità, dice il grande Montesquieu, è tirannica; proposizione che si può rendere piú generale cosí :ogni atto di autorità di uomo a uomo che non derivi dall'assoluta necessità è tirannico.Ecco dunque di che è formato il diritto del sovrano di punire i delitti”.

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Gullotti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Ugo Draetta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 70

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