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Le Forze Armate italiane di fronte alla nuova rivoluzione negli affari militari. La trasformazione di una media potenza in ambito di sicurezza e difesa entro il nuovo scenario internazionale del post guerra fredda

Obiettivo del mio studio, incentrato sulla nuova Rivoluzione negli affari militari, è analizzare l’eventualità che tale rivoluzione possa essere o meno in atto anche in una media potenza quale è l’Italia. Verranno a tale scopo individuati i probabili canali di diffusione dei principi della Rivoluzione negli affari militari nel Paese, oltre al modo in cui tali principi possono essere stati recepiti dalla classe politica e militare nazionale. L’approccio, con il quale tale studio è stato affrontato, attribuisce importanza sia alle questioni politico-strategiche che hanno indotto il profondo processo di trasformazione in campo militare entro i Paesi occidentali, sia ad elementi concreti di attuazione di tali politiche che implicano lo sviluppo delle capacità necessarie per soddisfarle.
Dagli Stati Uniti alla NATO e da questa all’Unione Europea fino all’Italia, il passaggio di elementi costitutivi della Rivoluzione negli affari militari è avvenuto con difficoltà a causa della mancanza di una vera e propria politica di sicurezza e difesa europea. Nonostante le dichiarazioni di intenti tra Europa, Alleanza Atlantica e Stati Uniti, esiste ancora un divario nelle capacità e nelle politiche regionali che rischia di precludere le relazioni future tra i Paesi alleati in ambito di sicurezza e difesa. Per colmare tale divario, occorrerebbe innescare un circolo di sviluppo virtuoso che comprendesse, a livello politico, delle scelte unitarie tra i vari Paesi membri della UE e della NATO. A livello di capacità, invece, il divario esistente tra le due sponde dell’Atlantico potrebbe essere contenuto attraverso la recente costituzione dell’Agenzia Europea della Difesa.
L’Italia, come media potenza entro il nuovo quadro internazionale, affronta la questione della Rivoluzione negli affari militari da una prospettiva diversa rispetto a quella dei suoi alleati, mettendo in primo piano la trasformazione in atto del proprio strumento militare. Il cammino intrapreso si basa su tre linee di sviluppo che prevedono l’integrazione interforze, l’integrazione multinazionale, e la realizzazione delle capacità operative necessarie al soddisfacimento di tali obiettivi. Queste direttrici di sviluppo considerano l’appartenenza all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea come una scelta di politica di sicurezza, affrontano, dunque, la trasformazione dello strumento militare come una necessità di coerenza verso tale politica. L’ammodernamento della Difesa italiana viene collegato, in particolare, alle capacità ritenute necessarie anche dagli organismi sovranazionali di appartenenza, e che soddisfano alcuni requisiti richiesti dalle nuove tecnologie implicate nella Revolution in Military Affairs statunitense.
Bastano queste tre direttrici di sviluppo a far pensare ad una Rivoluzione negli affari militari tutta italiana?

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4 INTRODUZIONE Il corso della storia ha visto manifestare vari modi di conduzione delle guerre a seconda del livello di sviluppo della tecnologia applicata alle nuove armi. Le rivoluzioni militari tuttavia, non sono state causate direttamente dall’evoluzione tecnologica, anche se quest’ultima è stata un fattore fondamentale 1 . La profonda frattura generata dalle rivoluzioni entro il continuum storico, ha indotto interpretazioni discordanti riguardo il “salto di qualità” impresso dall’innovazione tecnologica alle forme della guerra e alle sue teorie. Ecco allora, che le varie interpretazioni cambiano a seconda degli elementi che vengono ritenuti importanti per lo sviluppo delle rivoluzioni, siano essi di natura economica, come nella teoria dei coniugi Toffler 2 , piuttosto che tecnologica, nel senso di un innalzamento qualitativo dello strumento militare. In quest’ultimo caso, si possono dare definizioni diverse riguardo l’applicazione della tecnologia ai sistemi d’arma e ai suoi modi di utilizzo nella guerra. Viene usata dunque, l’espressione “Rivoluzione tecnico-militare”, per sottolineare le conseguenze della 1 L’avvento dell’artiglieria prima e delle armi da fuoco poi ad esempio, hanno portato un mutamento repentino ed efficace nella conduzione delle battaglie ed hanno inciso sugli avvenimenti politico-militari dei Paesi che le hanno imposte e di quelli che le hanno subite. L’innovazione tecnologica dell’artiglieria in particolare, produsse un salto qualitativo, generato prima dall’aumento di potenza seguito da quello di precisione, ma non modificò sostanzialmente la conduzione dei combattimenti, che rimasero legati agli schemi tradizionali fino al XIX secolo. V. Ilari, “Imitatio, Restitutio, Utopia: La storia militare antica nel pensiero strategico moderno”, in: Sordi, Marta (a cura di.), Guerra e diritto nel mondo greco e romano, Contributi dell’Istituto di storia antica, Milano, Vita e Pensiero, 2002, pp. 269-381. 2 Alvin ed Heidi Toffler, individuano tre rivoluzioni principali, generate dal mutamento del fattore economico entro le società. Individuano così una prima rivoluzione, quella industriale, alla quale si sussegue la rivoluzione industriale fino a quella attuale, che è la rivoluzione industriale. A. Toffler e H. Toffler, La guerra disarmata. La sopravvivenza alle soglie del terzo millennio, Milano, Sperling&Kupfer, 1994.

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Informazioni tesi

  Autore: Ilaria Maltagliati
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Luciano Bozzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 261

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Parole chiave

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