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La Campagna d'Africa Settentrionale (1940-1943): memorialisti italiani a confronto

L'argomento della tesi è un confronto tra memorie della guerra d'Africa Settentrionale. In particolare si è cercato di definire la figura del combattente italiano in Africa Settentrionale tramite lo studio di alcuni temi, che hanno poi costituito i vari capitoli della tesi. Le fonti primarie sono state quindi le memorie di combattenti italiani e di un reporter di guerra, unica eccezione in questo lavoro, scelto per la validità del testo lasciatoci sulla Campagna d'Africa Settentrionale. L'analisi di queste opere, di per sé parziali e soggettive, è stata preceduta e poi confrontata con uno studio della storiografia sulla guerra in Nord Africa; a tal proposito sono stati due i testi fondamentali: Africa Settentrionale 1940-1943, negli studi e nella letteratura di Lucio Ceva e i quattro volumi di Mario Montanari, Le operazioni in Africa Settentrionale.
Il metodo di lavoro si è basato sulla risoluzione di alcuni temi che vengono affrontati dai memorialisti: dalla partenza per la guerra al rapporto col fascismo, per un totale di nove argomenti. La tesi è perciò basata sull'analisi delle parole dei vari autori, necessariamente riportate in ogni capitolo, pur tenendo sempre presenti gli studi storiografici.
Il capitolo introduttivo riporta alcuni cenni storici sulla Campagna d'Africa Settentrionale e una breve descrizione dei concetti di memoria e memorie, mentre nel secondo capitolo vengono presentati gli autori e le loro opere.
I capitoli successivi tentano di rispondere agli interrogativi da cui è sorta la tesi, a partire dal terzo, intitolato La partenza, dove si è cercato di comprendere lo stato d'animo dei combattenti prima dell'arrivo al fronte: sebbene coesistano visioni positive e negative di questo momento, l'incontro con la realtà della guerra spegne rapidamente l'entusiasmo iniziale in quasi tutti i combattenti.
In Come giudicava la guerra il soldato italiano?, il responso dei memorialisti è quasi unanime: una guerra sbagliata ma combattuta lo stesso per senso del dovere e fedeltà alla bandiera.
Nel quinto capitolo si è invece affrontato il tema delle condizioni quotidiane dei combattenti, dal rancio alla questione degli avvicendamenti; a prevalere in ogni testo sono gli aspetti negativi e le lamentele sulla carente organizzazione italiana, spesso incapace di garantire ai soldati condizioni di vita dignitose.
Si è poi trattato il rapporto con la popolazione civile del Nord Africa, dove tra venature razziste ed esotismo, gli arabi, come di solito vengono genericamente indicati dai combattenti, sono considerati come abitanti di un mondo chiuso, impenetrabile e immutabile.
Spesso ostile invece il rapporto con l'alleato tedesco, rappresentato come arrogante e prepotente ma allo stesso tempo abile nel fare la guerra, sia per la modernità ed efficienza dell'armamento, sia per lo spiccato senso dell'ordine. Non di rado, la presenza dei tedeschi comporta un chiaro senso d'inferiorità nel combattente italiano, provocando rabbia ma anche voglia di farsi valere sul campo di battaglia.
Questo senso d'inferiorità è presente anche nei confronti del nemico britannico, ma in questo caso è dovuto solamente alla ricchezza materiale delle armate inglesi, alla quale i combattenti italiani non erano abituati. Quasi mai traspare ostilità verso questo nemico, a differenza che nel rapporto con l'alleato germanico. La definizione della guerra in Nord Africa come Guerra senza odio data dal generale tedesco Rommel è accolta quindi anche dai memorialisti italiani.
Il capitolo intitolato Il deserto si occupa invece di comprendere il rapporto con l'ambiente circostante, dove il caldo e la siccità occupano un posto di primo piano nelle pagine di ogni memorialista. La descrizione delle grandi avversità dell'ambiente desertico è una costante nelle opere degli autori.
Il penultimo tema affrontato è L'equipaggiamento, in cui i memorialisti denunciano la scarsa qualità di quello italiano e allo stesso tempo sottolineano la superiorità l'efficienza di quello tedesco e britannico.
L'ultimo argomento trattato è il rapporto tra combattenti e fascismo, tanto interessante da comprendere quanto difficile da definire. Pochi i testi in cui gli autori dichiarano la propria fede nel fascismo e in Mussolini e altrettanto pochi quelli dichiaratamente
antifascisti. Una buona parte dei testi sceglie infatti il silenzio o nella migliore delle ipotesi dà cauti giudizi sulla politica e sul regime. Valori come lealtà, fedeltà alla bandiera e patriottismo vanno spesso a riempire questo vuoto.

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2 Gli autori e le opere Prima di affrontare direttamente i testi selezionati, si propongono qui dei brevi cenni biografici sugli autori e alcune informazioni introduttive alle loro opere. L'elenco che segue è ordinato secondo l'anno di pubblicazione di ogni testo; partiremo quindi dal testo più datato fino ad arrivare al più recente. L'arco temporale va dal 1946 al 2002. • Gerolamo Pedoja, La disfatta nel deserto, OET Polilibraria, Roma 1946. Pedoja rappresenta in questo lavoro un'eccezione: non fu infatti tra le fila dell'esercito, ma si trovò in Africa come reporter dall'estate del 1942 all'inverno 1943 per La gazzetta del popolo. Ciononostante la sua opera è una delle migliori sull'Africa Settentrionale e si distingue per un astio non troppo velato verso i tedeschi e verso Mussolini. Circa metà del testo è dedicata al soggiorno di Mussolini in Libia, lì per prepararsi al trionfo che lo avrebbe atteso dopo la conquista di Alessandria. Conquista che non ci fu mai. Secondo Ceva, il Mussolini di Pedoja del 1942 appare già quasi un corpo estraneo alla nazione, incapace di interpretarne la tragedia, prossimo a essere dimenticato. 26 Autore anche di C'è del nuovo sotto il sole del sud (1953) sul Mezzogiorno nel dopoguerra e La popolazione di Roma (1937), uno studio demografico. • Oderisio Piscicelli Taeggi, Diario di un combattente nell'Africa Settentrionale, Laterza, Bari 1946. Ufficiale d'artiglieria della divisione corazzata Ariete, nell'opera descrive l'offensiva britannica nell'inverno 1941-1942 e gli scontri finali del 1943 in Tunisia; qui venne gravemente ferito e infine catturato. Famoso tra i combattenti sia per il suo valore in battaglia, sia per il suo dirigere il tiro d'artiglieria arrampicato su una scala di legno a bordo di un trattore. 27 Un testo molto valido, specialmente per la sua forza descrittiva e perché scevro da retorica e da ampollosità. Pisicelli fu militare di 26 L. Ceva, Africa Settentrionale, 1940-1943, p. 112 27 Ivi, p. 80 15

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Informazioni tesi

  Autore: Gabriele Piazzai
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Siena
  Facoltà: Scienze Umanistiche
  Corso: Storia contemporanea
  Relatore: Nicola Labanca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 105

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Parole chiave

seconda guerra mondiale
memorialistica
africa settentrionale
rommel

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