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Tex – Mex: questioni di sicurezza sulla frontiera Messico / Stati Uniti

Messico e nuvole, la faccia triste dell'America (...)” [Pallavicini 1970]. Così recita il ritornello di una bellissima canzone interpretata da Fiorella Mannoia. Suona strano, però, come un Paese visto dall'esterno tanto chiassoso ed allegro possa in realtà nascondere ombre e punti bui. Come può realmente rappresentare la faccia triste dell'America? Basti pensare che in un'indagine intitolata “Global Happiness” [Coca-Cola & Università Complutense di Madrid 2010] condotta da alcuni ricercatori a livello internazionale nell'anno trascorso su 16 nazioni, dall'Italia alla Cina, dal Sudafrica alle Filippine, promosso dall'Università Complutense di Madrid allo scopo di indagare i livelli di felicità nelle diverse culture, i momenti di gioia come lo stare in famiglia, il condividere attimi di allegria con gli amici, viaggiare, divertirsi, siano stati proprio i messicani a laurearsi campioni. Per stilare questa classifica dei popoli più fausti, i ricercatori hanno elaborato un “Happiness Index”, a partire da una scala di valori sviluppata dallo psicologo americano Ed Diener: un indice da 1 a 100, risultante dalla somma di indicatori come la soddisfazione personale, l'ottimismo e l' energia, il senso d' orgoglio, di utilità, le relazioni sociali, ma anche le percezioni negative e le emozioni peggiori indotte da una società. In base a questo indice, i livelli più alti di felicità sono stati riscontrati in quel cocktail multietnico che compone la popolazione messicana: con un punteggio di 87.7, la felicità sembra pervaderla tutta, senza distinzioni di sesso, di età, di posizione sociale. A conferma di ciò, per palesare questa gaiezza surreale, basta domandare ad un chicchessia turista rimasto ipnotizzato dalle canzoni struggenti dei mariachi o dai ritmi travolgenti di merengue e di calipso, o a tutti quegli italiani che ogni anno ripartono sedotti da Cancun, o che da Puerto Escondido non sono più tornati, ma anche a chi arriva da mezzo mondo, incapace di spiegare l'incantesimo della Selva del Chiapas e della Ruta Maya. Per tutti quanti la felicità si incrocia tra il 31 parallelo nord e il 13 parallelo sud. E non è soltanto una percezione che si ha da stranieri in visita in quei luoghi magnifici, sembrerebbe che a dichiarare ciò siano stati gli stessi messicani. D'altronde, è stata condotta un'indagine. Sulla carta il Messico risulta davvero il Paese più felice del Mondo.
Esiste nel nostro pianeta un confine, unico sulla terra, che divide il Primo ed il Terzo Mondo. Tra Messico e Stati Uniti corrono 3.200 km di frontiera: a Est deserti e montagne. A Ovest, acqua: il confine è immerso nel lunghissimo letto del Rio Grande (Rio Bravo per i messicani). Tra tutto questo: città. Città diverse, ma forse tutte uguali. Città di frontiera, varcate ogni giorno da un milione di persone in entrambi i sensi. In direzione Sud, nessun controllo. In direzione Nord, documenti alla mano, domande, perquisizioni dei veicoli. Ma nonostante ciò, tutti alla fine attraversano quel mare come onde che si vanno poi ad infrangere sulla sabbia e sulla terra del mondo oltre quel limite. Tutti i cittadini americani, i messicani con visto d'ingresso, o residenti in USA, o turisti o fronterizos, i cosiddetti pendolari. Quelle, le città di confine, che assistono ogni giorno alle stesse alte maree e che, imperterrite, continuano ad accogliere e sputar fuori gente preparate e consce di tutto ciò che avviene al loro interno.

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Laura Sensi Tesi Magistrale Tex-Mex: questioni di sicurezza sulla frontiera Messico/Stati Uniti Pagina 54 di 129 La Familia Un gruppo di trafficanti di droga con sede nel Michoacàn, che emersero nel 2006. Josè de Jesùs Amezcua Contreras Fondatore dell'industria messicana di metamfetamina. El Chapo, boss del cartello della droga del Sinaloa, è latitante dal 2001, a seguito di una rocambolesca evasione da un carcere di sicurezza dello Stato di Jalisco, nel Messico centrale. La Dea (Drug Enforcement Administration, agenzia statunitense che combatte il narcotraffico) offre una ricompensa di cinque milioni di dollari per qualsiasi informazione utile a stanare quest'uomo che, con i suoi traffici, a partire dagli anni novanta, secondo la Dea stessa, ha messo insieme una fortuna multimiliardaria, ha ucciso centinaia di nemici e si è guadagnato la fama di capo, ossia di boss della droga, il più potente del Messico e dell'America latina [Drug Enforcement Administration 2009]. Le autorità messicane lo vogliono vivo o morto, così come quelle statunitensi. Anche i nemici del Chapo, e ce ne sono a migliaia, sparsi in tutto il Messico, alle dipendenze di cartelli rivali e di organizzazioni criminali emergenti, vorrebbero vederlo morto. Dal dicembre 2006 il governo messicano è impegnato in una guerra senza quartiere con i trafficanti di droga del Paese e soprattutto con El Chapo ed il suo cartello del Sinaloa. Allo stesso tempo i narcos si sono contesi gli immensi profitti garantiti dal controllo dei corridoi del contrabbando verso gli Stati Uniti, il più vasto mercato al mondo per le sostanze stupefacenti, nonché la produzione di marijuana, metamfetamina ed eroina sul territorio messicano [DEA 2009]. Il prezzo pagato dal Messico per questa guerra è elevatissimo: più di 30.000 morti dalla fine del 2006. Gli omicidi sono sempre stati molto numerosi nel Paese, ma l' orrenda brutalità che attualmente lo assedia è un fatto nuovo. Nel Sinaloa, far assassinare un rivale costa appena 35 dollari. Nel settembre 2006, cinque teste furono fatte rotolare su una pista da ballo, nello stato centrale di Michoacàn. Alla fine del 2007, le decapitazioni erano diventate la norma, al punto da non meritare quasi menzione nei notiziari della sera. Il 2008 ha visto l' uccisione di molti innocenti,

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Informazioni tesi

  Autore: Laura Sensi
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Magistrale in sicurezza interna ed esterna
Anno: 2011
Docente/Relatore: Alessandro Clericuzio
Istituito da: Università degli Studi di Perugia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 129

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