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Valutazione clinica dell'anticorpo monoclonale SPan-1 nella diagnosi di adenocarcinoma pancreatico esocrino

INTRODUZIONE:

L'incidenza del cancro del pancreas è in costante aumento in tutto il mondo. La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti affetti da questa neoplasia è generalmente estremamente bassa; ciò è dovuto al fatto che questi tumori giungono alla diagnosi già in fase di irresecabilità, nonostante i progressi delle varie metodiche diagnostiche.
I nuovi approcci per la diagnosi precoce del cancro del pancreas si basano sull'espressione o secrezione di nuovi antigeni da parte delle cellule tumorali. In passato sono stati studiati antigeni policlonali quali il CEA (antigene carcinoembrionario), il POA (antigene pancreatico oncofetale) o la ribonucleasi, che si sono rivelati non sufficientemente sensibili e specifici. Più recentemente l'utilizzazione di anticorpi monoclonali ha permesso di studiare numerosi nuovi antigeni associati al tumore, quali per esempio l'antigene carboidrato 19-9 (CA 19-9), assai più sensibili. Tuttavia la positività di questo marcatore in altre malattie non neoplastiche del pancreas e delle vie biliari e la sua mancata espressione in pazienti con gruppo sanguigno Lewis a- b- (10-15% della popolazione mondiale) ha frenato gli entusiasmi e diretto l'attenzione dei ricercatori verso altri antigeni di scoperta recentissima, quali il DUPAN-2, lo SPAN-1, il CAR-3.

OBBIETTIVI E METODICA DEL PROGETTO:

Il progetto di ricerca si prefigge lo scopo di studiare la sensibilità e la sensitività dei nuovi marcatori tumorali per il cancro del pancreas. Questi marcatori sono determinabili con la metodica degli anticorpi monoclonali e fanno parte del gruppo degli Antigeni Carboidrati Associati al Tumore (DUPAN-2, SPAN-1, CAR-3).
La presenza degli antigeni verrà valutata nei pazienti con carcinoma pancreatico e in quelli con altre neoplasie dell'apparato gastroenterico; nei primi verrà considerata anche la produzione di antigeni in rapporto alle dimensioni del tumore (Stadio T1 e T2), onde poter verificare l'attendibilità della metodica ai fini della diagnosi precoce, elemento essenziale per il trattamento di questo tipo di neoplasia. Saranno testati anche i pazienti con ittero ostruttivo di natura benigna per poter escludere un'interferenza di tale meccanismo fisiopatologico con la produzione dell'antigene (come NON avviene per il CA-19).
I primi risultati sperimentali della letteratura sull'utilizzo di questi marcatori sembrano promettenti, anche se mancano ancora applicazioni su casistiche cliniche di buona entità: uno studio numericamente significativo per le categorie di pazienti suddette può contribuire a chiarire le possibilità cliniche di queste metodiche, che hanno fornito una nuova speranza alla diagnosi precoce del cancro pancreatico.

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5 INTRODUZIONE Nonostante lo sviluppo delle tecniche diagnostiche il carcinoma pancreatico esocrino continua ad avere una percentuale di sopravvivenza del 3% a tre anni dalla diagnosi e dell’1% a 5 anni. L’incidenza del carcinoma pancreatico è notevolmente aumentata negli ultimi dieci anni nella maggior parte dei paesi industrializzati, divenendo la quarta causa di morte per tumore negli Stati Uniti ed in Occidente. Sino ad oggi la gran parte dei carcinomi pancreatici viene diagnosticata in stadio avanzato nei pazienti sintomatici, ben oltre i limiti dell’operabilità curativa, rendendo in tal modo auspicabili ulteriori progressi nella diagnosi precoce di questa neoplasia. In campo radiologico l’ecografia, la colangio-pancreatografia retrograda endoscopica (ERCP), la tomografia assiale computerizzata (TAC), la risonanza magnetica nucleare (RMN) hanno contribuito a portare notevoli miglioramenti di capacità diagnostica differenziale e di tattica chirurgica; tuttavia, nonostante i progressi dell’imaging attualmente disponibile, non si è riusciti a trovare un mezzo diagnostico o una combinazione di esami in grado di aumentare la precocità delle informazioni nella diagnosi di carcinoma del pancreas. In quest’ottica va considerata la gran mole di studi che in questi ultimi anni ha permesso di valutare l’efficacia clinica di molti marcatori sierologici. I risultati tuttavia non sono stati entusiasmanti: il fatto che un marker “antico” e imperfetto come il CA 19.9 rimanga tuttora nel mondo il più affidabile indicatore della presenza neoplastica evidenzia la pochezza dei risultati raggiunti, sia in fase diagnostica che nel follow-up dei pazienti chirurgici o dopo trattamento medico palliativo. Questo studio si prefigge di valutare un marker dell’ultima generazione ancora poco conosciuto - lo SPan-1 - che si avvale per la sua determinazione della tecnica degli anticorpi monoclonali. Le caratteristiche di questo marcatore, potenzialmente presente in tutti gli individui (a differenza del CA 19.9, assente nei pazienti Lewis-) lo rendono teoricamente interessante ai fini del miglioramento della diagnosi precoce: per tale motivo verrà valutato da solo ed in combinazione con altri markers; in individui affetti da carcinoma pancreatico ed in pazienti con altre malattie; negli itterici e nei non itterici; nei pazienti con malattia iniziale ed in quelli in fase avanzata.

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Frena
  Tipo: Tesi di Dottorato
Dottorato in Biologia Generale ed Applicata dei Tumori dell'Apparato Digerente
Anno: 1996
Docente/Relatore: Giuseppe Gozzetti
Correlatore: MaurizioPonz de Leon
Istituito da: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Dipartimento: Medicina Interna
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

FAQ

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Parole chiave

anticorpi monoclonali
ca 19.9
pancreatite cronica
span-1
marcatori tumorali
ca 242
carcinoma del pancreas
antigene carcino-embrionale
dosaggio radioimmunologico
antigene polipeptidico tessutale
marker tumorali
carcinomi
tumori

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