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L’impatto della spesa turistica sul valore aggiunto e sull’occupazione regionale in Sardegna


Il contributo del turismo in termini di valore aggiunto direttamente e indirettamente attivato dalla spesa turistica è stato nel 1999 di 2.926 miliardi, pari al 6,7% del totale del valore aggiunto regionale. La Sardegna, nel confronto interregionale, rimane distante dalle macroregioni con una vocazione turistica più accentuata, come la macroregione VTF, la cui economia deve al turismo il 9,3% del valore aggiunto prodotto annualmente, ma anche al di sopra della macroregione CS il cui peso relativo del turismo nell’economia regionale si ferma al 5,2%, al di sotto della media nazionale che è del 5,9%.
Il valore aggiunto attivato dai turisti stranieri in Sardegna rappresenta il 20,3% del valore aggiunto complessivo, molto meno della metà della quota raggiunta nella macroregione TUL, intorno al 50,8%, meno anche del dato relativo all’Italia, 38,2%, e pressoché uguale alla macroregione CS, 20,4%. Ciò in parte è dovuto alla divrsa composizione dei flussi turistici nelle diverse regioni, ma è probabilmente anche il risultato di alcune disfunzioni endogene ai sistemi turistici, che si concretizzano nella non piena espressione delle potenzialità di spesa dei turisti stranieri.
Un’altra classificazione, sul valore aggiunto diretto e indiretto attivato e disperso dalla spesa turistica regionale, permette di discriminare tra l’impatto sul valore aggiunto in ciascuna regione attivato dai consumi dei turisti presenti nella stessa regione (effetti interni) dagli effetti che derivano dai consumi effettuati dai turisti ospitati in tutte le altre regioni attraverso le importazioni di beni e servizi (effetti ricevuti). I dati indicano che dei 2.926 miliardi attivati dal turismo in Sardegna il 76,5% è dovuto alle spese dei turisti in vacanza nella regione e il 23,5% alla spesa dei turisti ospitati nelle altre regioni. La Sardegna condivide una situazione simile a quella della macroregione del sud mentre si distingue dalle altre macroregioni, con una valenza positiva, la capacità di attivazione dall’esterno (la domanda turistica nelle altre regioni si trasforma in domanda di esportazioni dalla Sardegna), e una valenza negativa, la bassa quota di attivazione interna (segnale della scarsa capacità del sistema economico di mantenere al suo interno i potenziali effetti di impatto della spesa turistica). La valenza negativa però prende il sopravvento, intuibile con i dati sugli effetti di dispersione (valore aggiunto attivato in tutte le altre regioni grazie alla spesa turistica effettuata in una regione): grazie alla spesa turistica effettuata in Sardegna vi è stata una domanda di importazioni dalle altre regioni che ha determinato un impatto di 887 miliardi, pari al 30% del totale del valore aggiunto attivato in Sardegna, percentuale superiore alle altre macroregioni. Il sistema economico sardo si rivela quindi non in grado di mantenere al suo interno una parte rilevante degli effetti potenziali che derivano dalla spesa turistica.
Per quanto riguarda l’occupazione, il comparto turistico italiano ha sostenuto complessivamente, tra effetti diretti e indiretti, 2.033.000 unità di lavoro per un’incidenza sul totale nazionale pari all’8,8%; in Sardegna gli occupati, direttamente e indirettamente legati all’attività turistica, dovrebbero attestarsi intorno alle 45.000 unità, per un peso totale del 8,2%: è una percentuale superiore a quella riferita alla quota del valore aggiunto attivato in ragione del carattere labour – intensive delle attività più direttamente legate al turismo.

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