Definizione di dottrina

La dottrina ha una funzione a latere, accessoria, non vincola nessuno.
Ci fu un momento in cui un autore, in Inghilterra, divenne talmente importante che il re emanò un editto in cui affermò che le opere di quell’autore dovevano essere considerate legge. Si trattò comunque di un caso eccezionale.
Oggi in Italia, come in tutti i Paesi della famiglia romano-germanica, la dottrina, cioè l’insieme degli studiosi, non ha potere vincolante.
La dottrina però risulta essere una fonte del diritto, attraverso due direzioni.
Innanzitutto la dottrina in Italia ha compiti non solo di studio, ma anche di tipo didattico. Il professore non è solo colui che scrive il libro, ma anche colui che insegna diritto nelle aule universitarie. Può darsi che alcuni dei suoi studenti diventino magistrati, e si trovino ad affrontare un problema per il quale non c’è una soluzione integrale ed espressa nel codice civile. Ecco allora che tali magistrati hanno molte probabilità di optare per la soluzione studiata all’università.
Quindi indirettamente, per via della funzione didattica, la dottrina vincola coloro che dovranno poi applicare le norme giuridiche a possibili soluzioni.
La dottrina svolge però anche attività di tipo saggistico. Il saggio è un’opera destinata agli iniziati, cioè a coloro che hanno già una formazione giuridica, finalizzata ad illustrare una nuova soluzione giuridica. La dottrina quindi, attraverso l’opera saggistica, produce indirettamente norme giuridiche.
La gerarchia delle fonti del diritto finora descritta la troviamo in tutti i Paesi dell’Europa continentale, ed ha notevole rilevanza pratica, poiché chi si trova a dover dare un parere con riferimento ad un quesito di tipo giuridico sa che qualsiasi ordinamento giuridico dell’Europa continentale richiede l’utilizzo dello stesso modo di procedere: deve cioè confrontare sia il codice civile, sia l’interpretazione della giurisprudenza, sia la ricostruzione della dottrina.