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Pubblicata l'enciclica Centesimus annus

1 maggio 1991

L'Enciclica Centesimus annus, promulgata per commemorare solennemente il centenario della Rerum novarum, si colloca nel vivo di due grandi avvenimenti storici:
- il crollo dei regimi marxisti dell'Europa orientale e centrale, iniziato con la caduta del muro di Berlino, nel 1989;
- la guerra del Golfo tra l'Iraq e i maggiori Paesi occidentali.
Due eventi che testimoniano, da un lato, la fine del vecchio ordine mondiale stabilito a Yalta nel 1945 e, dall'altro, la difficoltà di creare un nuovo ordine internazionale.
Questi avvenimenti suggeriscono a Giovanni Paolo II riflessioni nuove sulla necessità e la possibilità di un nuovo ordine economico mondiale, visto alla luce del Vangelo e con gli occhi della Chiesa, soprattutto per quel che riguarda il mercato, unica struttura rimasta in piedi dopo il crollo del comunismo.
Nello stesso tempo nasce nel Pontefice un rinnovato impegno di garantire la pace, sulla scia dei suoi predecessori.
Nella Centesimus annus sono presenti tre punti di vista: un punto di vista "retrospettivo" con una rilettura della Rerum novarum; un punto di vista "attuale" delle "res novae", che circondano l'oggi; un punto di vista "prospettico" proiettato sul prossimo terzo millennio.
La Centesimus annus inizia a leggere la storia partendo da un visione antropologica, da una «corretta concezione della persona umana e del suo valore unico».
La lettura della realtà con gli occhi della Rerum novarum porta a dire che il fallimento del "socialismo reale" era stato già preannunciato dall'enciclica del 1891, perché si basava su un «errore fondamentale, di carattere antropologico»: l'oblio della trascendenza della persona umana e la sua riduzione a un "pezzo" nell'ingranaggio della macchina dello Stato; il comunismo ha spezzato il legame tra libertà e verità, negando l'esistenza stessa di una Verità ultraterrena.
Ma gli avvenimenti del 1989 non rappresentano solo la fine di un'epoca dominata da un sistema ideologico, politico ed economico, ateo ed oppressivo; mostrano anche quale debba essere la via per la soluzione dei problemi sociali: essi vanno risolti col metodo del dialogo e della solidarietà, anziché con la lotta per la distruzione dell'avversario e con la guerra. Infatti, i regimi marxisti sono caduti, sia per l'inefficienza del sistema economico e per la violazione dei diritti umani, sia attraverso la lotta pacifica che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia.
La dottrina sociale cattolica si fonda su un'antropologia che potrebbe essere definita comunitarismo personalista. E' personalista per la sua insistenza sul dovere del pieno rispetto della persona. È comunitaria per l'interdipendenza e la solidarietà che lega le persone.
Giovanni Paolo II è per un'economia dell'imprenditorialità e della responsabilità. Per lui la prospettiva ideale da perseguire è quella di «una società del lavoro libero, dell'impresa e della partecipazione». Questa prospettiva non si oppone al mercato, ma chiede che questo sia controllato dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società, anche se la capacità interventiva dello Stato è spesso messa in crisi da comportamenti corporativi da talune lobbies e da diffuse situazioni di illegalità.

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