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La riforma del diritto di famiglia

19 maggio 1975

Viene varata la riforma del diritto di famiglia (legge n. 151), la quale, in attuazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi enunciato dall'art. 29 della Carta Costituzionale, estende alla moglie tutti quei diritti, relativi al governo della famiglia, che fino a questo momento sono strettamente riconosciuti al marito.
Le innovazioni principali introdotte dalla riforma sono: l'innalzamento dell'età per contrarre matrimonio; notevoli modifiche delle cause di invalidità del matrimonio; l'integrale parificazione dei coniugi nel governo della famiglia e nella potestà sui figli; la previsione dell'intervento del giudice in alcuni casi di contrasto tra coniugi nella direzione della vita familiare; l'abolizione della "colpa" come causa di separazione personale dei coniugi; l'introduzione del regime di "comunione dei beni"; l'abolizione della dote; l'attribuzione dell'azione di disconoscimento di paternità anche alla madre e al figlio; il riconoscimento dei figli adulterini; l'ammissibilità di una illimitata ricerca di paternità naturale; la sostanziale equiparazione della posizione dei figli naturali e dei figli legittimi; il miglioramento della posizione successoria del coniuge e dei figli.

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