2
un secondo filo logico all’interno di questo lavoro e ci 
permetteranno di evidenziare i ritardi e le caratteristiche dello 
stato di attuazione nel nostro paese di questo programma. 
La seconda parte ricalca lo stesso approccio, ma focalizza 
l’attenzione sull’Italia e le sue caratteristiche. Anche in questo 
caso si è preferito partire dalla situazione del turismo in generale, 
in modo da creare una cornice giuridica per gli argomenti 
successivi: le due leggi quadro e l’istituzione della Conferenza 
Stato-Regioni sono tappe fondamentali per comprendere i tratti 
salienti che caratterizzano il turismo, e di conseguenza il turismo 
rurale. Anche in questo caso, il turismo rurale viene trattato in un 
secondo momento; nel caso italiano il lavoro prende in 
considerazione la distinzione tra “turismo rurale” come forma a 
sé e “agriturismo”.  
In entrambi i casi, vale a dire per la prima e seconda parte, la 
metodologia di studio si è centrata sulla consultazione di testi 
giuridici, sul reperimento e sulla successiva analisi dei singoli atti 
normativi, europei e nazionali. Oltre alla consultazione dei testi 
tramite il CIPE (il centro di documentazione italiano sull’Unione 
Europea), si è utilizzato lo strumento Internet, specialmente per 
gli atti normativi risalenti agli anni ’80 e i primi anni ’90.  
La terza ed ultima parte è quella costituita dal caso studio, 
rappresentato in questa sede dalla Provincia di Roma. In questo 
caso l’analisi è frutto di stage durato tre mesi presso il 
Dipartimento XIII “turismo, spettacolo, moda” della Provincia di 
Roma. Tramite lo studio di questa realtà emergono le difficoltà 
concrete che ostacolano uno sviluppo equilibrato di qualsiasi 
forma di turismo. Difatti il Dipartimento si occupa della 
promozione del turismo nel suo insieme e non si sofferma 
specificamente sul turismo rurale, quest’ultimo costituisce 
l’oggetto di competenza del Dipartimento V, Servizio II 
“Agricoltura e agriturismo”. 
In questa terza parte, il lavoro mira in un primo luogo a 
descrivere la situazione del Dipartimento XIII, le sue 
competenze, ma soprattutto le problematiche che lo 
 3
caratterizzano; questo grazie all’osservazione diretta, a colloqui 
con persone interne o esterne alla Provincia che potevano in 
qualche maniera spiegare la situazione difficile del turismo in 
questo ambito e a studi sulla provincia effettuati negli anni 
passati.  
A questa parte meramente descrittiva, ne segue una 
“propositiva”. L’osservazione diretta ci ha permesso di 
raggiungere determinate considerazioni su cui poter fondare 
alcuni “suggerimenti”; la parte propositiva, oltre che 
un’applicazione degli strumenti normativi e delle nostre 
conoscenze, è stata esplicitamente richiesta dal Dipartimento 
XIII. Il principio su cui si sono basati i nostri “suggerimenti” 
prende atto delle potenzialità organizzative e della posizione 
istituzionale privilegiata occupata dal Dipartimento XIII. 
 
 
 4
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
PRIMA PARTE 
 
 5
TURISMO RURALE: IL PERCHE’ DI UNO 
SVILUPPO 
 
 
 
1.1 Cenni storici introduttivi 
 
Generalmente l’origine del turismo viene fatta risalire al XVII 
secolo in Inghilterra. Esso si distinse subito come fenomeno 
d’èlite; si trattava, infatti, di una pratica che coinvolgeva 
esclusivamente i giovani maschi delle famiglie aristocratiche. Il 
“Grand Tour”, era così denominata, implicava compiere lunghi 
viaggi in giro per le capitali europee. Naturalmente i giovani 
nobili non viaggiavano mai da soli, ma venivano sempre 
accompagnati da un numeroso seguito di persone: un maresciallo, 
dei camerieri e dei cocchieri, un precettore e un tutore. 
L’obiettivo fondamentale di questa pratica esclusiva era quello di 
istruire e formare il comportamento del giovane in previsione 
della sua futura vita di relazione negli ambienti aristocratici. 
Nella seconda metà del XVIII secolo la pratica del “Grand Tour” 
cominciò a declinare e fece spazio ad altre forme di turismo 
molto diverse fra loro sia per le modalità con cui si svolgevano, 
sia per le motivazioni con cui i turisti di allora le sceglievano. In 
primo luogo troviamo l’itinerario culturale, fatto soprattutto 
dagli artisti e dagli aristocratici che, sulla scia della corrente 
letteraria dell’epoca, il romanticismo, erano spinti dal desiderio 
di conoscenza delle città classiche e motivati da un nuovo 
interesse per l’archeologia e l’architettura monumentale antica. In 
secondo luogo troviamo i soggiorni ai bagni termali scelti solo 
marginalmente per la cura del corpo. Le terme divennero dei 
luoghi di vacanza alla moda, scelti soprattutto per il divertimento 
che queste strutture potevano offrire. L’etica puritana che 
dominava la vita quotidiana della classe borghese lasciava spazio, 
in questi luoghi, ad una morale più trasgressiva. Infine assistiamo 
 6
alla nascita di una nuova forma di turismo: l’alpinismo 
dilettantistico. Le montagne, in primo luogo le Alpi, divennero 
meta di molti turisti che ricercavano in questo modo un nuovo 
contatto con la natura, più romantico e mistico. Per questo 
motivo, parallelamente, si assiste allo sviluppo di 
un’organizzazione ricettiva di alto livello: accanto agli hotels di 
lusso che sorgevano in montagna cominciano a sorgere le prime 
ferrovie e funivie. Molto importante fu l’istituzione delle guide 
alpine che permisero ai turisti di effettuare escursioni più lunghe, 
meglio organizzate e soprattutto più sicure. La professione di 
guida alpina ebbe un grande sviluppo soprattutto nella seconda 
metà del XIX secolo, ma ben presto dovette fare spazio alle guide 
cartacee che permettevano al turista borghese medio di 
organizzare autonomamente le proprie escursioni. Solamente 
l’alpinismo di alta quota continuò ad avere bisogno delle guide.  
Parallelamente a queste nuove tendenze, occorre aggiungerne 
un’altra più “latente”, nel senso che è sempre esistita pur non 
essendo mai stata considerata “turismo” né “vacanza” in senso 
stretto. Si tratta di un tipo di soggiorno, comune fino alla seconda 
guerra mondiale, che alla fina del ‘900  si approprierà di elementi 
significativi e si avvierà a conoscere un grande sviluppo. 
Il turismo di massa, nato e sviluppatosi nell’età industriale, ha 
cancellato le vecchie forme di vacanza. Assistiamo innanzitutto 
all’accesso alla pratica turistica da parte di un grande insieme di 
persone; questa apertura è dovuta soprattutto alle trasformazioni 
sociali messe in atto in quel determinato periodo storico. I servizi 
turistici divengono più economici in modo da venir incontro alle 
esigenze delle fasce sociali meno vantaggiate. Si ampliano le 
infrastrutture e le agenzie di viaggio, nate nel XIX secolo, 
divengono produttrici di soluzioni di viaggio “tutto compreso”. Il 
turista non è uno spettatore attivo; al contrario desidera non 
essere disturbato né incappare in imprevedibili problemi. Nasce 
la figura dell’accompagnatore che si occupa di evitare al turista 
qualsiasi imprevisto di ogni natura. L’accompagnatore deve, 
inoltre, soddisfare i bisogni, inclusi quelli della sicurezza, del 
 7
turista in modo da creare un legame di fidelizzazione tra il turista 
e la stessa agenzia: il cliente soddisfatto dall’esito della vacanza 
si rivolgerà in futuro sempre alla stessa agenzia. Il turista della 
società industriale si caratterizza soprattutto dalla passività con 
cui affronta la vacanza, una passività consapevole e voluta; egli 
non lascia nulla al caso né ha l’interesse di organizzare da sé la 
vacanza. Il viaggio, oltre alla funzione di riposarsi, è un modo per 
dimostrare la capacità economica di una famiglia; è 
un’esperienza che non viene fatta per un percorso interiore 
personale del turista, ma serve esclusivamente per dimostrare al 
resto della società il suo status sociale. L’apparenza domina 
anche nei rapporti che i turisti hanno nei confronti del luogo di 
vacanza.   
Il turismo di massa è considerato una grande fase che ha influito 
fortemente sulla storia di questo settore, se non altro per via della 
sua durata che viene, in genere, fatta partire dagli anni ’50 fino a 
raggiungere gli anni ’70 e che molti studiosi definiscono “trente 
glorieuse”
1
.  
Gli anni ’80 portano con sé i primi sintomi di una crisi che darà 
modo di far emergere nuove forme di turismo fino ad allora poco 
frequentate o totalmente sconosciute al grande flusso turistico. 
Assistiamo a notevoli mutamenti nella domanda turistica  che 
derivano da nuovi comportamenti messi in atto dagli stessi turisti 
e dall’affermarsi di una diversa società che caratterizzerà l’ultima 
parte del secolo e l’inizio del nuovo millennio: la società post-
industriale. In questa fase il turismo riscopre una dimensione più 
dinamica e creativa. Il turista post-moderno è una figura più 
consapevole e attenta; le aspettative che lui ha sono maggiori: 
pretende qualcosa di più di un semplice viaggio e di una 
massiccia dose di relax. La vacanza diviene, dunque, 
un’esperienza da vivere intensamente per arricchire il proprio 
patrimonio personale; si è alla continua ricerca di nuove 
emozioni e nuove realtà: la cultura locale e suoi abitanti ri-
                                                 
1
 Savelli A. Turismo, territorio, identità. 2004. 
 8
acquistano un ruolo centrale che era stato perso durante l’era 
industriale. Il turismo di massa, infatti, aveva appiattito le 
differenze specifiche delle comunità locali per estendere a tutte le 
zone modelli turistici predefiniti. 
Con la società post-moderna emerge un sincero interesse da parte 
dei turisti di scoprire e penetrare nella realtà della vita sociale dei 
membri delle comunità locali. Questa e altre motivazioni hanno 
portato il settore turistico a diversificare estremamente la propria 
offerta e a creare nuovi e originali pacchetti di viaggio. Accanto 
alla classica soluzione “sole mare” assistiamo all’emergere di 
altre forme di viaggio, ad esempio citiamo il fenomeno dei 
camperisti o il “turismo del sacco a pelo”, come lo definisce 
Savelli
2
. 
Focalizzando la situazione dell’Europa nel nuovo millennio ci 
rendiamo conto che grazie al suo immenso patrimonio artistico e 
naturale, alla sua ampia offerta turistica, alle sue moderne 
infrastrutture essa risulta essere al primo posto nella classifica 
delle mete preferite dai turisti mondiali. Essa risulta essere la 
prima anche per quanto riguarda l’origine dei flussi turistici 
internazionali, come vedremo i turisti europei amano viaggiare 
molto nella stessa Europa. 
Secondo i dati dell’organizzazione mondiale del turismo (OWT) 
nel 2002 l’Europa era riuscita a raggiungere i quattrocento 
milioni di arrivi mondiali, attribuendosi una quota dei flussi 
internazionali pari al 57,7 %.  
Queste cifre entusiasmanti vanno commentate alla luce delle 
rilevazioni effettuate nel periodo che va dal 1985 al 2000, è 
emerso che la quota di mercato europeo si è ridotta passando dal 
65% nel 1985 a meno del 58 % nel 2000. Altri dati ci mostrano 
come anche il tasso di crescita ha avuto un grave calo: nel 
periodo 1985-1990 la crescita annua del turismo in Europa è stata 
del 5,9 % e del 3,7 % nel quinquennio successivo, per il periodo 
1995-2000 è stata del 3 %. Successivamente la parentesi negativa 
                                                 
2
 A. Savelli, Sociologia del turismo. 1992.  
 9
che il turismo ha dovuto affrontare a causa degli attacchi 
dell’undici settembre ha portato ad un’ulteriore riduzione della 
crescita: il suo tasso di crescita nel 2001 era del – 0,6 % e nel 
2002 si era raggiunto il – 0,3%.   
 
Arrivi internazionali dei turisti-quota 
di mercato, 2000
58%
16%
19%
4%
3%
Europa
As ia
Am er i ca
Afr i ca
medio oriente
 
Fonte: organizzazione mondiale del turismo, 2001 
 
Nonostante questi alti e bassi che il settore si è trovato a 
fronteggiare negli ultimi trenta anni della sua esistenza, 
l’organizzazione mondiale del turismo ha previsto che tra il 2020 
e il 2025 gli arrivi internazionali in Europa raggiungeranno i 
settecento milioni di arrivi. 
Da queste previsioni si comprende come il turismo costituisce, 
infatti, uno dei settori più rilevanti e svolge una funzione di 
primaria importanza nel contesto europeo per vari motivi.  
Innanzitutto permette la costruzione di un’immagine di 
un’Europa più unita sul piano culturale, aiuta in maniera 
determinante l’Unione a promuovere negli altri paesi l’idea di 
un’Europa che nella sua diversità ha una cultura di base fatta di 
valori e tradizioni comuni. Inoltre, ad un livello più prettamente 
sociale, permette la scoperta e la conoscenza degli europei di loro 
 10
stessi e dei loro vicini; nel 2000 su 374 milioni di partenze 
internazionali europee, 323 milioni sono state verso destinazioni 
europee. Questo dato ci mostra che i cittadini europei conoscono 
ed hanno un’esperienza diretta dei loro vicini dell’Unione; il 
turismo permette dunque di trasmettere e scambiare valori sociali 
e culturali. 
A livello economico gli ultimi dati dimostrano ampiamente che il 
turismo è una risorsa economica non sottovalutabile . Secondo 
l’organizzazione mondiale del turismo nel 2002 le attività 
direttamente legate al turismo hanno generato il 5 % del PIL 
europeo, mentre se consideriamo tutte le attività che 
indirettamente sono legate a questo settore, come le costruzioni e 
i trasporti, arriviamo al 12 % del PIL totale
3
.  
Un altro dato rilevante riguarda le opportunità d’impiego che il 
turismo offre: si parla di due milioni di imprese legate a questo 
settore che impiegano circa otto milioni di persone. Esso è 
dunque un’attività economica che può generare reddito e 
occupazione e che viene considerata, proprio per le sue positive 
ricadute economiche come una delle principali fonti di 
occupazione nei prossimi anni, soprattutto per le zone più 
arretrate e periferiche. Si prevede che i posti di lavoro in questo 
settore aumenteranno di circa due milione nel corso di un 
decennio
4
. 
Durante gli ultimi venti anni il turismo ha dovuto far fronte alle 
mode e ai rapidi cambiamenti nelle abitudini di vacanza dei 
turisti. Per effettuare un’analisi più precisa e dettagliate di quelle 
che sono diventate le nuove abitudini di viaggio è opportuno 
aprire una breve parentesi su quello che era il modo di viaggiare 
dei turisti europei negli anni precedenti. La Comunità Europea ha 
predisposto due grandi ricerche sul modo di viaggiare dei turisti 
                                                 
3
 Dati tratti dall’intervento di German Porras, “la prospettiva e la sfida economica 
del turismo europeo, rafforzare la posizione e l’immagine dell’Europa come meta 
diversificata e attraente”, 2002. 
4
 Fonte: pubblicazione dell’Unione Europea “quadro generale del turismo”, 2003. 
 11
europei che permettono di delineare quali siano state, nel passato, 
le tendenze e i comportamenti turistici degli europei. La prima, 
realizzata su richiesta della Direzione Generale trasporti (servizio 
turismo), si riferisce alle vacanze effettuate nel 1985. I dati 
salienti mettono in luce che: 
- quasi metà degli europei non hanno effettuato nessuna 
vacanza (43 %), poco più della metà, ossia il 56 % è 
partito almeno una volta dell’anno considerato.  
- La durata media di una vacanza è di circa 17 giorni; la 
percentuale più alta, 42%, riguarda  la fascia dai 10 ai 19 
giorni, ma c’è un discreto 14 % delle vacanze che durano 
più di 30 giorni. 
- I criteri di scelta riguardano in primis le curiosità naturali 
da visitare (56%) e il paesaggio (37%), seguiti poi 
dall’accessibilità del costo della vita (34%) e dai 
monumenti (28%). Le ultime  motivazioni riguardano: la 
voglia di cambiare paesaggio (26%), gli alberghi 
confortevoli (26%), gli svaghi (23%) e la possibilità di 
praticare sport. 
- Il periodo in cui si preferisce viaggiare è compreso tra i 
mesi di luglio e agosto (62%). 
- I mezzi di trasporto maggiormente utilizzati sono: 
l’automobile (68%); il treno (14%); l’aereo (13%) e 
all’ultimo posto troviamo la nave con il 5%. 
- Per ciò che concerne gli alloggi:la maggior parte 
preferisce la sistemazione in albergo (32%), il restante si 
divide in differenti soluzioni come le case in affitto(17%), 
i campeggi (16%); i villaggi vacanze(2%); gli ostelli 
(1%). 
- La gran parte dei turisti preferisce organizzare da solo le 
proprie vacanze (75%). 
- Le destinazioni più gettonate dai turisti del 1985 sono 
principalmente quelle di mare con il 52% delle presenze, 
seguite dalla montagna (23%) e dalla campagna (25%); le 
visite nelle altre città ottengono il 19% delle presenze. 
 12
Il secondo studio, effettuato dall’Eurobarometro, prende in 
considerazione i comportamenti dei turisti europei negli anni 
1997-1998. I risultati a cui è pervenuto sono principalmente i 
seguenti: 
- I criteri di scelta più gettonati sono: il paesaggio e il clima 
ai primi posti, seguiti subito dopo dai costi totali della 
vacanza. 
- i mesi preferiti per fare una vacanza sono agosto, in 
estate, dicembre, in inverno. 
- la prima destinazione che gli europei scelgono è il loro 
stesso paese; seguito da un’altra nazione europea. Ai 
primi posti troviamo la Francia e la Spagna. 
- Per quanto riguarda il trasporto, il 58 % preferisce 
viaggiare con la propria automobile; il 31 % viaggia in 
aereo. 
- Gli europei preferiscono sostare negli hotels (42 %) e 
solo una piccola parte si divide tra i campeggi (14 %) e 
case in affitto (13 %). 
 
Numero pernottamenti
0,7
3,3
6,3
7,9
8,3
7,9
19,2
6,4
2
10,8
4,8
21,1
35,6
0
5
10
15
20
25
30
35
40
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 - 14 15 +
giorni
p
e
r
c
e
n
t
u
a
l
i
 
        Fonte: Eurobarometro “Gli europei in vacanza”, 1998. 
 
 
 13
- La maggior parte dei turisti organizza da solo la vacanza 
(75 %) e solo il 15 % si rivolge alle agenzie. 
- Il 36 % preferisce fare una vacanza che duri più di 
quindici giorni; il 21 % opta per la vacanza di due 
settimane e solo per il 19 % dura una settimana. 
- Il 63 % degli europei preferisce la classica vacanza “sole 
mare”, il 25 % opta per la montagna, il 23% va in 
campagna ed il restante 25 % va nelle città. 
 
 
Questa era la situazione che caratterizzava il settore turistico nel 
contesto europeo alla fine degli anni ’90
5
. Naturalmente alcune 
differenze già si riscontrano tra i due studi appena presentati, 
anche se possono essere considerate di piccola entità se 
confrontate con i cambiamenti delineati all’inizio del nuovo 
millennio. 
La situazione odierna è molto cambiata sotto alcuni aspetti e a 
causa di un nuovo modo di vivere che sembra essere peculiare 
del nuovo millennio. L’undici settembre, in primis, la successiva 
crisi economica, il modo di vivere frenetico e la mancanza di 
sicurezza personale hanno avuto ripercussioni non sottovalutabili 
su tutto il pianeta. Innanzitutto, come già detto, oggi gli europei 
scelgono come mezzo di trasporto la macchina e il treno, il 
trasporto aereo ha subito un notevole calo; secondo rilevazioni 
dello IATA  (International Air Transport Association) il calo dei 
passeggeri nel 2001 è stato del 3,3%. Solo nella primo semestre 
del 2004 la situazione del trasporto aereo sembra stia ritornando 
lentamente alla normalità. 
Inoltre i turisti preferiscono fare più vacanze, della durata di 
qualche giorno, durante tutto l’arco dell’anno. Vi è una netta 
preferenza di vacanze a breve raggio e organizzate all’ultimo 
momento, i cosiddetti viaggi “last minute” acquistano sempre 
maggiore spazio nelle opzioni di vacanza.  
                                                 
5
 Fonti: studio dell’Eurobarometro “gli europei in vacanza” 1997-1998. 
 14
Questi speciali pacchetti si caratterizzano per i loro  prezzi 
vantaggiosi e per il fatto che al loro interno sono inclusi il 
viaggio, il pernottamento e a volte anche delle gite. Poi vi sono 
delle varianti ancora più ricercate dette “all inclusive” che 
includono qualsiasi spesa, anche quelle extra. Oltre alla classica 
agenzia di viaggio, i viaggi “last minute” possono essere 
facilmente usufruibili grazie ai numerosi siti internet che da 
qualche anno popolano la rete.  
Un’altra tendenza che si differenzia da quelle citate dallo studio 
dell’Eurobarometro riguarda il tipo di alloggio. I turisti vanno 
meno negli hotels e preferiscono sistemazioni alternative: i 
campeggi, le roulotte, le case in affitto costituiscono le 
sistemazioni preferite dai nuovi viaggiatori. 
Infine, la tendenza più sorprendente è quella che riguarda il tipo 
di soluzione di vacanza scelto. La classica vacanza “sole mare” 
sta perdendo la sua quota di mercato, al suo fianco stanno 
acquistando spazio forme alternative di turismo che si 
differenziano molto da questa. Innanzitutto dobbiamo tenere 
conto del tipo di turista che abbiamo di fronte: si tratta di una 
persona consapevole del suo ruolo e più attenta alle 
problematiche, soprattutto di tipo ambientale. E’ motivato dal 
desiderio di conoscenza; un desiderio che lo porta a scoprire posti 
nuovi e non convenzionali e che cerca di spingerlo a trovare un 
contatto reale con gli abitanti locali. A differenza del turista della 
società industriale quello post-industriale parte in vacanza con 
motivazioni del tutto opposte: in primo luogo il viaggio non serve 
esclusivamente per riposarsi e staccare la spina dalla vita 
quotidiana, ma viene considerato come un’esperienza di vita,  in 
secondo luogo egli ha un interesse concreto per le risorse naturali 
e culturali che l’Europa offre. 
La conseguenza più evidente di questo mutamento delle 
motivazioni sta nel “rinnovamento” di forme di turismo sempre 
esistite; citiamo in questo caso il turismo culturale e quello rurale. 
Il primo, da sempre caratterizzato dalla visita nelle città d’arte dei 
musei e dei monumenti, vede l’emergere di un discreto numero di 
 15
visitatori desiderosi di scoprire nuove comunità, nuove culture: il 
locale ha il sopravvento sul consumismo. Il turista diventa un 
soggetto attivo e osserva con interesse la vita della comunità 
locale. 
La seconda tipologia, che sarà oggetto di studio, è quella che 
nasce come villeggiatura estiva delle famiglie aristocratiche in 
campagna. La globalizzazione ha fatto emergere i valori e le 
motivazioni che sono alla base di questa forma di turismo. Il 
turista, spinto dal desiderio di fuggire alla vita stressante della 
città, si rifugia in luoghi solitari per riscoprire l’emozione di un 
contatto rinnovato con la natura.  
Entrambi le tipologie di turismo sono strettamente connesse ad 
un tema che ricopre, nei nostri giorni, un ruolo fondamentale per 
la salvaguardia delle risorse del pianeta: la sostenibilità. 
 
 
1.2 La storia del turismo italiano 
 
Prima di addentrarci in quelli che sono i percorsi paralleli della 
legislazione europea ed italiana in tema di turismo, è opportuno 
descrivere brevemente la storia del turismo italiano, soprattutto 
per le peculiarità nei confronti della ricostruzione storica sul 
fenomeno turistico riportata nel paragrafo precedente. 
L’Italia è una nazione che racchiude ben il 70 % del patrimonio 
artistico, storico, culturale mondiale. La storia dell’Italia è 
alquanto particolare e profonda: le sue terre forniscono 
testimonianze di grandi periodi storici del passato, di importanti 
personaggi, di culture differenti che l’hanno caratterizzata in 
determinati momenti. Qualsiasi luogo venga visitato in Italia 
lascia il viaggiatore, soprattutto quello straniero, stupito e 
affascinato, in quanto ogni posto è portatore di tracce di un 
passato invidiabile e da molti mai conosciuto. 
La storia del turismo italiano può estendersi su due strade: la 
prima considera l’Italia in quanto meta turistica, si tratta di un 
fenomeno di cui abbiamo testimonianze che risalgono al XVI