-2-
Il termine è legato a dei precisi contesti, come indica Leoni
1
; può 
essere inteso come categoria della Scienza sociale dal punto di vista 
sociologico; come principio di legittimazione delle varie forme di 
stato dal punto di vista filosofico-politico; o come canone di 
valutazione di una particolare forma di stato: quello democratico dal 
punto di vista politico. 
L’Opinione Pubblica vista da Bryce
2
 è come un insieme di 
nozioni, credenze, fantasie, pregiudizi, un qualcosa non definibile in 
modo razionale, si è in presenza di un insieme di soggetti che 
concorrono alla formazione di una opinione. 
Il sostantivo “opinione” corrisponde a quello greco di doxa, 
designante tutto ciò che sembra e appare.  
L’Opinione Pubblica si riferisce a un insieme di opinioni 
intrattenute da un gruppo di individui, di dimensioni ampie rispetto al 
contesto sociale cui si riferisce o tali da identificarsi con quelle di una 
società su questioni di interesse pubblico. 
                                                           
1
 Vedi “Nuovissimo Digesto Italiano”,UTET, Torino, 1971, Vol. XI, pag. 1033, voce “Opinione 
Pubblica”. 
2
 Bryce J., “The American Commenwealth”, McMillan, London, 1888. 
 -3-
Lo studio dell’ Opinione Pubblica ha inizio nell’ultimo decennio 
dell’ottocento in coincidenza con l’aumento delle masse di cittadini 
che si interessano alla società; esso assume tre direzioni: 1) un 
approfondimento della psicologia delle folle  e delle motivazioni 
individuali a conformarsi a modelli di comportamento collettivo; 2) 
formazione dell’opinione pubblica e sua evoluzione nelle società 
industriali; 3) rapporti fra opinione pubblica e sistema politico. 
Importante è stato lo sviluppo di questi studi a partire 
dall’avvento dei regimi totalitari che usano tecniche propagandistiche 
di manipolazione dell’opinione pubblica. 
Non solo in questi stati a regime totalitario si utilizza la massa 
per scopi ben determinati, ma anche negli Stati Uniti d’America le 
esigenze commerciali di aziende di grandi dimensioni miranti a 
espandere il mercato, sollecitano bisogni di consumo di massa 
sfruttando la persuasione spesso “occulta” di essa. 
Nello stesso periodo si elaborano tecniche di sondaggio 
dell’opinione  pubblica su questioni generali e in rapporto alle 
decisione di voto. 
 -4-
Seguendo la scia dei sondaggi preelettorali, e delle ricerche di 
mercato, si sviluppò dopo il secondo dopoguerra, una vasta area di  
ricerca intorno ai mutamenti d’opinione e ai fattori influenti su di essi 
in diversi campi: da quello degli orientamenti politici a quello del 
pregiudizio etnico e razziale, fino a quello del comportamento del 
consumo. 
Da questi studi sulla società di massa e i suoi comportamenti 
emergono due teorie contrapposte; secondo Lazarsfeld
3
 esistono dei 
“leaders d’opinione”,
4
 “opinion makers”, e ne illustra le caratteristiche 
sociali dimostrando che essi appartengono allo stesso strato sociale dei 
seguaci, da ciò scaturisce la teoria dell’opinione pubblica come forma 
di organizzazione pluralistica, che si lega con la teoria che la società di 
massa è una società del consenso . 
A questa analisi della società se ne contrappone un’altra, svolta 
dagli esponenti della “teoria critica della società” e di alcuni sociologi 
che pongono l’accento sulla manipolazione dell’opinione pubblica 
nelle società di massa in genere. 
                                                           
3
 Lazarsfeld P., “L’influenza personale nelle comunicazioni di massa”, ERI, Roma, 1968. 
4
 «cfr. infra», pag.87.  
 -5-
Un utilizzo sconcertante e molto diffuso ai giorni nostri 
dell’opinione pubblica si ha attraverso i sondaggi di opinione. 
Con lo sviluppo della Democrazia e la necessità, sia per un  buon 
governo della cosa pubblica, e sia per le aziende, di conoscere per 
quanto possibile l’opinione delle varie categorie di popolazione, sono 
progredite le tecniche di sondaggio statistico. 
L’aggettivo «pubblico», ha grande importanza, evoca il concetto 
di “pubblico” senza il quale il sostantivo “opinione” perderebbe la sua 
caratteristica specifica, quindi l’Opinione Pubblica è una opinione del 
pubblico, cioè di un complesso di persone, ma a noi interessa sapere 
quali sono i complessi di persone che ci interessano e quindi che 
abbiano una opinione. 
Il concetto di opinione pubblica non può essere adeguatamente 
illustrato utilizzando i soli strumenti  dell’indagine psicologica, ma 
occorre estendere l’indagine del concetto “pubblico” dal campo 
psicologico a quello della politica, in cui il significato è impiegato 
come principio di legittimazione delle varie forme di stato. 
Nel contesto della Scienza politica, il concetto di Opinione 
Pubblica è impiegato come criterio di valutazione dello stato 
 -6-
democratico, nonostante si contrapponga ad esso l’idea tecnica di 
“popolo”, come organo costituzionale. 
Quindi l’opinione è ciò che residua dal popolo, ed è un elemento 
non assimilabile agli organi costituzionali, ma è al di fuori. 
Se ci limitiamo a indagare che cosa s’intende oggi per opinione 
pubblica, incontreremo una varietà di risposte: se per uno l’opinione 
pubblica è la voce del popolo interpretata ed espressa dai giornali e dai 
politici, per un altro l’opinione pubblica è identificabile con i risultati 
dei sondaggi; per uno è un indefinito soggetto collettivo che pensa 
giudica, vuole, reagisce…, «per altri ancora è una specie di coscienza 
collettiva o di tribunale popolare.»
5
 
                                                           
5
 Rovigatti V., “Scienza dell’opinione pubblica”, ed. Paoline, Torino, 1985, pag. 6. 
 -7-
CAPITOLO 1
 
 
 
 
 
 
LA FORMAZIONE
DELL’OPINIONE PUBBLICA
 -8-
Il pubblico come depositario della
«Pubblica Opinione».
Quando utilizziamo termini come «pubblico», «sfera pubblica» o 
«pubblicità», possiamo riferirci a molti significati che nelle diverse 
fasi storiche e mutamenti sociali hanno assunto di volta in volta. 
Il soggetto di questa sfera pubblica è in ogni caso il pubblico, 
depositario della pubblica opinione, ed è alla sua capacità critica che si 
riferisce la pubblicità. 
Il pubblico in questione è soprattutto un pubblico di cittadini 
interessato alla «cosa pubblica»; un pubblico che ha una Opinione  
sulla gestione degli affari pubblici e quindi sugli affari della «città 
politica». 
Ciò detto, deduciamo che «pubblico» non è solo il soggetto, ma 
anche l’oggetto dell’espressione, in quanto una opinione è pubblica sia 
perché del pubblico, sia perché investe oggetti e argomenti di natura 
pubblica: la res pubblica. «Un’opinione quindi viene detta pubblica 
 -9-
quando racchiude in sé due elementi caratterizzanti: la diffusione tra 
pubblici ed il riferimento alla cosa pubblica»
1
. 
L’ambito o sfera pubblica che si contrappone a quello privato, si 
presenta a seconda dei casi come pubblica opinione o come potere 
pubblico; organi della sfera pubblica sono talvolta  «organi dello 
Stato»,  talaltra i «mass-media», i quali servono alla comunicazione 
nel pubblico, sottolineando che l’opinione nel pubblico non è per 
niente un’opinione del  pubblico, come spiegherò in seguito.
2
 
«Nell’ambito dei mass-media, la «pubblicità» ha mutato il suo 
significato; da funzione dell’opinione pubblica è divenuta attributo di 
colui che attira su di sé l’opinione pubblica mediante un’attività di 
contatto con il pubblico.»
3
 
                                                           
1
 Sartori G., “Elementi di teoria politica”, Il Mulino, Bologna,1995, pag.163. 
2
 cfr. intra  pag. 72. 
3
 Habermas J., “Storia e critica dell’opinione pubblica”, Laterza, Bari,1971. 
 -10-
Mutamento della «sfera pubblica
rappresentativa» in «sfera pubblica
borghese».
Nel XVIII secolo nasce il termine “opinione pubblica”, in 
quanto si avverte il bisogno di dare un nome alla nozione «sfera 
pubblica» che in questo periodo (Rivoluzione Francese), assume una  
sua funzione. 
E’ questa infatti l’epoca in cui nasce e prende forma la società 
borghese in Germania, e quella illuminista in Francia, che si assegna il 
compito di diffondere i lumi e di formare opinioni di un più ampio 
pubblico. 
Anche se il termine («opinione pubblica») è stato coniato a metà 
del XVIIIº secolo, si può sostenere che la cosa è sempre esistita; la 
distinzione tra pubblico e privato è già presente nel modello di società 
ellenica ed evolve attraverso le definizioni che ne dà il diritto 
Romano, o la più generica «vox populi» di età medievale. 
Solo con la formazione dello Stato moderno e con la presenza di 
una società civile borghese, pubblico e privato trovano applicazione 
 -11-
sotto il profilo tecnico-giuridico, portando a una istituzionalizzazione 
della sfera pubblica borghese in senso specifico. 
Il manifestarsi del carattere “pubblico rappresentativo” è legato, 
nel Medio Evo, agli attributi personali del «signore feudale» quali le 
insegne, i sigilli (elementi di pubblica rappresentanza del dominio), i 
gesti e tutto ciò che compone il rigoroso codice del nobile 
comportamento; il tutto si cristallizza in un sistema di virtù e di 
rappresentanza cavalleresca che non è ancora una sfera di 
comunicazione politica. 
Solo nel rituale della Chiesa, liturgia, messa, processione, 
sopravvive ancor oggi un carattere pubblico rappresentativo. 
In età moderna la «sfera pubblica rappresentativa» trae origine, a 
Firenze e poi anche a Parigi e a Londra, assimilando la forza della 
nascente civiltà borghese dell’Umanesimo che concorre, nel corso del 
XVI secolo, a un mutamento di stile della vita di corte . 
Il Cortegiano, uomo di cultura umanistica, subentra al posto del 
cavaliere, la nobiltà terriera perde forza di rappresentanza, e la «sfera 
pubblica rappresentativa » si concentra nella corte. 
 -12-
Nell’era barocca a metà del XVII secolo si va perdendo 
l’elemento pubblico in senso letterale anche se il suo schema 
rappresentativo si mette più in evidenza in quanto la rappresentanza è 
pur sempre rivolta a un «pubblico» dinanzi al quale si dispiega. 
Dalla metà del XVI secolo si distaccano in un senso moderno la 
sfera privata e quella pubblica; il significato del termine “privato” è 
quello di «senza ufficio pubblico», indica l’esclusione dall’apparato 
statale, mentre “pubblico” si riferisce allo Stato formatosi con 
l’assolutismo che si oggettiva nel sovrano e nel potere pubblico. 
Nel XVIII secolo le potenze feudali: Chiesa, Principi e ceto 
Signorile, cui si riferisce il carattere pubblico rappresentativo, si 
disgregano in elementi privati da un lato, e elementi pubblici 
dall’altro. 
All’interno dello Stato si sviluppano i princìpi  che lo 
compongono trasformandosi da organi dominanti in organi del potere 
pubblico: Parlamento e Magistratura. 
Nell’analisi che fa Goethe della società in cui vive, ritroviamo la 
considerazione  che  la borghesia  non  può  più  svolgere  funzioni  di  
 -13-
rappresentanza e non può mantenere un carattere «pubblico 
rappresentativo», in quanto ora essa appartiene a una dimensione 
privata. 
La «sfera pubblica borghese» inizia a prendere forma dunque 
solo alla fine del XVII secolo, quando si può parlare della «stampa» in 
senso stretto, cioè quando l’informazione diviene accessibile a una 
vasta porzione di pubblico. 
«La stampa, strumento interattivo, confermò ed estese la nuova 
sollecitazione visiva. Assicurò il primo bene ripetibile, la prima 
catena di montaggio, la produzione in serie. Il libro stampato 
contribuì al nuovo culto dell’individualismo. Divenne possibile il 
punto di vista privato.»
4
 
Fino ad allora infatti l’ambito della «sfera pubblica 
rappresentativa» non è scalfito da quello nuovo di una «sfera 
pubblica determinata in senso pubblicistico»
5
. 
In questo periodo la comunicazione delle «notizie» attraverso la 
stampa è  ancora  limitata  a  quelle  che  possono  essere “rivelate” al  
                                                           
4
 Mcluhan M., “Il medium è il messaggio”, Feltrinelli, Milano, 1968, pag.8. 
5
 Habermas J., “Storia e critica dell’opinione pubblica”, Laterza, Bari, 1971, pag. 55. 
 -14-
pubblico, infatti sono ancora interpretate in base ai canoni che offriva 
la “vecchia verità”, le novità non si sono ancora oggettivate in 
«notizie». 
Con l’esplodere delle teorie mercantilistiche, la struttura dei 
traffici di merci e notizie, mostra la sua forza rivoluzionaria, ed è in 
questa atmosfera che si forma lo Stato moderno con le sue 
organizzazioni burocratiche. 
Lo Stato moderno è uno Stato fiscale, in cui avviene la 
separazione del patrimonio privato del Principe dai beni dello Stato, le 
amministrazioni locali sono poste sotto controllo del governo. 
La «sfera pubblica rappresentativa», che è propria del ceto 
aristocratico, cede il passo a un’altra sfera connessa col termine di 
ambito pubblico in senso moderno: la «sfera del potere pubblico». 
Questa non è altro che una amministrazione stabile della cosa 
pubblica, così che finalmente si può parlare di «potere pubblico» il 
quale diviene controparte per coloro che gli sono soggetti: i privati, 
cioè coloro che sono esclusi dal partecipare al pubblico potere. 
 
 -15-
La «sfera pubblica borghese»
6
, quindi, può essere intesa in un 
primo momento come la sfera dei privati riuniti come pubblico, cioè 
coloro che rivendicano contro lo stesso potere “pubblico” la 
regolamentazione della sfera pubblica da parte dell’autorità. 
In completamento all’autorità si costituisce la “società civile”; 
tutte le attività prima svolte nell’ambito familiare oltrepassano la sfera 
intima per rivelarsi nella sfera pubblica, si fonda così una «sfera 
privata» a cui si contrappone quella pubblica con lineamenti ben 
distinti. 
L’apertura delle idee mercantilistiche applicate all’ordinamento 
politico e sociale fornisce un valido terreno per lo sviluppo e la 
circolazione delle informazioni: prende piede la stampa; i primi 
giornali pubblicati settimanalmente appaiono verso la metà del XVII 
secolo. 
Quasi subito la stampa viene posta al servizio 
dell’amministrazione; in modo sistematico l’autorità indirizza le sue 
pubblicazioni al pubblico, anche se in questo periodo raggiunge solo i 
ceti colti della borghesia illuminata, i nobili ecc.  
                                                           
6
 Habermas J., “Storia e critica dell’opinione pubblica”, Laterza, Bari, 1971, pag. 72.