Introduzione 
2
vecchio contratto psicologico stabiliva implicitamente che qualora si fosse svolto in 
modo regolare il proprio lavoro si sarebbe avuta la garanzia di un impiego per tutta la 
vita. Il nuovo contratto psicologico riguarda un tipo di scambio differente. 
La sicurezza lavorativa non può più essere garantita a vita, e quindi il datore di 
lavoro deve offrire altro per assicurarsi i risultati e il coinvolgimento dei suoi 
collaboratori, anche nel breve termine. I dipendenti dal canto loro si trovano a dover 
sostituire la sicurezza con una serie di esigenze e aspettative che l'azienda dovrebbe 
soddisfare in cambio di alte prestazioni. Questo nuovo contratto psicologico è in 
continua evoluzione. 
E' importante per ogni persona avere chiaro e poter contribuire a definire ciò che 
l'azienda vuole, sia in maniera implicita che esplicita. La chiarezza e la trasparenza della 
mission, dei valori, e dello stile di management sono passi indispensabili per collaborare 
in modo nuovo con il contesto. Ogni individuo d'altra parte, deve aver chiaro quello che 
desidera dal contratto, individuando consapevolmente i suoi bisogni, capacità e 
aspettative. 
Organizzazione e lavoratore devono aver chiaro quello che possono offrire e quanto 
ciò sia coerente con le loro richieste, solo in questo modo potrà essere negoziato un 
contratto soddisfacente per entrambe le parti. 
Lo spazio organizzativo pratico è il terreno comune in cui le prestazioni di lavoro 
individuali e le performance aziendali complessive possono coincidere, in termini di 
obiettivi. Le competenze individuali, se valorizzate ed integrate nell’ambiente 
organizzativo, concorrono a determinare le competenze aziendali su cui evolve la 
capacità competitiva d’impresa.  
 Capitolo I 
 
 
Contrattazione: un dilemma attuale 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le relazioni tra persona e organizzazione possono essere considerate un rapporto di 
scambio reciproco che si può tradurre in tre differenti tipi di legame secondo i punti di 
vista adottati: 
 
- uno scambio economico, se, ad esempio, ci si riferisce al lavoro prestato in cambio 
di remunerazione; 
- un rapporto di appartenenza, in seguito al quale gli individui fanno parte 
dell’organizzazione; 
- uno scambio di tipo psicologico, che nasce dalle aspettative reciproche tra 
lavoratore e datore di lavoro, e che trova una spiegazione proprio in quel concetto 
chiamato contratto psicologico. 
 
L’idea di scambio di tipo psicologico implica che l’individuo si aspetti un certo 
numero di cose dall’organizzazione e viceversa. Non si tratta soltanto della quantità del 
lavoro richiesto in relazione alla paga offerta: si tratta di tutto l’insieme di diritti, 
privilegi e obbligazioni esistenti tra il dipendente e l’organizzazione. Per esempio, il 
lavoratore può attendersi dall'azienda di non correre più il rischio di essere licenziato 
dopo un certo numero di anni di lavoro, analogamente, l’azienda può aspettarsi dal 
dipendente che non diffami la sua immagine pubblica, oppure che non trasmetta segreti 
aziendali alla concorrenza. Questi aspetti costituiscono fattori potenti in grado di 
incidere notevolmente sul rapporto tra il dipendente e l’organizzazione. 
Contrattazione: un dilemma attuale 
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Per introdurre la nozione di contratto psicologico partiamo dal concetto di 
reciprocazione proposto, nel 1963, da Levinson, e utilizzato per analizzare le 
caratteristiche dello scambio tra persona e organizzazione. Con la nozione di 
reciprocazione si insiste, di fatto, sull’idea che il rapporto tra persona e organizzazione 
risponde alla norma di reciprocità (Gouldner, 1960). Studiata in psicologia sociale e 
dai sociologi, si riferisce all’eguale distribuzione dei diritti e doveri tra i partner di una 
relazione, ed è intesa come regola sociale di preservazione della loro identità e valore 
(pare evidente la vicinanza di questo concetto con quelli usati dalle teorie della giustizia 
distributiva
1
). 
Secondo questa prospettiva, l’organizzazione fa certe cose nei confronti del 
dipendente e si astiene dal farne altre. In cambio il dipendente risponde col suo lavoro, 
cercando di farlo bene. L’organizzazione si aspetta che il dipendente obbedisca alla sua 
autorità, mentre il dipendente si aspetta che l’organizzazione si comporti con lui con 
giustizia. L’organizzazione realizza le sue aspettative usando il potere e l’autorità di cui 
dispone; il dipendente realizza le sue cercando di influenzare l’organizzazione, o 
diminuendo la sua partecipazione ad impegni, come ad esempio quando entra in 
sciopero, diviene alienato o indifferente al lavoro. “Entrambe le parti di questo contratto 
sono guidate da convinzioni su ciò che è giusto ed equo” (Schein, 1965). 
Schein utilizza questo costrutto per riconoscere le forme differenziali di rapporto 
adeguato (giusto ed equo) tra gli individui e l’organizzazione, al variare delle modalità 
con cui quest'ultima esercita il suo potere definendo le modalità di ricompensa per il 
lavoro. Così, ad esempio, è più probabile che si instauri un contratto psicologico 
operativo (significativo e valido), in cui la persona offre il suo coinvolgimento per 
motivazioni intrinseche valorizzando la possibilità della propria appartenenza 
organizzativa, quando l’organizzazione dimostra di apprezzare il significato della 
partecipazione e addotta uno stile di direzione aperto e congruente con le attese delle 
persone. L’interesse per questo costrutto è giustificato da Schein poiché, anche se 
riguarda accordi non scritti sugli impegni reciproci, il tipo di contratto psicologico 
influisce sul comportamento organizzativo. Esso può spiegare, ad esempio, l’esistenza 
di impegno e coinvolgimento personale anche extra ruolo (ovvero una motivazione forte 
nei confronti degli scopi organizzativi) qualora l’organizzazione naturalmente 
corrisponda alle attese e meriti un’effettiva identificazione da parte dei lavoratori. 
                                                 
1
 “In chiave generale, i tre principi cardine di giustizia distributiva sono equità, uguaglianza e bisogno che 
definiscono tutti una diversa regola che applicata genera un bilanciamento appropriato tra input e output” 
(Tyler e Blander, 2000) . 
Contrattazione: un dilemma attuale 
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1.1. La definizione di contratto psicologico 
 
Nell’ accezione usata da Schein (1965) la nozione di contratto psicologico implicava 
una bilateralità, un insieme di aspettative circa gli obblighi reciproci che una relazione 
di scambio deve comportare, mettendo in gioco i due partner che condividono le 
aspettative reciproche, altrimenti il contratto psicologico non potrebbe esistere né tanto 
meno resistere a lungo. 
La Rousseau (1998) definisce il contratto psicologico come “l’insieme di credenze 
dell’individuo circa gli obblighi reciproci esistenti tra il lavoratore stesso e 
l’organizzazione, ed esso ha origine quando la persona inferisce promesse che generano 
tali credenze”. 
In questa definizione, rispetto agli approcci degli anni ’60, appaiono evidenti due 
caratteristiche principali del contratto psicologico. In primo luogo, è sottolineata la 
natura idiosincratica del contratto psicologico (credenze dell’individuo). Ciò che 
interessa non sono i punti di vista delle parti in causa a proposito degli obblighi 
reciproci, ma la percezione che l’individuo ha di questi. Rispetto ai primi studi il focus è 
così spostato sulla percezione di una sola delle due parti chiamate in causa (il 
lavoratore). In secondo luogo, l’oggetto del contratto psicologico sono gli obblighi 
reciproci, e non semplicemente le aspettative dell’individuo di ciò che troverà nel 
contesto lavorativo. Le aspettative, infatti, rappresentano un concetto più ampio, che 
include le attese di origine contrattuale. Gli obblighi reciproci, al contrario, derivando 
da promesse che l’organizzazione, in modo più o meno esplicito, ha fatto al lavoratore, 
coinvolgono aspetti legati al senso di fiducia (trust) e di appartenenza. La differenza tra 
obblighi ed aspettative diventa fondamentale, quando si configura la possibilità che 
venga meno il mantenimento delle promesse da parte dell’organizzazione. Il mancato 
rispetto (percepito dal lavoratore) circa gli obblighi assunti dall’organizzazione può dar 
luogo a reazioni più forti ed emotive rispetto a quelle derivanti da semplici aspettative 
disilluse (Robinson, 1994), e può mettere a rischio le basi del rapporto tra persona e 
organizzazione (Turnley e Feldman, 2000). 
A questo punto è lecito chiedersi da dove derivano, in concreto, le credenze negli 
obblighi reciproci. Esse nascono da: 
 
a. esplicite promesse fatte da persone che all’interno dell’organizzazione hanno ruoli 
decisionali (ad esempio, la promessa di alcuni benefit aggiuntivi al sistema normale 
di pagamento di cui si è parlato durante l’assunzione); 
Contrattazione: un dilemma attuale 
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b. inferenze e interpretazioni fatte in base ad esperienze lavorative passate; 
c. apprendimento per osservazione e imitazione (ad esempio, attraverso l’esperienza di 
colleghi che lavorano nella medesima organizzazione). 
 
Naturalmente, quanto più una persona si basa su promesse esplicitamente fatte (ad 
esempio dai diretti superiori), o su esperienze dirette che risultano progressivamente 
confermate, tanto più è probabile che le sue credenze sulla natura del contratto di 
scambio siano forti e si mantengano nel tempo. La consistenza e la stabilità delle 
promesse e delle richieste correlate, rappresentano la base per l’elaborazione da parte 
del lavoratore di percezioni chiare e consistenti circa obblighi e doveri nei confronti 
dell’organizzazione. 
Non tutti condividono a pieno la posizione della Rousseau. Guest (1998) sostiene la 
necessità di considerare il contratto psicologico come basato sull’interazione tra 
individuo e organizzazione, e non solamente sulle percezioni del lavoratore. 
L’eccessiva soggettività farebbe perdere importanza agli elementi di reciprocità e di 
accordo tra le parti che caratterizzano una forma contrattuale effettiva; Facendo 
sembrare in tal modo, meno significativa anche le funzioni del contratto psicologico
2
. 
 
 
 
Fig. 1.1. Schema riassuntivo del dibattito Guest - Rousseau. 
 
In generale, si può sostenere che la funzione principale di un buon contratto 
psicologico consiste nel divenire una condizione necessaria, anche se non sufficiente, 
per migliorare le condizioni della qualità della vita lavorativa e l’efficienza. Si tratta, in 
                                                 
2
 La ricerca recente sta, invece, cercando di chiarire (Lester, Turnely, Bloodgood, Bolino, 2002) tali 
funzioni. Sembra esistere un buon grado di accordo sul fatto che il contratto psicologico, quando riuscito, 
serve per: a) incrementare i legami significativi tra persone e organizzazione; b) ridurre l’incertezza 
organizzativa delineando rappresentazioni soddisfacenti delle proprie posizioni e prospettive di ruolo; c) 
aumentare la percezione di poter contare nell’organizzazione; d) autoregolare i propri investimenti 
personali dell’organizzazione. 
Contrattazione: un dilemma attuale 
7
un certo senso, di una funzione igienica: buoni contratti psicologici non garantiscono 
una performance superiore, ma contratti psicologici poveri tendono a demotivare le 
persone e si traducono a lungo andare in un abbassamento dell’impegno, in un aumento 
di turnover e assenteismo (Maguire, 2002). Naturalmente le qualificazioni buono, 
riuscito, adeguato non valgono in assoluto, ma dipendono dalla percezione degli 
individui. 
Oltre le differenti sottolineature del significato di contratto psicologico vale la pena 
evidenziare che, dal punto di vista del lavoratore, esso costituisce uno schema di 
riferimento che consente di fare un bilancio tra le proprie attese è la realtà lavorativa 
incontrata. In altre parole, nella formazione del contratto psicologico e nelle differenze 
che possono riscontrarsi tra i vari contratti, si trovano i fattori in gioco della 
socializzazione prelavorativa e dell’ingresso al lavoro. 
 
 
1.2. Aspetti generali del contratto psicologico 
 
L’espressione Psychological Contract (Rousseau, 1995), non identifica un contratto 
in senso legale, ma un accordo che nasce nella mente del dipendente. Esso può 
includere termini scritti (es. lettera di offerta di lavoro, accordi organizzativi, etc), parti 
comunicate a voce (es. promesse di tirocinio, aiuto, impegno maggiore, etc), e infine 
altri accordi inerenti il futuro del rapporto lavorativo. 
Il contratto psicologico rappresenta: 
 
• una componente necessaria della relazione di impiego; 
• una serie di reciproche aspettative e bisogni derivanti da una relazione tra 
organizzazione e individuo; 
• l’insieme di promesse, accolte da un dipendente, riguardanti i termini dell’accordo di 
scambio tra il lavoratore e la sua organizzazione; 
• una convinzione, credenza, basata sull’esistenza di una relazione di scambio tra le 
due parti; 
• una componente dinamica del rapporto tra persona e organizzazione, i cui 
cambiamenti si verificano col passare del tempo; 
• un fattore di fondamentale importanza nella determinazione del comportamento 
organizzativo. 
 
Contrattazione: un dilemma attuale 
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Il contratto psicologico esiste a livello individuale e riguarda obbligazioni 
reciproche: ciò significa che il contratto si basa sulla percezione che le rispettive 
controparti hanno dell’esistenza di uno scambio reciproco, vale a dire uno scambio 
reciprocamente compreso. 
Dal punto di vista del dipendente, questo contratto psicologico prende sostanza dalla 
percezione di poter influenzare l’organizzazione (o, almeno, la propria situazione 
immediata), in modo da essere sicuro che questa non approfitti della sua posizione, ma 
anche di avere un ruolo attivo nella organizzazione di cui fa parte. 
Questo aspetto chiarifica che l’approvazione (o l’accettazione) da parte del 
dipendente del sistema organizzativo in atto, si regge sul rispetto del contratto 
psicologico esistente tra l’organizzazione e ciascuno dei suoi membri. Se 
l’organizzazione non soddisfa le attese del dipendente, e se al contempo non può 
obbligarlo a restare, è probabile che il lavoratore cerchi un nuovo impiego. 
Per riassumere, una fra le principali costituenti dell’organizzazione concerne la 
natura e le conseguenze del contratto psicologico esistente tra l’azienda e i suoi membri. 
Questo aspetto generalmente include la natura del management, la possibilità di 
influenzare il sistema, le particolari forme di motivazione ed aspettative dei dipendenti, i 
sistemi di incentivi creati dalla direzione e le configurazioni dirigenziali che aiutano a 
creare lealtà ed impegno. 
A questo punto si può affermare che aspetti legati a motivazioni e incentivi (o premi) 
vanno considerati come una situazione complessa di trattative. Essa include la decisione 
di entrare a far parte dell’organizzazione, le decisioni sulla quantità di lavoro che si è 
disposti a fare (e dare), i sentimenti di solidarietà e di impegno, le attese sugli aiuti che 
si potranno ricevere e la possibilità di trovare nel proprio ruolo un senso di identità 
personale; a cui si aggiungono un grandissimo numero di altre decisioni, sentimenti, e 
speranze. 
 
 
1.3. Le controparti nel contratto 
 
Al fine di comprendere bene i passi che conducono alla creazione del contratto 
psicologico, è opportuno identificare in modo chiaro i soggetti coinvolti: 
 
• il dipendente è colui il quale, attraverso la stipulazione di un contratto di impiego, 
svolge un’attività lavorativa alle dipendenze di un datore di lavoro; 
Contrattazione: un dilemma attuale 
9
• il datore di lavoro è l’organizzazione. 
 
Ha senso parlar di reciprocità solo se si personifica l’organizzazione: i dipendenti, 
infatti, vedono le azioni compiute dalle figure intermediarie - che si trovano nella 
condizione di poter comunicare ai dipendenti promesse riguardanti impegni futuri - 
come intraprese dall’organizzazione stessa. Ma non bisogna dimenticare che 
l’organizzazione è in realtà identificata col datore di lavoro, inteso come colui - o coloro 
- che stanno al vertice della struttura; pertanto, dato che l’azienda non può essere 
considerata come una singola entità, un manager (così come un diretto superiore o uno 
specialista in risorse umane), è in grado di rappresentare solo una parte 
dell’organizzazione, e non la figura del datore di lavoro nel suo insieme. 
Fatte queste premesse, si può ora affrontare il processo di formazione del contratto 
psicologico. Il contratto psicologico nasce dall’interazione dell’individuo con il proprio 
ambiente organizzativo; In particolare, questo, si sviluppano inseguito a: 
 
- l’interazione del dipendente con i rappresentanti dell’organizzazione; 
- la percezione del dipendente riguardo procedure utilizzate e cultura organizzativa. 
 
Nello stabilire il contratto psicologico, individuo e organizzazione sono guidati 
(come gia detto) dalla convinzione di ciò che è giusto ed equo. Il contratto psicologico 
si sviluppa all’interno di un ambiente dinamico - le organizzazioni sono composte da 
una molteplicità di individui, con vari ruoli e prospettive - e può realizzarsi in seguito a 
discussioni, ma anche in assenza di esse (come, ad esempio, tramite le percezioni 
personali dell’individuo che osserva il linguaggio non verbale del datore di lavoro 
oppure gli aspetti formali che caratterizzano l’organizzazione). 
I contratti
3
 sono accordi volontari stipulati liberamente, anche se ultimamente, 
appaiono in contrasto con la vita organizzativa. Infatti, le sempre più frequenti azioni di 
ridimensionamenti e ristrutturazioni hanno obbligato ad attuare dei cambiamenti sul 
lavoro senza che siano stati i dipendenti a sceglierlo. 
In generale, il contratto ideale (scritto o verbale) è quello che prende in 
considerazioni attese e aspettative dell'impiegato e del datore di lavoro. Quindi, appare 
evidente che i contratti sono normalmente incompleti a causa dell’obbligo di fare 
ricorso alla razionalità, da una parte per la semplificazione della ricerca di informazioni 
individuali, e dall’altra per il continuo cambiamento dell’ambiente organizzativo che 
                                                 
3
 Si tenga presente che nelle seguenti pagine, laddove non specificato, per contratto si intende contratto 
psicologico. 
Contrattazione: un dilemma attuale 
10
rende impossibile specificare tutte le condizioni su un unico fronte (Williamson, 1979). 
Tale ricerca di congruenza sarà ancor più difficile in quelle organizzazioni che si 
sviluppano in un contesto turbolento, e che dunque hanno la necessità di una 
contrattazione abbastanza flessibile che consenta la più ampia possibilità di 
cambiamento evitando le rotture del contratto
4
. 
Secondo alcuni autori, la principale funzione del contratto psicologico potrebbe 
essere quella di supplire alla mancanza di una qualche forma di contratto formalizzato. 
Questa affermazione, però, viene ben presto smentita dal fatto che gli individui, anche 
in presenza di contratti formalizzati, sviluppano ugualmente un contratto psicologico. I 
lavoratori “stipulano” il contratto psicologico per ragioni che possono essere diverse: 
 
- il contratto contribuisce a ridurre l’incertezza. Nonostante i contratti di impegno 
siano piuttosto completi, non è possibile riuscire a disciplinare ogni eventuale aspetto 
del rapporto lavorativo e il contratto psicologico interviene proprio per dare ai 
lavoratori un senso di sicurezza. In particolare, con riferimento alla motivazione, è 
ormai appurato che le esperienze passate rivestono un ruolo fondamentale nella 
creazione dei comportamenti; e quindi della formazione di particolari schemi mentali 
che aiutano l’individuo a prendere le proprie decisioni e, conseguentemente, a ridurre 
l’incertezza. Il contratto psicologico può essere interpretato proprio come uno 
schema mentale legato alle obbligazioni reciproche tra persona e organizzazione; 
- il contratto psicologico riduce la necessità di supervisione organizzativa. Sono gli 
stessi dipendenti che, attendendosi delle ricompense nel breve o nel lungo periodo, 
esercitano autocontrollo sui propri comportamenti; 
- attraverso il contratto psicologico, i dipendenti hanno l’impressione di riuscire ad 
influenzare il proprio destino all’interno dell’organizzazione. Sentirsi parte di un 
contratto i cui termini sono stati compresi (ed accettati), e avere la consapevolezza di 
poter decidere di rispettare o no tale accordo, crea nei lavoratori la percezione di 
poter esercitare una certa influenza sul loro rapporto con l’organizzazione. 
 
Gli obiettivi organizzativi possono incoraggiare lo sviluppo di un contratto 
psicologico con talune caratteristiche piuttosto che altre; questo può avvenire sia 
attraverso la comunicazione di brevi messaggi come per esempio, “noi valutiamo la 
performance” o “noi apprezziamo la lealtà”, ma anche in base ai tipi di incentivi offerti, 
                                                 
4
 E’ da precisare che, una volta creato, il contratto tende inevitabilmente a subire variazioni e 
contemporaneamente ad essere resistente a tali variazioni. 
 
Contrattazione: un dilemma attuale 
11
per esempi, benefit legati all’incremento delle vendite, piuttosto che attenzione verso la 
sicurezza del lavoro. 
In particolare il contratto psicologico prende forma da: 
 
a. uno schema - o modello - mentale relativamente stabile e durevole. Attraverso 
questo contratto gli individui sono convinti dell’esistenza di un accordo reciproco, e 
quindi, di una condizione comune attraverso cui le parti sono implicate in un 
particolare corso di azioni; 
b. norme sociali che “spingono”i lavoratori a creare un particolare accordo idoneo a 
rappresentare il loro rapporto con l’organizzazione. 
 
 
1.4. Tipi di contratto 
 
Rousseau (1995) ha individuato quattro tipi di contratti distinguibili tra loro in base 
al livello contrattuale (individuale o di gruppo), e da chi è percepito il contratto (parte 
contrattuale o parte non contrattuale): 
 
- contratto implicito: si riferisce all’interpretazione di un soggetto riguardo ad un 
accordo di scambio che coinvolge altri individui; 
- contratti normativi: sono legati sia al tipo di accordo collettivo, che al contratto 
personale. I membri di un’unità sociale, come un dipartimento o una squadra, 
condividono un insieme di contratti psicologici con un’altra parte (un supervisore o, 
più in generale, l’azienda); 
- contratti sociali: ovvero accordi non formali a cui, ad esempio, tutti i dipendenti 
aderiscono. Sono basati sulla condivisione di credenze collettive riguardo a 
comportamenti appropriati da tenere all’interno di una società; 
- contratto psicologico. 
 
Queste quattro classi identificano diversi tipi di contratto psicologico, poiché 
nascono da percezioni individuali che riguardano l’esistenza di obbligazioni reciproche 
tra due o più parti. Il contratto psicologico, come inteso nell’accezione qui discussa, è 
quello che riguarda le credenze individuali del dipendente come parte del contratto. 
La definizione di contratto è comunemente legata al concetto di obbligazione che 
vincola due o più parti; in altre parole, è un impegno che queste assumono circa alcune 
azioni future. Il problema sta nel fatto che, anche quando gli assunti di partenza sono 
Contrattazione: un dilemma attuale 
12
ben definiti dall’inizio, quel che l’accordo stabilisce non è sempre altrettanto chiaro. 
Quindi il contratto può rappresentare una fonte di cambiamento, ma può anche essere un 
freno all'attuazione di tale processo. 
Il termine contratto può assumere significati diversi in base al contesto e ai soggetti 
coinvolti: 
 
1. il portatore del contratto individuale è un lavoratore che da e riceve una promessa, 
ma può anche essere un manager, un collega, o chiunque nell’ambito di tale contratto 
può avere un proprio punto di vista. 
2. il portatore del contratto di gruppo è un organizzazione, o una parte di questa, 
composta da membri che percepiscono di condividere le stesse promesse fatte da e 
al-l’organizzazione. 
3. gli osservatori esterni sono le parti terze che interpretano gli accordi in altro modo 
rispetto a come sono stati stipulati, non avendo piena luce sui reali termini di 
contratto. 
 
Oltre a questi tre punti, ne esiste un quarto non specificatamente collegato, che risulta 
affine alla connotazione del significato di contratto: 
 
4 condizioni di membership legate alla società o ruolo sociale. 
 
Questa suddivisione ci aiuta a capire come il termine contratto è usato, e i differenti 
elementi che possono intervenire in ogni singolo tipo di contratto. 
Il contratto psicologico è determinato da quello che i personali desideri delle parti 
hanno accordato e deciso, e non da ciò che le persone intendono. Questa non 
coincidenza, o non concordanza, su quel che le singole parti intendono, determina che 
ognuno abbia una sua particolare interpretazione dei termini del contratto (es. si pensi al 
concetto di offrire un servizio eccellente). Ciononostante, in ogni personale contratto 
psicologico esiste una percezione di accordo e reciprocità. 
 
 
1.5. Le caratteristiche che realizzano un contratto promissorio 
 
Il contratto psicologico, può essere inteso come un contratto promissorio in quanto 
si basa sulla percezione dell’esistenza di una promessa tra le parti che aderiscono al 
contratto. In assenza di qualunque forma di promessa il rapporto lavorativo non 
esisterebbe. Una promessa può essere definita come un’assicurazione (verbale o 
Contrattazione: un dilemma attuale 
13
scritta), come un impegno, che un soggetto si prende nei confronti di un altro, oppure 
come una condizione che fa sorgere delle aspettative tra una parte e un’altra. 
Le promesse, generalmente, indicano l’intenzione di far comprendere i benefici a chi 
le riceve e aumentano la probabilità che all’interno del contratto psicologico venga 
raggiunto un accordo. Non comunicano solo impegni e obblighi, ma possono 
trasmettere anche sentimenti di fiducia, per questo motivo è di fondamentale importanza 
il grado di attendibilità che una promessa può raggiungere. 
Le promesse costituiscono dei meccanismi attraverso i quali i soggetti autoregolano i 
propri comportamenti per raggiungere determinati obiettivi. Il contratto psicologico, in 
quanto - anch’esso - meccanismo di autoregolamentazione, motiva gli individui a 
prestar fede alle condizioni in esso racchiuse e determinate dall’accordo con altri 
soggetti. 
Affinché si configuri una promessa, non è indispensabile che sia esplicitata la parola 
“promessa” o “prometto”, ma, sono necessarie alcune condizioni: il contesto, cioè una 
particolare situazione idonea a conferire significato a determinati eventi (in questo caso 
servirà per conferire alla comunicazione il significato di promessa), la risposta di chi 
riceve la comunicazione (deve far capire che la promessa fatta è stata accettata), 
l’intenzione di un individuo ad impegnarsi, le competenze necessarie perché l’impegno 
sia mantenuto, e infine, la chiara identificazione di colui nei confronti del quale la 
promessa è stata fatta. 
In base ai fattori sopra elencati le promesse possono essere suddivise in tre tipologie 
a cui possono corrispondere altrettante modalità di risposta. 
 
1. La promessa vaga è ignorata o non presa seriamente dal potenziale destinatario. Ad 
esempio quando si chiede una mano ad un collega e risponde “lo farò dopo”. Le 
promesse che soffrono di carenza di credibilità possono essere ignorate o 
disconosciute. 
2. Una promessa credibile può essere vista come un insieme di credenze, le quali sono 
fondamentali per generare un contratto. Le promesse credibili producono una sorta di 
“catena di fiducia” in genere, caratterizzata dalla reciprocità. 
3. Le promesse inattese sono quelle che si realizzano inaspettatamente, in quanto il 
loro compimento sembrava compromesso. 
 
Queste tre tipologie vanno integrate con un’ultima componente, di essenziale 
importanza per la sussistenza del contratto: tale componente riguarda la possibilità di 
Contrattazione: un dilemma attuale 
14
fare affidamento sulle promesse. La fiducia reciproca diventa l’elemento chiave per 
sviluppare rapporti tra individui che agiscono basandosi sull’accordo con altri individui. 
Si possono distinguere tre elementi fondamentali che caratterizzano il contratto 
promissorio: 
 
1. la promessa, ossia l’impegno che riguarda azioni future. Il contratto psicologico si 
basa sulle percezioni delle ricompense promesse da parte dell’individuo. Si possono 
distinguere due tipi di promessa: 
- promesse comunicate attraverso parole, possono essere scritte o comunicate a 
voce (per esempio direttamente attraverso i manager). Si distinguono due forme: 
le sicurezze, ossia promesse che dichiarano che certi fatti sono sicuramente veri; 
Le promesse esplicite che impegnano il soggetto verso un particolare corso di 
azioni; 
- promesse che sono trasmesse tramite azioni, in pratica, attraverso 
l’interpretazione delle azioni (ad esempio possono essere dedotte in base ai 
comportamenti passati dell’organizzazione). In questo caso una notevole 
importanza è assunta dal contesto all’interno del quale determinate azioni 
assumono significati di promesse; 
2. la ricompensa, intesa come una qualche forma di riconoscimento che un soggetto si 
aspetta di ricevere in cambio del contributo fornito. Quindi, l’adempimento degli 
obblighi assunti (che includono anche il contratto psicologico) avviene quando tali 
riconoscimenti sono accettati; 
3. l’accettazione rappresenta l’intenzione volontaria, da parte dell’organizzazione e del 
dipendente, di accogliere i termini del contratto. Con l’accettazione, entrambe le parti 
sono coinvolte nelle obbligazioni reciproche e sono responsabili dell’adempimento 
del contratto stesso; Rimane in ogni caso la libertà di decidere di violare o di rompere 
l’accordo, assumendosi la responsabilità e sopportandone le relative conseguenze. 
 
A quest’ultimo punto sono legati altri due aspetti che stanno alla base del contratto 
promissorio: 
 
4. le garanzie che comunicano la natura e le condizioni in cui il lavoro si svolge (ad 
esempio, informazioni circa i know-how necessari per l’esercizio di una determinata 
mansione); 
5. le intenzioni: ovvero promesse riguardanti il corso di azioni future. 
 
Contrattazione: un dilemma attuale 
15
1.6. Il contratto legale 
 
Per poter proseguire nella discussione sul contratto psicologico in ambito lavorativo 
risulta utile analizzare il contesto formale in conseguenza del quale esso ha luogo. Il 
lavoro è preso in considerazione dall’ordinamento giuridico, ed è da questo regolato, in 
quanto idoneo a produrre un risultato economicamente utile, e quindi ad essere oggetto 
di un’obbligazione deducibile in due diversi tipi contrattuali: 
 
- contratto di scambio; 
- contratto associativo
5
. 
 
Quando l’obbligazione è dedotta in un contratto di scambio la tutela accordata a chi 
lavora in esecuzione di un contratto di lavoro subordinato, che costituisce l’oggetto 
tradizionale (ma ormai non più esclusivo) del diritto del lavoro, è diversa da quella 
accordata a chi lavora in esecuzione di un contratto di lavoro autonomo; Elemento 
centrale di questi tipi di contratto sarà lo scambio tra prestazione lavorativa e compenso 
economico. 
Il lavoro può anche essere prestato al di fuori di qualsiasi vincolo contrattuale, come 
accade quando l’attività lavorativa è eseguita spontaneamente e, cioè, in adempimento 
di vincoli non giuridici (per ragioni di amicizia, cortesia, parentela, etc) ovvero 
nell’ambito dell’impresa familiare. 
Il Codice Civile del 1942, definisce prestatore di lavoro subordinato colui che “si 
obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro 
intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore” (art. 
2094 Cod. Civ.). 
Il contratto d’opera, o di lavoro autonomo è definito come il contratto con il quale 
“una persona si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’opera o un servizio, con 
lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del 
committente” (art. 2222 Cod. Civ.). 
Dal confronto tra le due disposizioni si evince che il rapporto di lavoro subordinato è 
contraddistinto dall’esistenza di un potere direttivo da parte del datore di lavoro al 
                                                 
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 La tutela di chi si obbliga a lavorare è ancora diversa quando l’obbligazione derivi da un contratto di 
tipo associativo in partecipazione (art. 2549 Cod. Civ.), il contratto con conferimento della attività da 
parte del socio d’opera (artt. 2247, 2263 e 2286 Cod. Civ.) e, in particolare, il contratto che costituisce 
la società cooperativa di lavoro (Corte cost. n. 30 del 1996; vedi ora la legge n. 142 del 2001). Elemento 
fondamentale di questi tipi di contratto è la cooperazione (es. cooperative, associazioni, etc).