interessante notare infatti come molti oggi riprendano le intuizioni di Sturzo e le rivalutino 
facendone una propria bandiera, dopo che per molto tempo queste siano state addirittura 
derise e criticate. Su questo aspetto Luigi Giuliani scrive che anche dopo il ritorno 
dall’esilio “come già ai tempi del fascismo, quando molti lo conoscevano soltanto attraverso 
le vignette caricaturali della sua figura nei giornali, non mancarono ancora gli strali contro 
la sua persona, continuo bersaglio spietato dell’anticlericalismo. Fu chiamato uomo nefasto, 
visionario, rimbambito, ma nessuno potè mai attaccare l’integrità della sua vita e dalla sua 
virtù
2
”. Il tutto perché si era battuto contro la partitocrazia, lo statalismo, lo sperpero del 
denaro pubblico, la corruzione della vita pubblica presenti pesantemente nella giovane Italia 
repubblicana degli anni ’50. 
 L’analisi delle idee politiche di Sturzo non può quindi prescindere da una, seppur breve, 
ricostruzione dei momenti fondamentali della sua vita intrecciandoli con una veloce analisi 
dei principali passaggi dell’attivismo sociale e politico cattolico che hanno portato ad una 
piena partecipazione dei cattolici alla vita politica dello Stato italiano, a partire dalla Rerum 
Novarum, enciclica promulgata il 15 maggio 1891 da Papa Leone XIII sulla questione 
operaia e che tanta influenza ebbe sul pensiero e sull’azione di Sturzo. 
E’ lo stesso sacerdote a descrivere l’importanza della Rerum Novarum sulla sua vocazione 
politica spiegando come l’enciclica gli aprì “la prima finestra su questo mondo
3
”. 
Fondamentale è anche il periodo dell’esilio, che va dal 1924 al 1946, in cui soggiornò in 
Inghilterra e in America prevalentemente,  ma anche in Francia per brevi periodi. Proprio 
durante il suo esilio, Don Sturzo scrisse molte delle sue opere più famose e la maggior parte 
di tutta la sua produzione. 
Ma due sono le date fondamentali sulle quali si concentrerà maggiormente la mia attenzione 
e che rappresentano il cardine dell’esperienza politica sturziana: il 24 dicembre 1905 e il 19 
gennaio del 1919. La prima è la data dello storico discorso di Caltagirone su I problemi 
della vita nazionale dei cattolici italiani nel quale, a detta di molti, si possono ritrovare i 
presupposti di quello che sarà poi il Partito Popolare nato il 19 gennaio 1919 con il famoso 
                                                     
2
 L. Giuliani, Don Luigi Sturzo, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2001, p. 32 
3
 G. De Rosa, Sturzo, Torino, Utet, 1977, p. 46 
Appello a tutti gli uomini liberi e forti
4
. Un elemento che distingue il sacerdote siciliano da 
molti altri esponenti “giovanili” ed emergenti tra i sacerdoti impegnati nel sociale (la 
cosiddetta corrente dei democratici cristiani, che si contrapponeva all’ala intransigente e 
conservatrice che fino alla fine dell’Ottocento era ancora maggioritaria all’interno 
dell’Opera dei congressi) sta nel fatto che egli non arrivò mai ad uno strappo con la Santa 
Sede e con il Papato. Si attenne infatti fino all’ultimo al famoso non expedit e solo quando 
questo fu di fatto abolito da Papa Benedetto XV
5
, anche se in passato era gia stato attenuato 
permettendo ad alcuni cattolici di partecipare alla vita politica italiana
6
, diede vita al Partito 
Popolare italiano. E’ evidente quindi la distanza tra Sturzo e altri giovani esponenti della 
Democrazia Cristiana, soprattutto Romolo Murri.  Quest’ultimo, suo grande amico, dopo lo 
scioglimento dell’Opera dei congressi per i motivi che vedremo in seguito, fondò un vero e 
proprio partito, la Lega Democratica Nazionale, che “nasceva con la volontà e l’ambizione 
di partecipare attivamente alle battaglie politiche nazionali e parlamentari
7
”. Con il distacco 
di Sturzo da Murri, “comincia a emergere l’atteggiamento di grande accortezza operativa 
che caratterizzerà l’azione del futuro fondatore del PPI, di chi sa aspettare i tempi favorevoli 
per cercare di raggiungere i propri obbiettivi
8
”. 
La seconda data fondamentale, 19 gennaio 1919, è il giorno della nascita del Partito 
Popolare Italiano che segna l’inizio “ufficiale” della partecipazione dei cattolici alla vita 
politica nazionale dopo la già citata abolizione del divieto vaticano del non expedit. 
Sottolineeremo più volte il timore che Sturzo nutriva nei confronti del fatto che il partito 
venisse giudicato come un organismo dipendente dalla Santa Sede e visto quindi come uno 
strumento del Vaticano per intervenire nelle questioni politiche italiane. Come poi vedremo 
Sturzo, durante il primo congresso tenuto a Bologna il 14 giugno del 1919, chiarì 
immediatamente perché il partito non fu chiamato “cattolico”. Il motivo andava rintracciato 
nel fatto che “il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione. Fin 
dall’inizio abbiamo escluso che la nostra insegna politica fosse la religione, ed abbiamo 
                                                     
4
 Si veda ad esempio Gabriella Fanello Marcucci, Luigi Sturzo. Vita e battaglie e per la libertà del fondatore del Partito 
Popolare italiano, . Mondadori, 2004, pp. 28 – 29. Lo stesso Gabriele De Rosa, il più importante studioso di Sturzo, 
definisce questo discorso come la Magna charta del popolarismo. 
5
 Anche se fu ufficialmente ritirato nel novembre del 1919. 
6
 Si veda, ad esempio, il Patto Gentiloni del 1913 ma ancora prima, nel 1904, da Papa Pio X furono permesse eccezioni 
personali e limitate che non permettevano le nascita di un vero e proprio gruppo di deputati cattolici alla camera dei 
deputati. 
7
 Gabriella Marcucci, Luigi Sturzo. Vita e battaglie e per la libertà del fondatore del Partito Popolare italiano, cit., p. 32. 
8
 Marco Invernizzi, Cristianità n. 237/1995 
voluto chiaramente metterci sul piano specifico di un partito che ha per oggetto la vita 
pubblica della nazione
9
” per poi continuare affermando come il Partito popolare non parla in 
nome della Chiesa, non può e non deve trarre la forza della sua azione politica dalla Chiesa. 
In altri scritti successivi
10
 Sturzo chiarirà poi ancora meglio il motivo di questa scelta. Da 
qui già si possono individuare alcuni tratti fondamentale di ciò che sarà il popolarismo e di 
come deve essere definito il rapporto tra Stato e Chiesa per il sacerdote e politico siciliano. 
Dopo aver visto in maniera abbastanza rapida i vari passaggi che portano alla nascita del 
partito, dall’analisi del programma del P.P.I presentato con l’Appello a tutti gli uomini liberi 
e forti, inizierà la vera e propria analisi delle idee politiche di Sturzo partendo dai tratti 
fondamentali del popolarismo. 
La tesi è composta da 4 capitoli che possono essere raggruppati in due parti. I primi due 
possono essere letti come un inquadramento storico indispensabile per comprendere meglio 
come il pensiero di Luigi Sturzo si sia formato e sviluppato nel corso della sua vita in base 
alle diverse esperienze da lui vissute. Il primo capitolo è dedicato alla vita del sacerdote 
calatino e quindi descrive in maniera sintetica i momenti più importanti della sua esistenza, 
partendo dalla  presentazione della sua famiglia, proseguendo poi con i suoi anni giovanili 
in cui inizia attraverso gli studi a formare le sue idee, giungendo infine agli anni della sua 
attività politica, a quelli dell’esilio e al suo definitivo ritorno in Italia.  
Il secondo capitolo è dedicato alla storia del movimento cattolico in Italia e serve per far 
capire da un lato come l’ingresso dei cattolici nella vita politica dell’Italia unita non sia stato 
un processo agevole e semplice, ma fu invece complicato e pieno di difficoltà, dall’altro lato 
serve per analizzare meglio il fondamentale contributo che Sturzo diede a questo processo 
partendo dalla sua partecipazione alle attività dell’Opera dei congressi e proseguendo con il 
Discorso di Caltagirone del 1905, preludio alla fondazione quattordici anni più tardi del 
Partito popolare italiano.  
Il terzo e il quarto capitolo, che formano la seconda parte del mio lavoro, sono meno 
descrittivi e analizzano il pensiero e le idee politiche di Luigi Sturzo concentrandosi su 
alcuni aspetti fondamentali dell’ideologia politica del popolarismo. Il terzo capitolo si 
sofferma infatti sui temi della Libertà e della democrazia, sul pensiero economico dei 
                                                     
9
 Gabriella Marcucci, Luigi Sturzo. Vita e battaglie e per la libertà del fondatore del Partito Popolare italiano, cit., p. 51. 
10
Si veda ad esempio L. Sturzo,  Il popolarismo italiano,  tratto da L. Sturzo Scritti inediti 1890 – 1924, a cura Piva F.,  
Roma, Cinque lune Istituto Sturzo, 1974, p. 105 
popolari e sul tema dell’aconfessionalità del partito e della laicità dello Stato. Il quarto è 
invece dedicato a due cardini fondamentali di tutto il pensiero popolare sturziano, principi 
verso i quali Sturzo dedicò una buona parte dei suoi scritti sia prima sia dopo il suo esilio, 
vale a dire l’antistatalismo e il regionalismo come risposta allo Stato etico e panteista. Si 
può parlare di uno Sturzo federalista e antistatalista e che significato hanno queste parole 
all’interno del pensiero sturziano? Quale è il concetto di laicità dello Stato e quale deve 
essere il rapporto tra Stato e chiesa? Cosa distingue il popolarismo da altre correnti e scuole 
di pensiero ad esso contemporanee quali il socialismo e il liberalismo? Cosa intende il 
popolarismo quando si parla di democrazia e di libertà? Sturzo può essere definito un 
liberale? A tutte queste domande si cercherà di dare una risposta in questa seconda parte 
basandosi sulle stesse parole del fondatore del partito popolare tratte dai suoi numerosi 
scritti,  ma anche grazie all’analisi di saggi e opere che cercano di interpretare il pensiero 
sturziano a partire dai testi dei suoi più importante studiosi. In questi ultimi due capitoli 
infatti ho scelto di lasciare “parlare” in maniera ampia ed approfondita il sacerdote calatino, 
vale a dire che in questa parte del mio lavoro sono presenti molte citazioni tratte dai 
numerosi  scritti sturziani, alcune commentate anche da altri studiosi del pensiero politico 
contemporaneo. L’obbiettivo è quindi quello di presentare le idee di Luigi Sturzo senza 
troppi filtri o interpretazioni, ma utilizzando le stesse parole che il sacerdote siciliano usava 
per rendere quindi più diretta la presentazione delle sue intuizioni. Oltre a far comprendere 
il pensiero politico di Sturzo, i suoi tratti peculiari e la sua grande capacità di anticipare gli 
eventi, spero di riuscire a mostrarne la sua attualità.