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INTRODUZIONE 
 
Giunto ormai al termine del mio corso di studi ritengo 
fondamentale indagare, con qualche attenzione teorica, 
quell’aspetto imprescindibile della vita che è legato al mondo 
del lavoro. 
Per fare ciò ho deciso di impegnarmi ad investigare il 
concetto di “impresa” e le pratiche ad esso legate. La mia 
indagine vuole fondarsi sul concetto di “persona”, e sulla 
dimensione relazionale che gli è propria, come teorizzato nel 
personalismo di Mounier, e ripreso nel pensiero e nell’azione 
di Adriano Olivetti. Intendo sviscerare un’idea di persona 
che mi permetta di superare il dualismo antropologico frutto 
della rivoluzione cartesiana e, allo stesso tempo, di andar 
oltre le filosofie individualiste venute sviluppandosi in era 
moderna. 
Una volta definito il punto cardine, appunto il concetto 
di persona come dimensione relazionale, cercherò di 
rivelarne la pertinenza riguardo al concetto di intrapresa così 
come si sviluppa nelle analisi di Schumpeter e viene
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applicato nel sistema imprenditoriale olivettiano. 
Cercherò poi, in riferimento a queste premesse, di 
definire i caratteri di innovazione e sviluppo legati al modello 
di “Responsabilità Sociale d’Impresa”. Mostrerò anche come 
in tale modello convergano elementi legati al sistema 
mutualistico portato al massimo sviluppo teorico da 
Proudhon, e al sistema corporativistico del quale Olivetti è 
stato il vero portavoce in un’Italia dove il corporativismo era 
stato oggetto di appropriazione da parte del regime fascista. 
Addentrandoci nell’elaborato, troveremo una 
suddivisione in cinque capitoli, ognuno dotato di 
indipendenza teorica, ma, allo stesso tempo, strettamente 
connessi tra loro. Il primo resterà su un piano puramente 
teorico, sarà infatti dedicato alla delineazione del concetto di 
persona in Mounier. Attraverso gli scritti di questo autore 
cercheremo di dar ragione di un’idea di persona legata alla 
integrazione di spirito e corpo, una persona che si identifichi 
con l’io-qui-adesso-così-fra-questi-uomini-con-questo-
passato
1
. la persona così ricomposta ci costringerà a 
mantenere sullo sfondo gli opportuni riferimenti alla filosofia 
                                 
1 Mounier E., Che cos'è il personalismo (1948), Einaudi, Torino 1975.
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moderna ed in particolare al dualismo antropologico esploso 
con Descartes e con la sua divisione dell’uomo in res 
cogitans e res extensa; e, sulla scorta di questo, alla 
disumanizzazione della persona che si esprime 
nell’individualismo moderno, che pretende di identificare 
l’uomo con un soggetto naturalmente egoista e votato al 
conflitto. 
Nel secondo capitolo prenderemo in esame una delle 
teorie economiche e sociali più interessanti dal punto di vista 
etico, grazie soprattutto ai suoi risvolti produttivi. La teoria 
alla quale mi riferisco è il mutualismo federalista, e il 
pensatore che l’ha portata alla ribalta è Proudhon. Sembrerà 
forse poco corretto accostare la teoria libertaria di Proudhon 
ad un modo d’agire “personalista”; in realtà, quando 
Proudhon parla di «uomo libero che agisce sotto la sua 
responsabilità personale, e di sua iniziativa, con la certezza 
di ricavare dal suo lavoro un compenso adeguato e di 
trovare presso i concittadini, per tutto il suo consumo, la 
lealtà e le garanzie più complete»
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, non fa altro che 
anticipare la dottrina corporativa che tra l’altro, a suo modo, 
                                 
2 Proudhon, P. J, La capacità politica delle classi operaie. (1864), Assandri, 
Torino 1978.
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anche Olivetti farà propria, fondandola sul rapporto di 
fiducia e di rispetto tra imprenditore e lavoratori e 
sull’attenzione posta allo sviluppo contestuale del territorio 
circostante l’azienda. 
Nel capitolo terzo entreremo nel tema vero e proprio 
dell’elaborato: il concetto di intrapresa. Con questo termine, 
che è il correlato soggettivo dell’impresa, non intendiamo 
riferirci alle dinamiche economico-aziendali, ma alla realtà 
dell’intraprendenza umana; pur senza negare il suo 
inevitabile condizionamento da parte delle leggi del mercato. 
Sfruttando gli scritti di Schumpeter, cercheremo di definire 
la figura dell’entrepreneur come inventore economico, cioè 
come persona in grado di sviluppare nuovi sistemi in grado 
di rimanere al passo con il mercato, di introdurre una 
discontinuità creativa che segni un punto di svolta 
necessario allo sviluppo produttivo. 
Il seguito di tale premessa teorica sarà 
necessariamente l’analisi di una realtà pratica fondata su tali 
basi: la realtà della “Olivetti” che, grazie all’acume dei suoi 
fondatori è stata in grado di interpretare il mercato in un 
modo adeguato alle richieste esterne e innovativo in campo
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sociale. 
Il quarto capitolo sarà dunque dedicato alla figura ed 
all’azione dell’imprenditore di Ivrea: attraverso il confronto 
continuo con i tre teorici precedentemente citati, 
cercheremo nel pensiero e nell’azione di Adriano una sintesi 
innovatrice che permetta di riscoprire la persona descritta 
da Mounier, la società cooperativa teorizzata da Proudhon e 
l’impresa creativa proposta da Schumpeter. 
Lungo il filo che ci ha condotto a mettere in rapporto 
l’imprenditore e teorico Olivetti con coloro autorevolmente 
hanno scritto sui temi trattati, proseguiremo con il quinto 
capitolo. Questo si articolerà in tre Parti. Nella prima 
cercheremo di analizzare gli aspetti della Corporate Social 
Responsability assunti dall’ingegner Adriano e sviluppati nel 
corso del XX secolo da innumerevoli studiosi, e valuteremo 
in particolare le possibilità di un mercato etico, che sia 
rispettoso della società civile, in questa Parte seguiremo 
alcuni scritti di Stefano Zamagni. 
Nella seconda Parte, metteremo in relazione il 
cammino dell’impresa con il concetto di “bene comune” 
giungendo ad identificare l’eticità dell’impresa con il rispetto
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dei diversi stakeholders.  
Infine, la terza Parte prenderà in considerazione le 
analisi delle performance aziendali ottenute grazie 
all’impegno a realizzare la responsabilità sociale d’impresa
3
. 
Nelle Conclusioni, cercherò di dare un contributo 
personale – fondato anche sulla diretta esperienza - alla 
comprensione, delle dinamiche sociali ed economiche che 
regolano il mondo della piccola e media impresa. 
 
                                 
3 Al riguardo ci rifaremo in gran parte agli studi eseguiti da Molteni
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CAP. I: IL CONCETTO DI PERSONA IN MOUNIER 
 
Emmanuel Mounier
1
 sulla scorta di J. Chevalier, di J. 
Maritain, di H. Bergson e soprattutto di C. Péguy intraprese 
una critica radicale della società contemporanea e del suo 
assetto borghese. Attorno alla rivista "Esprit", da lui fondata 
nel 1932, promosse il movimento personalista, che resta 
forse l'espressione più significativa in Francia del 
cattolicesimo impegnato.  
Nell’intraprendere il cammino verso la scoperta del 
concetto di persona sarebbe naturale partire da una 
definizione; ma già in questo incappiamo nella prima 
difficoltà. Mounier nel Manifesto al servizio del personalismo 
comunitario, ci dice «una persona è un essere spirituale 
costituito come tale da un modo di sussistenza mediante la 
sua adesione ad una gerarchia di valori liberamente eletti, 
assimilati e vissuti attraverso un impegno responsabile e 
                                 
1 E. Mounier (Grenoble 1905 - Parigi 1950) tra i suoi scritti fondamentali 
ricordiamo: l’importante monografia su C. Péguy, Il pensiero di C. Péguy 
(1931), Rivoluzione personalista e comunitaria (1935), Dalla proprietà 
capitalistica alla proprietà umana (1936) e Manifesto al servizio del 
personalismo (1936). Ed ancora Introduzione agli esistenzialismi (1946); 
Trattato del carattere (1946); Il personalismo (1949).
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una costante conversione; essa unifica così tutta la sua 
attività nella libertà e sviluppa nella crescita con atti creativi, 
la singolarità della sua vocazione»
2
; sembrerebbe semplice, 
dunque, inserire nella definizione di persona i fattori di 
“vocazione” cioè di chiamata alla responsabilità; di 
“incarnazione” cioè di attività in un contesto spazio-
temporale; e di “comunione” cioè di chiamata alla socialità. 
Lo stesso Mounier però, nel suo Il personalismo, ci dice che 
«il personalismo, è una filosofia, non un semplice 
atteggiamento. È una filosofia, ma non un sistema»
3
;con 
queste parole, egli mette al bando ogni possibile definizione 
o tentativo di schematizzazione descrivendo il personalismo 
come una filosofia, perché fissa delle strutture, ma 
allontanandolo dall’idea di sistema, in quanto la persona, 
che ne rappresenta l’oggetto principale di studio, va sempre 
oltre ogni possibile sistemazione definitiva. La persona non 
può mai essere racchiusa in una definizione finita, poiché è 
proprio ciò che nell’uomo non può essere trattato come 
oggetto. 
                                 
2 Mounier E., Manifesto al servizio del personalismo comunitario, (1936), 
Ecumenica, Bari 2003. 
3 Mounier E., Che cos'è il personalismo, (1948), Einaudi, Torino 1975.
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Sarà dunque sulla base della definizione che il filosofo 
francese da nel Manifesto e della difficoltà esplicativa 
espressa in Il personalismo che renderemo conto della 
persona nella sua dimensione relazionale; Mounier 
nell’introduzione del suo Che cos’è il personalismo, introduce 
i termini di confronto contro i quali la filosofia personalista è 
sorta: materialismo e spiritualismo, che secondo il filosofo 
francese sono entrambi eredi, anche se agli antipodi, della 
divisione cartesiana tra res cogitans e res extensa; egli dice 
«la rivoluzione morale sarà economica o non sarà. La 
rivoluzione economica sarà morale o sarà nulla»
4
; con 
queste parole Mounier entra nel vivo della dimensione 
relazionale, lasciando trasparire pienamente, la necessità di 
concepire la persona come rationalis naturae inividua 
substantia
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, cioè come essenza individuale di natura 
razionale, ma ancora e soprattutto come soggetto d’azione 
spirituale e materiale. 
Stiamo apprendendo dall’ontologia mounieriana che la 
persona alla quale d’ora in avanti dovremo riferirci, non può 
e non deve essere oggetto di studio, bensì soggetto 
                                 
4 Mounier E., Il personalismo, (1949), Garzanti, Milano 1952. 
5 Boezio S. Contra Eutychen et Nestorium