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ABSTRACT 
I Dipartimenti di Prevenzione al pari di qualsiasi altra struttura sanitaria 
hanno dovuto adattarsi e fronteggiare i cambiamenti causati dall’emergenza 
legata al COVID-19. Il presente elaborato intende cercare di comprendere 
come sono state strutturati e riorganizzati i dipartimenti di prevenzione per 
effettuare le attività legate alla gestione della emergenza da Covid-19, in 
particolare quelle del tracciamento dei casi positivi, e i cambiamenti che 
dette attività hanno portato nell’attività lavorativa degli operatori sanitari, in 
particolare dei Tecnici della Prevenzione. Più precisamente il focus dello 
studio sarà indagare su quanto svolto dai dipartimenti di prevenzione durante 
la pandemia evidenziando quelli che sono stati i mutamenti organizzati e 
gestionali che si sono resi necessari nel tempo a seconda dell’evoluzione 
della normativa e delle indicazioni operative in materia. Parallelamente sarà 
effettuata una breve riflessione sulle condizioni di stress cui sono stati 
sottoposti gli operatori sanitari impiegati in dette attività. La struttura, 
nonché il Dipartimento di Prevenzione coinvolto nello studio afferisce all’ 
Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale - ASUFC - sede di Gemona 
del Friuli (UD) presso la quale ho prestato servizio dal maggio 2020 fino a 
metà marzo 2022. Lo studio è stato realizzando ripercorrendo a ritroso il 
susseguirsi delle normative nazionali e locali, delle indicazioni e linee guida 
che si traducevano in continui riassetti organizzativi e strutturali.
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INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO 
Un considerevole numero di casi di polmonite virale si è sviluppato nel mese 
di dicembre del 2019 in Cina, nella città di Wuhan, diffondendosi 
rapidamente in tutto il mondo. Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione 
Mondiale della Sanità (OMS) ha identificato questa crescente quantità di casi 
come “Emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale” (Public 
Health Emergency of International Concern - PHEIC). Questa tipologia di 
emergenza viene definita: un evento straordinario, grave e improvviso che 
rappresenta un rischio per la salute pubblica, tramite la diffusione a livello 
internazionale di malattie, che porta ad adottare un’azione internazionale 
coordinata (OMS, 2005). L’11 febbraio 2020 l'OMS ha denominato la 
malattia COVID-19; l'11 marzo 2020, vista l’enorme diffusione dei contagi, 
ha dichiarato lo stato di pandemia. Questa condizione di emergenza ha 
simboleggiato un’importante sfida per la salute pubblica globale. 
Ad oggi, a livello mondiale, risultano 626.337.158 casi e 5.556.610 morti 
confermati dall’inizio della pandemia (OMS 28.10.2022). I casi totali in 
Italia sono 23.642.011 e i deceduti sono 179.436 (Ministero della Salute 
03.11.202) 
Nell’ambito lavorativo si è assistito a una riorganizzazione delle attività per 
adattarsi al periodo di crisi. Oltre all’adozione diffusa dello smart working e 
della didattica a distanza, vi sono stati cambiamenti e modificazioni anche a 
livello sanitario e, nello specifico, nei Dipartimenti di Prevenzione. I 
Dipartimenti di Prevenzione sono quelli che hanno ricevuto “minori 
attenzioni” rispetto alle Aziende Ospedaliere, in particolare dei loro reparti 
di Terapia Intensiva e di Pronto Soccorso nonché minor clamore mediatico 
rispetto alle RSA, lavorando rigorosamente sotto traccia per gestire al meglio
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le diverse ondate di contagio che si susseguivano nel tempo, con lo scopo di 
filtrare ovvero di ridurre il più possibile le persone da destinare a cure presso 
le Aziende Ospedaliere, notevolmente oberate di lavoro, attraverso un 
quanto più possibile efficace tracciamento dei contatti delle persone positive 
(cd. Contact Tracing), attivando le procedure di isolamento dei positivi e di 
quarantena dei rispettivi contatti stretti, quale principale strumento di 
prevenzione e contenimento della malattia infettiva, rientrante in un più 
ampio spettro di azioni di sanità pubblica svolte dai Dipartimenti quali 
l’attivazione di un numero unico informazioni (NUIC) al fine di fornire 
assistenza e informazioni a soggetti postivi, contatti stretti, soggetti rientranti 
dall’estero e qualsiasi cittadino per le adempienze burocratiche, procedure di 
isolamento e informazioni sulle vaccinazioni. Ne consegue che, oltre al 
reparto di terapia intensiva e al pronto soccorso, anche queste realtà, al pari 
delle altre strutture sanitarie, hanno vissuto periodi complessi a causa della 
pandemia. 
Dall’impatto della pandemia COVID-19 sui Dipartimenti di Prevenzione è 
derivato il progetto di analizzare e valutare la gestione delle attività correlate 
alla situazione emergenziale e i cambiamenti indotti nelle attività lavorative 
ordinarie. E’ stata inoltre effettuata una preliminare focalizzazione sullo 
stress lavoro-correlato derivante dai conseguenti mutamenti organizzativi e 
gestionali sugli operatori sanitari coinvolti. Al fine di evidenziare i momenti 
e i fattori critici nella riorganizzazione delle attività è stato somministrato un 
questionario a tutti gli operatori sanitari e non impegnati nelle attività 
correlate all’emergenza da Covid-19.
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1. PANDEMIA DA COVID-19 
Nel mese di dicembre del 2019, a Wuhan città in provincia di Hubei, in Cina, 
è iniziata un'epidemia di polmonite di origine sconosciuta, che ha sollevato 
preoccupazioni per la salute globale a causa della facilità di trasmissione. 
Dopo aver contagiato e provocato la morte di migliaia di persone in Cina, il 
virus si è diffuso raggiungendo l'Italia, altri Paesi europei e gli USA. Per 
diagnosticare e controllare rapidamente la malattia altamente infettiva, le 
persone sospette sono state isolate e sono state sviluppate procedure 
diagnostiche e terapeutiche tramite i dati epidemiologici e clinici dei 
pazienti. Dopo numerosi studi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha 
chiamato la malattia Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) e 
successivamente l'ha dichiarata pandemia a causa dell'infettività diffusa e 
dell'alto tasso di contagio. 
1.1. I Coronavirus 
I Coronavirus sono una famiglia di virus conosciuti in quanto responsabili di 
diverse malattie, come il raffreddore, ma anche di malattie più gravi, come 
la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS) e la Sindrome Respiratoria 
Acuta Grave (SARS) (Ministero della Salute, 2020). Sono virus RNA a 
filamento positivo e a causa della loro somiglianza morfologica con una 
corona solare al microscopio elettronico, il virus è stato così definito 
Coronavirus. Un Coronavirus umano è stato isolato per la prima volta dalle 
secrezioni nasali di un bambino maschio con un comune raffreddore nel 
1965 da Tyrell e Bynoe. I Coronavirus sono noti per infettare l'uomo e alcuni 
animali, come mammiferi e uccelli. I pipistrelli, invece, sono considerati 
ospiti naturali di questi virus, ma anche molte altre specie di animali sono 
reputate tali. Ad esempio, il Coronavirus della sindrome respiratoria del 
Medio Orientale (MERS-CoV) viene trasmesso all’uomo dai cammelli e la
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sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-1 (SARS-CoV-1) viene 
trasmessa all’uomo dallo zibetto. La comparsa di nuovi virus patogeni per 
l’uomo, dapprima circolanti tra gli animali, è un fenomeno conosciuto, 
denominato “spill over o salto di specie”, e si presume possa essere alla base 
anche del nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2). Fino a questo momento, sono 
sette i Coronavirus che possono infettare l'uomo: 
• Coronavirus umani comuni: HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 
(Betacoronavirus) e HCoV-229E e HCoV-NL63 (Alphacoronavirus); essi 
possono portare a raffreddori ma anche a gravi infezioni respiratore; 
• Altri Coronavirus umani (Betacoronavirus): SARS-CoV, MERS-CoV e 
SARS-CoV-2. 
Un nuovo Coronavirus (nCoV) corrisponde a un ceppo di Coronavirus che 
non è ancora stato identificato nell'uomo. Infatti, il Coronavirus denominato 
SARS-CoV-2, non era mai stato identificato prima di essere segnalato a 
Wuhan. L'International Committee on Taxonomy of Viruses, commissione 
che si occupa della designazione e della denominazione dei virus, ha 
chiamato il virus che ha causato l' epidemia di Coronavirus: “Sindrome 
Respiratoria Acuta Grave Coronavirus 2” (SARS-CoV-2). Questo nome 
deriva dall’agente patogeno, strettamente correlato, che nel 2002 ha 
provocato la SARS (SARS-CoVs) e si classifica geneticamente all'interno 
del sottogenere Betacoronavirus SarbecoviruS. 
L’11 febbraio 2020, il Direttore Generale dell’OMS ha annunciato il nome 
della malattia provocata dal nuovo Coronavirus: “COVID-19”, dove “CO” 
sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l'anno in cui si 
è manifestata per la prima volta. 
1.2. Modalità di trasmissione e periodo di incubazione
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Gli studi effettuati indicano che il SARS-CoV-2 si diffonde principalmente 
in due modi: sia indirettamente, tramite oggetti o superfici contaminati; sia 
direttamente, attraverso il contatto diretto con persone infette mediante le 
secrezioni di naso e bocca, cioè le goccioline droplet, chiamate anche nuclei 
di goccioline aerosolizzate o aerosol. Quando una persona infetta tossisce, 
starnutisce o parla, rilascia delle secrezioni dal naso e dalla bocca. Gli 
individui che si trovano a una distanza inferiore di 1 metro da questa persona 
possono contagiarsi se le goccioline droplet entrano nel loro naso, bocca o 
negli occhi. Inoltre, in ambito sanitario, alcune procedure mediche possono 
produrre goccioline droplet molto piccole che rimangono a lungo sospese 
nell'aria. Quando queste procedure mediche vengono effettuate su persone 
COVID-19 positive, le goccioline droplet possono contenere SARS-CoV-2. 
Queste possono così essere inalate da persone vicine se non indossano 
appropriati dispositivi di protezione individuale (DPI). Le persone infette 
possono rilasciare goccioline anche su oggetti e superfici quando 
starnutiscono o tossiscono. Se altri individui maneggeranno successivamente 
questi oggetti o superfici, potrebbero contagiarsi in modo indiretto 
toccandosi gli occhi, il naso o la bocca con le mani contaminate. I 
Coronavirus umani, tra cui il MERS- CoV e il Coronavirus umano endemico, 
possono persistere sulle superfici fino a 9 giorni, ma possono anche essere 
rimossi attraverso una disinfezione superficiale. Inoltre, è fondamentale 
tenere in considerazione che gli individui infetti possono trasmettere il virus 
sia in presenza che in assenza di sintomi. Per questo motivo è necessario 
identificare tramite test le persone malate e provvedere a un loro isolamento, 
limitando possibili contatti sociali. Queste misure possono contribuire a 
spezzare la catena di trasmissione del virus, insieme al distanziamento, 
all’utilizzo dei DPI e all’igiene costante di mani e superfici. Il periodo di 
incubazione corrisponde al periodo di tempo che intercorre fra il contagio e