IL CONTROLLO INTERNO NELLA PUBLIC COMPANY 
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Di qui il fiorire di dibattiti che si sono svolti e si continuano a 
svolgere, intorno ai vari significati del concetto stesso di 
privatizzazione
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, agli obiettivi via via privilegiati e agli strumenti 
adoperati e adoperabili nei singoli casi.  
In effetti, non esistono soluzioni universalmente ottimali, 
perché le modalità delle privatizzazioni sono numerose e 
dipendono fortemente, oltre che dagli obiettivi di volta in volta 
ritenuti prevalenti, dal contesto, dalle condizioni e dai vincoli 
esistenti nella realtà economica e finanziaria di ciascun Paese.  
Nel dibattito sulle varie tipologie di privatizzazione 
sperimentate in Europa e nel mondo, è emersa una forma 
specifica, la cosiddetta soluzione «inglese», consistente nel 
collocamento sui mercati del 100 per cento della società in corso 
di privatizzazione e nella conseguente creazione di una Public 
Company
2
. 
                                                          
1
 Come modifica degli assetti giuridici, o degli assetti proprietari, o degli 
assetti organizzativi, o degli assetti di mercati. «Sotto il profilo economico 
generale, privatizzazione significa formulazione di una strategia che, 
partendo dalla ridefinizione del ruolo dello stato nell’ambito del sistema 
socio-economico, consenta il razionale ampliamento degli spazi di mercato» 
cfr. in proposito Golinelli Gaetano M., Privatizzazioni, Public Company, 
Buy out, in Azienda Pubblica, n.2, 1994. 
2
 E’ opportuno notare come anche nel linguaggio giuridico dei sistemi di 
common law, termini come public corporation e public company vengano 
utilizzati con significati diversi. Cfr. a proposito Clark R.C., Corporate 
Law, Boston-Toronto; Fox D. & Bowen M., The Law of private companies, 
London, 1991. Si distingue anche tra public corporations (sotto il profilo 
dell’esercizio di un’attività che attiene all’interesse pubblico) e publicly held 
corporations, in relazione alla diffusione delle loro securities tra il pubblico. 
Cfr. Henn H.G. Ealexander J.R., Law of Corporations and other Business 
Enterprises, St Paul, Minn., 1983. 
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E’ attraverso questo sistema che si sono svolte le 
privatizzazioni inglesi dell’«era Thatcher»; e pertanto, oggi che 
anche in Italia è in corso il processo di privatizzazione, si discute 
della praticabilità di questo tipo di operazioni anche sul nostro 
mercato e si guarda allora al mondo anglosassone dove tale 
modello organizzativo/istituzionale di impresa, la Public 
Company, è nato e si è sviluppato, quale soluzione determinante 
al problema del finanziamento dello sviluppo delle imprese. 
In primo luogo pertanto si analizzerà l’esperienza dei paesi di 
cultura anglosassone, in particolare del Regno Unito, dove il 
dibattito sulla Corporate Governance è stato oggetto di rinnovato 
interesse a partire dagli anni ’80, sulla base delle stesse esigenze, 
emerse più recentemente anche nel nostro ordinamento, di 
potenziamento del controllo da parte dei soci sull’attività di 
gestione degli amministratori.
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L’esperienza dell’ordinamento britannico in questa materia, 
consente di considerare l’efficacia o l’effettività di proposte (in 
particolare quelle di autoregolamentazione, che hanno avuto un 
impatto notevole sulla struttura sociale britannica), di cui può 
essere interessante tenere conto nella ricerca di soluzioni relative 
all’ordinamento italiano. 
                                                          
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 Spesso quelle stesse esigenze si sono tradotte  nella previsione di soluzioni 
analoghe ad alcune da noi attualmente auspicate o suggerite. 
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E’ proprio sulla base delle suddette esigenze che il presente 
lavoro si propone un’analisi approfondita delle problematiche 
connesse alle imprese ad azionariato diffuso (per noi Public 
Companies) e dunque delle conseguenze derivanti dalla 
separazione tra proprietà e controllo e dei rischi connessi al 
perseguimento di obiettivi estranei alle finalità d’impresa da parte 
di un management inefficiente. 
Dopo aver sottolineato le caratteristiche peculiari e la struttura 
proprietaria di una public company, aver valutato l’importanza 
della sua diffusione, con riferimento alle modalità della sua 
nascita, del suo sviluppo e della dimensione concreta del 
fenomeno, l’attenzione si concentra sul problema del controllo 
interno nella Public Company, che costituisce evidentemente 
l’oggetto specifico di questa tesi. 
Con questa analisi si vuole infatti dimostrare se il tipo di 
controllo in questione sia adeguato a rispondere alle specifiche 
finalità per le quali è previsto, e pertanto capire se le modalità del 
suo attuale funzionamento e le forze preposte al suo esercizio 
siano o meno efficienti.
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In concreto, l’oggetto di questo lavoro è comprendere se e in 
che modo siano rispettate in una public company le fondamentali 
esigenze, proprie di ogni società di capitali, relative alla funzione 
                                                          
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 L’analisi si fonda sul presupposto che gli attuali sistemi di controllo sul 
management sono risultati inefficaci, e pertanto l’obiettivo del presente 
lavoro è considerare i meccanismi attraverso cui la corporate governance 
può essere migliorata, e quindi, l’attenzione si focalizzerà specialmente sul 
board e sulla sua riforma. 
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di controllo e supervisione sull’attività sociale; questo 
chiaramente comporta la disamina dei meccanismi concreti con 
cui, in presenza di quelle che sono le caratteristiche peculiari 
della public company, quali la diffusione dell’azionariato, la 
disintegrazione del diritto unitario di proprietà e quindi il 
conseguente spostamento del potere dagli azionisti/capitalisti al 
management, vengono tutelati gli interessi di tutti coloro che si 
trovano coinvolti, a qualunque titolo, nella vita sociale. 
A tal proposito si ritiene opportuno soffermarsi, per 
comprendere quali siano gli interessi da tutelare, sulla serie di 
possibili conflitti di interesse che si sviluppa all’interno di una 
società ad azionariato diffuso e sulla inevitabile posizione di 
inferiorità e debolezza in cui si trova il socio disperso, parte di un 
capitale estremamente frazionato. 
L’obiettivo del lavoro è pertanto verificare se una attenta 
funzione di supervisione e di monitoraggio esercitata dagli organi 
interni competenti a svolgere la funzione di controllo in una 
public company, sia sufficiente ad assicurare il perseguimento 
dell’interesse sociale attraverso una efficiente gestione. 
In altre parole, quello che si vuole raggiungere è un giudizio 
sintetico sull’adeguatezza e l’idoneità dei meccanismi di 
controllo interno a garantire il rispetto delle finalità dell’impresa 
e cioè da un lato a risolvere tutti i possibili conflitti tra il fornitore 
del capitale di rischio (azionista) e il manager che lo gestisce, e 
dall’altro ad assicurare la corretta gestione della società. 
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Uno studio di tali problematiche non può certo prescindere dal 
considerare l’ormai noto
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 concetto di Corporate Governance, dal 
momento che esso ricomprende nella sua definizione, il problema 
del controllo delle aziende, oltre a quello della loro gestione.
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Il termine designa infatti le regole del government societario, 
che investono in particolare il problema dell’equilibrio tra 
amministrazione e supervisione - interna ed esterna - nelle 
società aperte al pubblico, oppure ancora più riduttivamente la 
questione dei controlli interni all’impresa.
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 Il tema della Corporate Governance è indubbiamente al centro del 
dibattito accademico nei principali paesi industrializzati, benché in maniera 
non uniforme. Tale dibattito si è comunque maggiormente sviluppato nei 
paesi in cui prevale ed è maggiormente diffusa la public company (Stati 
Uniti e Gran Bretagna), al fine di eliminare le disfunzioni che quel sistema, 
tradizionalmente orientato al mercato, ha evidenziato nell’esercizio del 
governo societario. Proprio in questi ordinamenti, caratterizzati 
dall’esistenza di società con azioni diffuse tra il pubblico dei risparmiatori, il 
tema centrale della Corporate Governance, ossia la ricerca di un 
bilanciamento tra l’interesse al profitto del socio e il potere del management, 
diviene pressante. Nel lavoro che segue si tenterà di sviluppare una 
autonoma riflessione proprio sui temi della corporate governance in ambito 
anglosassone, dopodiché l’attenzione sarà concentrata sul versante 
dell’analisi e della diagnosi dei problemi posti dall’assetto del sistema 
economico e imprenditoriale italiano 
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 Come osservato da Sir Adrian  Cadbury, «Corporate Governance is the 
system by which companies are directed and controlled. It covers the way 
the board should behave towards, and deal with, its shareholders, auditors, 
staff and financiers». 
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 E’ in questa direzione che si è mossa, ad esempio, una recente ricerca 
internazionale promossa dal Committee of Sponsoring Organizations of the 
Treadway Commission realizzata da parte della società di revisione Coopers 
& Librand. 
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Corporate Governance è infatti, secondo una delle varie 
definizioni proposte
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, «l’intero sistema di diritti, procedure e 
controlli sul management di una società, stabiliti internamente o 
esternamente alla società stessa con l’obiettivo di proteggere gli 
interessi di tutti gli stakeholders
9
».  
Il tema della Corporate Governance, ha assunto nei diversi 
paesi caratteristiche specifiche e dunque differenti 
configurazioni; in particolare si possono distinguere due 
contrapposti modelli: un «insider model» e un «outsider 
model».
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 Molte e diverse sono naturalmente le definizioni proposte della Corporate 
Governance. Tra le tante, si ricorda anche quella più rigorosa, proposta 
dall’Associazione Disiano Preite nel Rapporto sulla società aperta, Il 
Mulino, 1997, secondo cui Corporate Governance è «l’insieme di regole e 
di istituzioni volte a conciliare l’interesse alla certezza del controllo sulle 
imprese da parte dei soggetti che lo esrcitano (imprenditori) e l’interesse 
degli investitori a una sorveglianza continua e idonea sugli imprenditori al 
fine di assicurare che tale controllo sia allocato e gestito con efficienza (cioè 
dagli imprenditori adatti) in modo il più possibile indipendente dalle 
disponibilità finanziarie degli individui». Inoltre si vuole ricordare anche la 
definizione più estensiva proposta dai due autori inglesi Sheikh e 
Chatterjee nella loro opera Perspectives on Corporate Governance, in 
Corporate Governance and Corporate Control, London, 1995, secondo la 
quale l’ambito della Corporate Governance comprenderebbe “four main 
principal activities, namely: a) direction, which is concerned with 
formulating the strategic direction for the future of the enterprise in the long 
term; b) executive action applies to involvement in crucial executive 
decisions; c) supervision involves the monitoring and oversight of 
management performance, and d) accountability is concerned with 
recognising responsibilities to those making a legitimate demand for 
accountability”. 
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 Per stakeholders si intendono tutti i soggetti interessati alla vita 
dell’azienda, e cioè oltre agli azionisti anche i dipendenti, i creditori, i 
fornitori, i clienti e le autorità di governo. 
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 Per una distinzione tra insider systems (dominati dalla presenza e dal 
controllo di pochi azionisti dominanti) e outsider systems (caratterizzati 
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Nel primo, proprio della Germania e di altri paesi dell’Europa 
continentale, il controllo sulla gestione è affidato al board, che 
rappresenta generalmente tutti gli stakeholders; il secondo, 
proprio dei paesi anglosassoni è caratterizzato dal fatto che il 
controllo sull’operato dei managers non è esercitato internamente 
alla società, ma è affidato soprattutto al mercato.
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Tale distinzione è particolarmente rilevante nel presente lavoro 
che vuole essere proprio una comparazione tra modelli di 
controllo; esso si presenta infatti come un confronto tra le 
modalità attraverso cui viene esercitato, nel Regno Unito e in 
Italia, il controllo sulla gestione delle grandi società con 
azionariato diffuso.  
Dopo aver analizzato il dibattito in merito alla Corporate 
Governance anglosassone, sotto il profilo del problema del 
controllo nonché dei meccanismi di supervisione concretamente 
adottati nelle public companies inglesi, oggetto del lavoro 
diviene l’esperienza italiana; in particolare si procede ad 
                                                                                                                                                    
invece da una proprietà azionaria più dispersa e perciò dominati dal 
mercato) si veda Mayer C., There is a direct relationship between a 
country’s system of corporate governance and its economic success, 
A.A.V.V., Enterprise and Governance, Londra, 1996, 10, 13.; e anche 
Rubino E., Verna A., Tendenze recenti in tema di corporate governance: 
l’esperienza estera e quella italiana a confronto, in Rapporto Irs sul 
mercato azionario, il Sole 24 ore, 1996. 
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 Si dice infatti che il sistema britannico sia decisamente dominato dalla 
Borsa (nonostante negli Stati Uniti il numero di società quotate in borsa sia 
superiore al numero in Gran Bretagna, la percentuale di capitalizzazione 
rispetto al PIL delle azioni domestiche è superiore alla percentuale 
americana), ad elevata liquidità di investimento, fortemente soggetto a 
scalate e che per questo pertanto si tratti di un outsider system.  
 
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esaminare l’esistenza o meno nel nostro Paese delle condizioni 
che sono necessarie per realizzare delle public companies (il che 
comporta un breve accenno agli strumenti giuridici introdotti 
dalla legge 30 luglio 1994, n.474 al dichiarato scopo di 
raggiungere questo obiettivo), e successivamente ad analizzare il 
sistema di Corporate Governance italiano, cioè il sistema 
attraverso cui in Italia le grandi società quotate che hanno un 
elevato numero di azionisti (vedremo non sempre definibili 
public companies) sono dirette e controllate. 
Nel compiere questa analisi particolare spazio sarà dedicato al 
ruolo del collegio sindacale, sia perché nella realtà italiana esso è 
l’organo adibito al controllo interno nelle società, ed è pertanto 
utile considerarlo ai fini della nostra comparazione tra modelli di 
controllo societario, sia soprattutto perché è organo di primo 
piano alla luce della notevole specificazione di compiti operata 
dalla recentissima riforma Draghi, in vigore dal 1 luglio 1998, 
sulla base del d. lgs. 24 febbraio 1998, n.58. 
Al termine della trattazione si trarranno le dovute conclusioni 
relativamente all’efficienza e all’adeguatezza dei meccanismi di 
controllo sulla gestione e dei sistemi di supervisione all’interno 
delle grandi società ad azionariato diffuso, sempre in un’ottica 
comparatistica e nella inevitabile considerazione delle prospettive 
per il futuro.