Skip to content

Analisi del bilancio di una banca

La banca è un’impresa, quindi deve utilizzare il bilancio per mostrare la sua operatività.
La banca è quel soggetto-impresa che si frappone tra i soggetti in surplus e i soggetti in deficit per ottenere e ricollocare i fondi sul mercato. Quindi deve cercare contemporaneamente di soddisfare i soggetti in deficit e far ottenere un rendimento migliore ai soggetti in surplus.
Per questo si parte dall’analizzare le voci che rappresentano la raccolta dei fondi, la banca raccoglie i fondi da chi ne dispone.
Questa raccolta nel momento in cui si origina, instaura un rapporto di obbligazione per l’intermediario, perché questo li deve restituire ai soggetti in surplus.
Per quanto riguarda le persone fisiche, un rapporto simile è rappresentato dal mutuo. La banca come garanzia che gli venga restituito quanto prestato, mette delle ipoteche sugli immobili.
Nell’attivo invece si può vedere come la banca impiega questi fondi.
PASSIVO – COME SI CARATTERIZZA LA RACCOLTA
1° VARIABILE DI CLASSIFICAZIONE DEL PASSIVO – DIFFERENZIAZIONE TEMPORALE
E’ prassi comune che la raccolta venga esplicitata nel bilancio in termini di differenziazione temporale, ovvero si considerano prima i flussi che hanno una raccolta più a breve termine, e via via quelli con scadenze più prolungate. Questo perché, visto che la raccolta identifica un prestito, tanto più il prestito è breve, tanto minore sarà la disponibilità che i flussi hanno nel portafoglio dell’intermediario.
Questo rapporto è importante perché la Banca non tiene i flussi per se, ma li impiega. Deve tenere conto quindi che i fondi impiegati abbiano una scadenza, che coincida con la scadenza del prestito ricevuto. Questo vale per ogni rapporto di intermediazione.
Nell’attività bancaria, la gestione temporale, non sempre è una gestione definita. Questo perché ci sono alcune voci del passivo che non vengono messe in ordine temporale, ma vengono posizionate prima di tutte le voci.
Queste voci servono ad indicare che in realtà l’origine dell’attività bancaria nel Rinascimento si fonda sulla funzione di deposito da parte dei soggetti in surplus. Questo implica che i soggetti in qualsiasi momento possono ritirare i loro soldi. Quindi esula dalla variabile temporanea.
Questi rapporti vengono definiti a durata indeterminata, proprio perché la banca non dispone di nessun parametro temporale per determinare l’utilizzo verso i soggetti in deficit.
Se la raccolta non ha durata definita viene chiamata Raccolta a vista, che vuol dire che in ogni momento, il soggetto in surplus può ritirare i suoi soldi.
L’obbligo della banca diventa più restrittivo, perchè in ogni momento deve garantire il ritiro dei risparmi, e questo rende più difficile la programmazione di questi fondi.
La banca non può destinare tutti questi fondi ai soggetti in deficit, se non con una gestione accorta  che si basa sui movimenti di questi fondi. La banca ne può prevedere l’utilizzo sulla giacenza media.
Il conto corrente è il rapporto elementare che prevede l’inizio del’operatività tra un soggetto e la banca.
2° VARIABILE DI CLASSIFICAZIONE DEL PASSIVO – IL COSTO DELLA RACCOLTA
Se la banca si pone sul mercato per raccogliere i flussi, la raccolta prevede una remunerazione verso i soggetti in surplus da parte della Banca. Il costo di raccolta si concretizza nell’interesse che la Banca è disposta a pagare per raccogliere i fondi.
La relazione tra costo e tempo è che tanto più la raccolta sarà prolungata, tanto più il costo darà alto. Perché l’intermediario ha la possibilità di utilizzare i fondi per più tempo. Infatti la raccolta a vista in alcuni casi può avere costo nullo.
L’interesse è il valore percentuale che si esprime a livello nominale e determina il valore di crescita dell’investimento.
L’interesse che la Banca deve pagare ai soggetti in surplus per aver raccolto i fondi si definisce interesse passivo. La Banca è disposta a pagare perché utilizza questi fondi per prestarli a soggetti in deficit attraverso dei prestiti che implicano l’ottenimento di un premio su questi flussi, che è rappresentato dall’interesse attivo.
La differenza tra interessi attivi e passivi viene definito MARGINE DI INTERESSE (O RISCHIO DI CREDITO), ovvero la differenza tra quanto la Banca deve pagare e quanto deve ricevere.
Rappresenta quindi la ricchezza ottenibile da ogni impresa banca nello svolgimento della sua attività tipica.
La differenza tra interessi attivi e passivi individua solo la funzione tipica della Banca. Però la Banca opera in un regime di concorrenza anche a livello internazionale.
Questo vuol dire che gli interessi passivi devono essere pagati da parte della banca. La banca ha quindi un obbligo di rimborso nei confornti dei soggetti in surplus. Dall’altra parte, per quanto riguarda i soldi prestati, è la Banca che deve ricevere gli interessi, e deve assicurarsi che i soggetti in deficit restituiscano oltre al prestito effettivamente prestato, gli interessi attivi. Per garantire che i soggetti in deficit alle scadenze fissate rimborsino quanto dovuto la Banca chiede una garanzia immobiliare, ovvero l’ipoteca sugli immobili.
Il valore dell’immobile solitamente è superiore al valore del mutuo, e questo perché la Banca in questa maniera cerca di evitare gli effetti delle oscillazioni negative degli immobili non correndo il rischio di perdere parte del credito prestato.
Esistono forme di concorrenza sugli interessi che si pagano sul mercato per quanto riguarda i flussi raccolti. A livello globale ci sono quindi altre forme di concorrenza legate a strumenti non fungibili ma con caratteristiche di rischio analoghe
a quelle di raccolta.
La raccolta implica un grado di valutazione del rischio uguale  a zero, perché la banca restituisce sempre i soldi essendo un’istituzione sicura, in alcuni casi anche grazie all’intervento delle autorità di controllo.
Questo fa si che i risparmi bancari vengano considerati attività prive di rischio o risk free asset.
In questo ambito sul mercato non si trovano solo le operazioni di raccolta del risparmi, ma ci sono altri strumenti risk free come i titoli di stato, che sono strumenti finanziari di investimento emessi dallo Stato. Questi titoli sono risk free perché non hanno il rischio di rimborso, perché lo Stato è istituzionalmente garante di tutti i titoli emessi. Lo Stato utilizza strumenti che non sono perfettamente fungibili, ma che sono risk free.
Un caso analogo sono gli Investitori Istituzionali, che contengono il livello di rischio, investendo in modo cumulativo e professionale (ad esempio nel fondo comune d’investimento, del quale i vari soggetti possono averne una quota).
Il confronto tra la raccolta e i titoli, che hanno lo stesso rischio, si fa sugli interessi, ovvero sugli interessi che convengono di più.
Se lo Stato offre di più rispetto alle banche, le banche si vedono prosciugare i loro risparmi.
Se esiste concorrenza tra raccolta bancaria e altre forme di investimento, si parla di DISINTERMEDIAZIONE. Quando siamo di fronte a questa situazione la banca deve giocare sul tasso d’interesse, aumentandolo, e di conseguenza il margine d’interesse si ridurrà.

Tratto da ECONOMIA DELLE AZIENDE DI CREDITO di Valentina Minerva
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.