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Lo statuto giuridico degli immigrati



Secondo Stephen Castles la posizione degli immigrati è contrassegnata spesso da uno statuto giuridico specifico: straniero o non cittadino.
Il significato sociale della diversità etnica dipende invece dal significato attribuito ad esso dalle popolazioni e dalle condizioni dei paesi d’accoglienza; laddove i governi hanno riconosciuto il carattere permanente del trasferimento la tendenza è stata di muoversi con politiche di assimilazione verso l’accettazione di un certo grado di differenza culturale.
Secondo lo stesso piuttosto che continuare a battersi per una omogeneità legata al mito dell’unità politica bisognerebbe considerare il fatto che un eventuale cambiamento in multiculturalismo potrebbe avere risultati positivi. Le politiche di assimilazione vogliono che gli immigrati non diventino cittadini ma compartecipino alla cultura dominante dato che le sfide nelle società multiculturali sono le stesse che vengono percepite come minacce dalle identità nazionali. Il multiculturalismo origina incertezze, perplessità e atteggiamenti di riluttanza per questo, sostiene Turnaturi, occorre orientarsi al riconoscimento dell’altro partendo dal rispetto della persona.
Un riconoscimento può avvenire anche sotto un profilo di interazione dialogica. Ogni individuo formula in modo più o meno esplicito, volendo o non volendo, un personale giudizio. Tale, c’è il rischio che porti alla devalorizzazione del soggetto immigrato. Questa esperienza può rendere fragile il soggetto nel quale nascono dubbi sul valore effettivo di se e sulla dignità dei fini che persegue. I critici più feroci invece di devalorizzazione parlano di cultura del piagnisteo denunciando una strategia di vittimizzazione, gli stessi sostengono che gli atteggiamenti negati verso le minoranze cesseranno quando tali smetteranno di darci motivi di lamentela, li si invita pertanto a rimboccarsi le maniche al fine di dimostrare concretamente di meritare il rispetto e i favori che reclamano.
Tra i vari atteggiamenti che le società occidentali usano nei confronti delle comunità in minoranza ricordiamo il processo di Etnicizzazione, basato sull’essenzialismo della cultura di origine la quale sostiene che l’altro sia incapace di soggettivarsi a causa delle abitudine semi barbariche che continua a mantenere nella nuova società, prevale dunque un’idea di arretratezza che a partire dalla tribù di origine non ha mai permesso a questi popoli di “avere valore” di “svilupparsi” ciò avrebbe determinato la fuga dai luoghi di appartenenza. Da qui l’idea di culture non equiparabili e giustificabilità di un’assimilazione.

Tratto da INTERCULTURA. PAIDEIA PER UNA NUOVA ERA di Marianna Tesoriero
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