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Le opposizioni stilistiche di Foscolo

Le opposizioni stilistiche di Foscolo


Probabilmente è significativa qui anche l'opposizione bionda/bruna, poiché in genere nell'800, a cominciare da Scott, la bruna è considerata indipendente e pericolosa mentre la bionda è angelicata. Per non dire di tutte le precise trafile bibliche rilevate da Maria Antonietta Terzoli nella caratterizzazione di Teresa. Ciò non toglie che, per altro verso, le scene di Teresa discinta emanino un erotismo più sottile  e penetrante di quello esposto dalla nobildonna.
Torniamo comunque al ritratto della patrizia in sé: che è svolto come di consueto dall'alto verso il basso, ma su una linea che piuttosto che fisiognomica è sensuale: del volto sono nominati solo il sorriso e le occhiate, cui rispondono gli occhi di chi, guidato dalle liste nerissime, s'interna in altro di più erotico delle sue veneri; per il resto via via spalle e seno discinti, braccio bianchissimo e tondeggiante, fino al bel piede coperto e scoperto, il tutto abilmente rivelato a poco a poco, come di chi ha solo un corpo da esplorare. Non meno voluttuoso (cf. r. 17) l'abbigliamento, descritto sempre nell'ordine, la camicia trasparente che scopre più che non copra, la candida pelle, il pettine, la gentile pianella di seta rosa – languida che vanno di pari passo con lo studiato e voluttuoso languore della donna molle e rugiadosa.
Per finire, le apparizioni di Teresa e tanto più dello stesso Jacopo sono avvolte in un'atmosfera che se non proprio romantica possiamo definire preromantica, e gradiscono l'aperto della natura e la sua semplicità materna. Al contraruo il ritratto della dama ha luogo nella chiusa stanza, contigua a quella da letto, di un palazzo sontuoso e probabilmente vizioso, e la sua rappresentazione si apparente in modo evidente, e sia pure con maggiore sprezzatura, alla ritrattistica neoclassica del tempo. Guidano in questo senso alcune scelte di lessico e immagini (talamo, piccolo trono di guanciali, cagnolino) oltre a espliciti rimandi pittorici quali la Danae dipinta sul soffitto,il paragone tra il piccolo piede della Dea e quello che l'Albano dipingerebbe a una Grazia che esce dal bagno ma invero anche le descrizioni di Teresa devono alquanto a modelli pittorici neoclassici. Un perspicuo tocco d'ambiente, d'epoca e di femminilità è poi la presenza di alcuni romanzi francesi.
Pur in questo quadro e in questa tonalità neoclassici, la lingua del Foscolo non è affatto spinta in senso aulico, benché alla fine egli affermi, ma con ironia, di aver voluto sfoggiare dantescamente lo bello stile. Citiamo in questo senso: fe', appalesata, aere, sovra, chiedea, stavasi.
Del classicismo italiano eterno è anche il gusto per la variazione: sedia/seggiola. Né mancano i tratti realistici: a momenti, quasi intirizzita di freddo, schiattiva, zampine, contegnosa, contravveleno. Del resto Foscolo sa bene che sta scrivendo un romanzo.

Tratto da STORIA DELLA LINGUA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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