Il cinema post-moderno
Il digitale ha investito fin dai suoi esordi tutti i rami dell'industria cinematografica.
Durante la lavorazione del film, per esempio, non è più necessario che il profilmico sia realmente/fisicamente presente davanti alla macchina da presa.
Tra le diverse innovazioni c'è ora la possibilità di produrre immagini con forme diverse e registrare il movimento attraverso marcatori e telecamere (motion capture).
Quindi caratteristiche del cinema post-moderno sono:
• Ibridazione, quindi la caduta del discrimine tra cultura popolare e cultura d'elite.
• Frammentazione sul piano narrativo che risponde alla crisi dell'individuo moderno, il quale sembra aver smarrito le prospettive sul piano ideologico.
• Abbondanza di citazioni e rimandi.
• Andamento a-cronologico del racconto: il racconto non è più verosimile ma risponde al diverso pubblico che gli si propone, quindi un pubblico fruitore della televisione e quindi abituato a ragionare secondo una dinamica che non è più lineare.
• Montaggio frenetico.
Ricorrenti sono la steadycam, ovvero una sorta di macchina a mano perfezionata grazie a un sistema di imbracature che la lasciano sospesa sul corpo dell'operatore, e la lauma, ovvero una gru perfezionata che permette movimenti di macchina flessuosi.
Film tra i più rappresentativi del cinema post-moderno è “Pulp fiction”, film del 1994 diretto da Quentin Tarantino.
Caratteristica di tutti i film di Tarantino è la sua capacità di ibridare alla perfezione una notevole quantità di stimoli e modelli cinematografici, pubblicitari ma anche letterari.
Questa capacità è sicuramente frutto della passione di Tarantino per il cinema, maturata dall'aver lavorato sin da giovane in un videonoleggio.
Nonostante questa tendenza all'ibridazione, Tarantino riesce a inserire nei suoi film la sua autorità registica.
In “Pulp fiction”, in particolare, si possono individuare dei topos sia a livello di ambientazione sia a livello stilistico:
• Inquadrature molto angolate dal basso
• Combinazione tra piano sequenza e steadycam
• Dilatazione temporale
Nella scena più celebre del film vediamo l'ingresso dei due protagonisti, Mia Wallace e Vincent Vega, in un ristorante. In questa scena sono racchiuse tutte le caratteristiche principali del film ma anche del cinema post-moderno.
Anzitutto è evidente l'attenzione maniacale posta nell'allestimento del locale, ricco di oggetti che rimandano alla cultura di massa e al gusto anni '50 americano.
L'intera scena è affidata a una sorta di pastiche stilistico: ricorrono in particolare elementi come la centratura compositiva, il campo contro campo e il decoupage analitico, tipici del cinema classico.
Il film in generale è affidato ai dialoghi, la cui caratteristica principale è il fatto che non portano da nessuna parte e ruotano attorno ad argomenti che non sono utili al fine dello sviluppo narrativo.
La costruzione narrativa del racconto si basa su un andamento a-cronologico: i macro-capitoli del film sono stati montati con la volontà di confondere lo spettatore, che comunque è abituato a questo tipo di frammentazione grazie alla televisione e alle pubblicità.
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Dettagli appunto:
- Autore: Roberta Carta
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Beni culturali
- Esame: Storia del cinema e analisi dei film
- Docente: David Bruni
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