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La potenza del principio di ragione

Leibniz riconosce nel principio appena scoperto un principium grande, ovvero un «principio di grande potenza». La grande potenza di questo principio risiede nella pretesa, rivolta al soggetto rappresentante, della fornitura del fondamento per tutto ciò che al soggetto si pone di fronte come oggetto (Gegen-stand). Tale pretesa viene dal fondamento stesso e parla nella versione rigorosa del principio di ragione. Secondo tale versione, esso è principium reddendae rationis, principio della ragione che va resa, del fondamento che va fornito, ed afferma:

quod omnis veritatis reddi ratio potest, (di ogni verità [cioè, secondo Leibniz, di ogni proposizione vera] può essere resa ragione, può essere fornito il fondamento).

La pretesa alla fornitura del fondamento rivolta al soggetto rappresentante e proveniente dal fondamento stesso è espressa proprio da quel reddere, che significa «rendere», «dare indietro»: «tutto ciò che si incontra – spiega Heidegger – viene presentato, posto in una presenza, rispetto all’io che rap-presenta, viene ad esso riportato e ad esso offerto. In conformità al principium reddendae rationis, il rappresentare, se vuole essere conoscitivo, deve fornire al rappresentare stesso il fondamento di ciò che incontra, deve, cioè, renderglielo (reddere)». In altre parole il fondamento di ciò che sta di fronte, pretende di venir reso, dato indietro, in quanto fondamento, in direzione del soggetto rappresentante, mediante esso e per esso. «Il fondamento pretende di imporsi ovunque in modo tale che tutto, nell’ambito di questa sua pretesa, appare come un effetto […]. Solo ciò che si presenta al nostro rappresentare, che viene-incontro in modo da risultare posto, posato sul proprio fondamento, vale come un qualcosa che sta in modo sicuro, che sta di fronte, e cioè come un oggetto (Gegen-stand). Soltanto di ciò che sta in questo modo possiamo dire con certezza: esso è. Soltanto ciò che è stato portato a stare in un rappresentare fondato può valere come ente».

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