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I grandi cicli decorativi ad affresco degli anni '60



Una formidabile serie di cicli affrescati caratterizza, dagli anni ’60, il decoro delle residenze di una ricca e aggiornata aristocrazia dominante: il Cambiaso, il Castello e Semino sono impegnati in questi cantieri.
Cambiaso, con la forza del suo metodo, in una stentorea dichiarazione di colori e forme offre soluzioni di immediato effetto. Intorno alla metà degli anni ’60 per la villa di Cattaneo in San Fruttuoso, il Cambiaso realizza, per il salone, un trionfale apparato decorativo: i lavori di rinnovamento dell’architettura e degli spazi interni, per i quali è stato ipotizzato l’intervento del Bergamasco, precede l’opera del Cambiaso, che sulla volta dell’ampio spazio del salone, realizza una potente rievocazione del Ratto delle Sabine. Vi si trovano citazioni puntuali che mostrano uno studio specifico e una cultura dell’antico. Le caratteristiche sono lo stile tragico della scena centrale, la vena narrativa delle storie, gli elementi e l’impianto decorativo ( il fregio con Erme a finto bronzo, le finte sculture nelle nicchie con le raffigurazioni di Roma e della Lupa Capitolina), e il continuo richiamo all’antichità. Cambiaso parte dal metodo di progettazione attraverso le figure cubiche. Il colore è vivo.
Nel 1566 comincia una collaborazione con il Castello nell’impegnativo cantiere del Palazzo di Baldassarre Lomellino, dove i due lavorano a fianco. Nel salone centrale, Cambiaso realizza l’affresco perduto con Venere dinnanzi al concilio degli Dei fiancheggiato da Storie dell’Eneide e il Castello impegnato in uno dei salotti con L’incontro di Enea e Didone e con scene laterali che illustrano vicende dei due personaggi. Rimane solo l’affresco del Castello che testimonia un’accentuazione plastica delle figure inserite però in totale coerenza con uno spazio prospettico.
Altra compresenza dei due artisti è nella decorazione della Cappella Lercari in Duomo nel 1564. La realizzazione della scena palesa una lettura del Correggio.
Sono affreschi sulle pareti della cappella: per le due grandi scene previste, condizionate dalla relativa esiguità dello spazio di visuale, si sperimenta una soluzione regolata sull’esercitazione di un vedere dal basso. L’analisi di due affreschi, lo Sposalizio della Vergine e la Presentazione al Tempio, tende a sottolineare la totale indipendenza tra la spazialità del Cambiaso e l’operare del Castello. Lo spazio è realizzato nell’illusione prospettica con punti di distanza diversi e il punto di fuga, anche se ribbassato, è a un’altezza impossibile per l’osservatore.

Tratto da IL PERCORSO ARTISTICO DI LUCA CAMBIASO di Gabriella Galbiati
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