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Struttura del "De finibus"



Il De Finibus (assieme ai paradoxa stoicorum, al Brutus e all'Orator) è dedicato a Marco Giunio Bruto, nato nell' 85 a.c., nipote di Catone Uticense. Passò tra i congiurati solo alla fine, disgustato dalle ambizioni monarchiche e sollecitato da Cassio.  Si uccise nel 42 sconfitto a Filippi da Antonio e Ottaviano. Fu uomo di grande cultura, e filosofo che si riallacciava all'antica Accademia.  Trattò problemi morali in 3 opere. Si interessa anche di storia e poesia. Fu un grande oratore. Legato a Cicerone da amicizia e affinità (politica e filosofica).
Il De finibus svolge un problema morale di grande importanza: stabilire quale sia per l'uomo il sommo bene e quale il sommo male, ovvero fissare le norme dell'arte della vita. Cicerone cita 11 soluzioni proposte da diverse scuole filosofiche e ne considera 7, tra cui sceglie le principali, Epicurea, Stoica e Accademico-Peripatetica, sviluppandole nei 3 dialoghi di cui si compone l'opera.
PRIMO DIALOGO (libri I-II) : si immagina avvenuto nella villa di Cicerone a Cuma. Partecipano gli amici Torquato (epicureo come molti giovani nobili romani, e pompeiano) e Triario (oratore, seguace di pompeo).
ARGOMENTO:  Si parte dalla proposizione epicurea: "il sommo bene consiste nel piacere", sostenuta da Torquato.

Tratto da "DE FINIBUS" DI CICERONE di Dario Gemini
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