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Temperanza, fortezza e giustizia nel "De finibus"



LA TEMPERANZA
lo stesso ragionamento vale per la temperanza.  Essa non è desiderabile per se stessa, ma perchè reca pace all'anima, e ci avverte a seguire la ragione nel manifestare tendenza o ripulsione per una cosa. Occorre infatti restar fermi sui propri giudizi e propositi. I più, invece, sono vinti da una parvenza di piacere (sono sopraffatti da piccole e immediate gratificazioni). Ma chi davvero vuol godere raggiunge il massimo piacere tralasciando il piacere. Quindi anche la temperanza va cercata per ottenere maggiori piaceri.
LA FORTEZZA
Lo stesso vale per la fortezza. Gli sforzi hanno infatti un obiettivo: vivere senza affanno e timore. Molti si sono rovinati per le debolezze dell'anima e vane preoccupazioni. Ma il giusto atteggiamento aiuta a superare tutto questo.
LA GIUSTIZIA
Ancora, per la giustizia si fanno considerazioni analoghe. Essa non nuoce mai a nessuno, e produce sempre l'effetto, naturale, di calmare l'anima.  L'iniquità è fonte di turbamento: chi commette un atto iniquo dentro di sè ospita avventatezza..brama..ignavia.. E il suo atto è perseguito prima dal sospetto, poi chiacchiere, accusatore, giudice.. Alcuni poi possono temere la punizione degli dei.. Ma la vera ragione invita le persone di sano giudizio alla giustizia, all'equità, alla lealtà. Il danno che ci si provoca con l'ingiustizia è alla fine maggiore di quel che con essa si guadagna. Quindi neppure la giustizia è desiderabile per sè. Ma perchè è più piacevole essere amati, cari. Dunque si deve fuggire l'iniquità per i disagi che provoca e perchè essa non lascia mai respirare. Se quindi anche le virtù sono per il piacere, il piacere è il sommo bene e vivere felici = vivere con piacere.

Tratto da "DE FINIBUS" DI CICERONE di Dario Gemini
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