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Rito abbreviato, patteggiamento, processo per direttissima

Il rito abbreviato e applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento) sono due riti alternativi a quello principale appena visto. Siccome i processi durano parecchio tempo, il legislatore ha cercato di predisporre una serie di percorsi deflattivi lungo il cammino per ridurre il carico di lavoro e questi percorsi sono fondati sulla logica del baratto. Nel rito abbreviato, il baratto è il seguente: quando siamo di fronte al GUP nell’udienza preliminare, l’imputato lo può autorizzare a decidere sul materiale a sua disposizione se è colpevole o innocente, lo trasforma quindi in giudice di primo grado, questo non deve stabilire quindi come fa normalmente se il fascicolo del pubblico ministero contiene materiale sufficiente. Se l’imputato opta per il rito abbreviato, incassa lo sconto di 1/3 sull’eventuale pena se il GUP lo trovasse colpevole. Dopo di che il processo segue le cadenze viste: la sentenza di primo grado la pronuncia il GUP, e avverso quella sentenza si potrà andare nei gradi successivi per appellare.
Il patteggiamento ha un’ottica di tipo negoziale ancora più spinto, si può patteggiare entro certi limiti di pena, ossia si può patteggiare tutto ciò che porta al massimo ad una pena di 5 anni di reclusione. in questo caso si concorda una certa pena e su questa pena si ottiene uno sconto di 1/3 perché si è rinunciato al processo, facendo un accordo. Il PM e la difesa se trovano un accordo lo presentano al giudice.
Il processo per direttissima è un’ulteriore alternativa che non prevede baratti, avviene quando la prova è evidente, si processa l’imputato entro 48 ore e lo si condanna. Si va subito di fronte al giudice di primo grado senza passare per le fasi preliminari.
Ipotizziamo di essere una Corte d’Assise e analizziamo un caso: processo penale che si svolge di fronte la Corte d’Assise di Milano. Ci sono due soggetti, Teresa e Massimo, accusati di aver buttato giù dalla finestra Massimiliano. Il PM alla fine del processo di primo grado chiede alla Corte di assise di condannare gli imputati fino a 24 anni di reclusione. La difesa chiede l’assoluzione.
L’istruzione dibattimentale viene effettuata di fronte al giudice, di fronte al quale devono essere portate delle prove, delle testimonianze. Questo perché il giudice non sa nulla del fascicolo del Pubblico Ministero, perché lui è imparziale, si deve fare una sua idea.

Tratto da DIRITTO PENALE COMMERCIALE di Valentina Minerva
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