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Stabilità dei prezzi: obiettivo dell’Eurosistema

L’obiettivo dell’Eurosistema è mantenere e perseguire la stabilità dei prezzi, attraverso il controllo dei tassi e in particolar modo del tasso d’inflazione, che incide sui prezzi.
La BCE per controllare i tassi utilizza la politica monetaria, attraverso il monitoraggio e la correzione della liquidità che esiste nel sistema.
La stabilità dei prezzi è definita come un aumento sui dodici mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo per l’area dell’euro inferiore al 2%. La stabilità dei prezzi deve essere mantenuta su un orizzonte di medio termine.
Il Consiglio direttivo si prefigge di mantenere il tasso di inflazione sui livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo.
La stabilità dei prezzi aiuta a:
- rendere più evidenti le variazioni dei prezzi relativi;
- evitare il premio per il rischio di inflazione;
- impiegare le risorse in maniera produttiva;
- ridurre l’effetto discorsivo dei sistemi tributari e previdenziali;
- preservare la coesione e la stabilità sociale.
Controllare la liquidità del sistema vuol dire valutare quanti flussi finanziari sono disponibili nel sistema per essere impiegati.
Più c’è liquidità nel sistema, più la classe in surplus è disposta ad impiegare flussi a tassi più bassi, perché l’offerta sovrabbonda la domanda.
Viceversa quando la liquidità del sistema diminuisce, o c’è scarsità di offerta o c’è eccesso di domanda.
In caso di eccesso di domanda siamo in situazioni di crescita economica, dove tutti i soggetti in deficit hanno programmi di investimento.
In caso di scarsità di offerta, la domanda è sempre la stessa, e a questo stato di fatto si contrappone una diminuzione della possibilità di offerta. Questo sottolinea uno stato di decrescita o di non crescita. Il settore in surplus risulta non in grado di finanziare uno stato di fatto.
Gli interventi della BCE variano a seconda delle situazioni.
La BCE interviene aumentando o diminuendo la liquidità nel sistema.
Non può operare come soggetto finale, ma interviene attraverso gli intermediari finanziari che controllano e trasferiscono i messaggi agli intermediari finali. Questo passaggio è fatto con un criterio di base molto importante, basato su una linea di trasparenza, ovvero trattare tutti gli intermediari allo stesso modo, indipendentemente dalla loro grandezza. Questo criterio è quello relativo alle OPERAZIONI DI MERCATO APERTO.
Questo mercato si definisce aperto perché la Banca prevede un’unica soluzione per tutti gli operatori. Nelle operazioni di mercato aperto la BCE agisce per l’intero sistema: interviene sui mercati dell’area euro ma viene seguita da tutte le Banche Nazionali del SEBC.
Questo perché la politica monetaria deve tenere conto dell’intero SEBC, anche se non tutti i paesi ne fanno parte, altrimenti rischia di non avere un’incidenza complessiva per la stabilizzazione dei prezzi.
Attuare le politiche di mercato aperto significa decidere a monte qual’è l’obbiettivo di immissione o di ritiro della liquidità. Per rendere attiva questa decisione la BCE la rende pubblica a tutti gli intermediari autorizzati del mercato. È poi il singolo operatore a decidere se vuole aderire a quell’operazione o meno.
La stessa cosa avviene nel mercato dei Titoli di Stato: lo Stato quando emette i titoli si rivolge direttamente agli intermediari finanziari.
L’input che la BC vuole dare è un input di politica monetaria per controllare il flusso di liquidità e di conseguenza l’andamento dei tassi, entrambi rilevabili all’interno del mercato e del sistema. La Banca non fa una politica mirata sulla gestione della singola banca, ma si rivolge a tutto il sistema. Questa è la condizione fondamentale della Banca Centrale.
Se la Banca invece operasse in un regime bilaterale, creerebbe singoli rapporti con le singole banche, quindi non con tutto il sistema. Questa opportunità è meno trasparente e più dispersiva per il raggiungimento degli obbiettivi, perché sono più frammentati. Inoltre si rischia di mettere in atto una politica meno trasparente per quanto riguarda i singoli rapporti con i singoli intermediari.
In questo caso si parla di una gestione graduale dei flussi che vengono immessi sul mercato. La Banca Centrale è un soggetto offerente dell’operazione, poi sta alle parti aderirvi o meno e determinare anche il quantitativo globale per aderire all’offerta.
In questo modo si crea un sistema di vigilanza per i singoli intermediari. Queste operazioni non vengono utilizzate per controllare la politica monetaria, ma per intervenire su situazioni di disequilibrio dei singoli intermediari.
Tutto ciò perché la banca come impresa deve essere sempre in grado di restituire quanto le è stato prestato. Tutti i giorni ogni banca deve mantenere l’equilibrio dei flussi, un equilibrio tra i flussi che deve ricevere e quelli che deve dare. Questo presupposto deve essere costantemente monitorato.
Se l’equilibrio si dovesse rompere, ad esempio per dei ritardi, ci devono essere delle sacche di riserve per dare il via a dei meccanismi che riassestino l’equilibrio. Queste sacche possono essere costituite dal mercato o dagli organismi di controllo:
Se vengono create dal mercato sono relative al MERCATO INTERBANCARIO, ovvero si parla di flussi scambiati tra le banche. Ogni banca compie le sue scelte e queste scelte vengono riequilibrate tra le banche stesse in una sorta di mercato secondario. Siccome è un mercato di secondo livello tra quello che alcune banche avanzano e altre mancano può essere non conveniente chiudere in questo mercato per gli alti tassi.
Quindi per chiudere questo equilibrio ci si rivolge alle autorità di controllo, che hanno come obbiettivo primario la stabilità del sistema. L’autorità interviene e mette in atto un’operazione bilaterale, al fine di monitorare e controllare lo squilibrio.

Tratto da ECONOMIA DELLE AZIENDE DI CREDITO di Valentina Minerva
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