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Sviluppo industriale nel Regno d'Italia. Mortalità, igiene, alimentazione


Questo sviluppo industriale non è stato autopropulsivo: non si autoalimenta ma è necessario uno Stato che programmi e pianifichi per favorirlo.

I dati di tale sviluppo: tra il 1861 e il 1981 (piena maturità industriale italiana) dal punto di vista demografico si raddoppia sia per la natalità/mortalità che per il consistente flusso migratorio (VEDERE SUL LIBRO).
Cosa tipica dei paesi industriali.
E' raddoppiata anche la vita media, prima era 30 anni nel 1981 è di 75 anni. Oggi 77 anni. Sulla vita media così bassa incideva la mortalità infantile dovuta ad arretratezza, povertà, scarso igiene e scarsa alimentazione. L'Italia era prima per mortalità infantile, poi i valori si equiparano velocemente a quelli degli altri paesi europei.

Inoltre guardando i censimenti della popolazione, che dal 1861 si sono fatti insieme a quelli industriali o agricoli, si vede che l'Italia ha il suo primo decollo industriale tra fine 1800 e inizio 1900 ma fino al II dopoguerra gli addetti dell'agricoltura erano molti più dell'industria o servizi. L'Italia resta quindi un paese essenzialmente agricolo almeno fino al 1950.
La definitiva transizione a paese industriale si realizza dopo la II guerra mondiale per numero di addetti al settore.

L'industrializzazione rimase infatti a lungo concentrata nel triangolo industriale Lombardia, Piemonte e Liguria, per il resto è per lo più agricolo in termini di addetti.

Dal 1950 in poi l'industria va in Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Friuli cioè le regioni della III Italia (piccola e media impresa), poi si passò anche al terziario.

Tratto da STORIA ECONOMICA CONTEMPORANEA di Barbara Pavoni
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