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La morale e la giustizia in Schopenahuer


La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità. La prima ha un carattere negativo, perché consiste nel non fare del male. La carità si identifica invece con la volontà positiva e attiva di fare del bene al prossimo. Nonostante tutto, la morale rimane pur sempre all’interno della vita e presuppone un attaccamento ad essa. La vera liberazione è l’ascesi.

L’ascesi è l’esperienza per la quale l’individuo, cessando di volere la vita ed il volere stesso, si propone di estirpare il proprio desiderio di esistere, godere e volere. Mentre nei mistici del Cristianesimo si conclude con l’estasi, lo stato d’unione con Dio, nel misticismo ateo di Schopenahuer il cammino nella salvezza mette capo al nirvana buddista, che è l’esperienza del nulla.

Tale nulla non è il niente, bensì un nulla relativo al mondo, cioè una negazione del mondo stesso. In altre parole, se il mondo, con le sue illusioni, è un nulla, il nirvana, per l’asceta schopenhaueriano è un tutto, cioè un oceano di pace o uno spazio luminoso di serenità.

L’esito orientalistica del pessimismo di Schopenhauer ha ricevuto numerose critiche. Se la volontà si identifica con la struttura metafisica del reale, cioè con l’assoluto, ci si domanda come si possa ipotizzare un suo annullamento da parte dell’asceta.

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PAROLE CHIAVE:

Schopenhauer