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L’interpretazione della Scrittura per Spinoza

Il volgo fa tutt’altro che vivere secondo l’insegnamento della sacra Scrittura e quasi tutti spacciano per verbo divino le proprie invenzioni e col pretesto della religione mirano ad ottenere l’altrui consenso. Allo scopo di non accettare sconsideratamente le invenzioni umane come se fossero insegnamenti divini, dobbiamo trattare del vero metodo di interpretazione della Scrittura. Tale metodo non differisce dal metodo di interpretazione della natura, ma gli corrisponde perfettamente. Se non si ammettono altri principi o dati per l’interpretazione della Scrittura se non quelli soli che si ricavano dalla Scrittura stessa, ciascuno potrà sempre procedere senza pericolo di errore. 

La conoscenza di quasi tutto il contenuto della Scrittura deve essere tratta dalla sola Scrittura così come la conoscenza della natura va tratta dalla natura stessa. Dunque la regola generale di interpretazione della Scrittura per Spinoza è la seguente: non attribuire nulla alla Scrittura come insegnamento da essa proveniente, se non ciò che riconosciamo tale con la massima evidenza in seguito all’indagine critica su di essa. Tale indagine critica:
1.Deve comprendere tra i suoi oggetti d’indagine la natura e la particolarità della lingua in cui furono scritti i libri della Scrittura.
2.Deve raccogliere gli enunciati di ciascun libro per fornire facilmente tutti i passi che si riferiscono allo stesso argomento. Deve poi notare tutti quegli enunciati che sono ambigui ed oscuri o apparentemente contrastanti. Non ci è lecito piegare il pensiero della Scrittura secondo i criteri della nostra ragione e secondo le nostre preconcette opinioni, ma ogni conoscenza della Bibbia va cercata solo in essa.
3.Deve illuminarci sulla vita, sui costumi, sugli interessi dell’autore di ciascun libro: chi egli fosse, in che occasione, quando, per chi e infine in che lingua abbia egli scritto. Deve poi trattare della fortuna di ciascun libro. La spiegazione delle parole di uno scrittore risulta tanto più facile, quanto meglio ne conosciamo l’indole e l’ingegno.
Dobbiamo cautelarci dal confondere il pensiero dei profeti e degli storici con la verità effettiva. Difatti nessuno avrebbe potuto trarre utilità dal mutamento del significato di una parola, ma dal mutamento del senso di un discorso, spesso sì. Nessuno ha mai potuto pensare di cambiare o falsificare una lingua; mentre è spesso possibile che si falsifichi il pensiero di uno scrittore mutandone il testo o interpretandolo arbitrariamente.
Motivi di difficoltà nell’interpretazione della Scrittura:
1.Gli antichi cultori della lingua ebraica non lasciarono ai posteri alcun insegnamento sui principi fondamentali e sulla teoria di questa lingua: non un vocabolario, non una grammatica, né una retorica.
2.Il significato di molti nomi e verbi che ricorrono nella Bibbia è oggetto di controversia o ignoto.
3.Molteplice significato delle congiunzioni e degli avverbi.
4.L’uso indifferenziato di passato, presente, futuro e la mancanza di alcuni modi dei tempi verbali.
5.Mancanza in ebraico delle vocali.
6.Il fatto che i libri della Scrittura non ci sono pervenuti nella lingua in cui furono originariamente scritti.
Per tutti questi motivi non è difficile sostenere che noi in moltissimi passi o ignoriamo il vero significato della Scrittura o lo congetturiamo senza una base di certezza.
Questo metodo non esige altra guida che quella del lume naturale: il nostro metodo non esige altro. La difficoltà dell’interpretazione della Scrittura non dipende dalla carenza del lume naturale, ma solo dalla negligenza, per non dire dalla malizia, degli uomini che trascurano la storia critica della Scrittura quando era possibile costruirla. Chi va alla ricerca di un lume soprannaturale per capire il pensiero degli apostoli e dei profeti, mi sembra che sia proprio privo di lume naturale. Le difficoltà che la Scrittura presenta quindi traggono origine dalla negligenza degli uomini e non dalla natura del metodo.

Tratto da TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO DI SPINOZA di Valentina Ducceschi
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