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La legge divina per Spinoza

La legge divina per Spinoza dipende o dalla necessità di natura o dalla decisione umana. Il vero fine delle leggi di solito è chiaro solo a pochi, e perlopiù gli uomini, vivendo senza seguire la ragione, sono quasi incapaci di percepirlo. In realtà, chi dà quello che spetta a ciascuno per timore della pena capitale agisce dietro comando altrui e costretto dalla paura di un male, né può chiamarsi giusto; mentre chi attribuisce a ciascuno il suo perché conosce la vera ragione delle leggi e la loro necessità agisce con coerenza e secondo decisione propria, non altrui, e perciò è a buon diritto chiamato giusto. La giustizia è infatti volontà coerente e continua di riconoscere a ciascuno il suo diritto. Non essendo la legge null’altro che una condotto di vita che gli uomini prescrivono a se stessi e agli altri in vista di un determinato fine, sembra conveniente distinguere la legge umana da quella divina. Per legge umana intendo la condotta di vita utile solo alla sicurezza della vita e dello Stato; per legge divina intendo quella che si propone come fine esclusivo il sommo bene, cioè la vera conoscenza e l’amore di Dio. Osserva la legge divina solo chi si preoccupa di amare Dio non per timore di pena, né per desiderio di altro vantaggio, ma solo perché conosce Dio, ovvero perché sa che la conoscenza e l’amore di Dio sono il sommo bene.
Il precetto fondamentale della legge divina per Spinoza è amare Dio quale sommo bene. La legge divina naturale:
1.È universale ovvero comune a tutti gli uomini; l’abbiamo infatti dedotta dall’universale natura umana;
2.Non richiede le cerimonie di rito, cioè quelle azioni in sé indifferenti, ma chiamate buone solo per convenzione. Difatti il lume naturale non richiede nulla che di per sé non raggiunga, ma richiede solo ciò che esso ci può con estrema chiarezza indicare come un bene. Ciò che è bene solo per convenzione non può apportare nessun perfezionamento al nostro intelletto; esso non è che semplice parvenza.
3.La somma ricompensa per aver seguito la legge divina  è la legge divina stessa, cioè la conoscenza di Dio e l’amore per Lui professato in piena libertà.
a.Dio è legislatore o sovrano che detta le leggi agli uomini?
Il decalogo fu una legge solo dal punto di vista degli Ebrei; essi infatti non conoscevano l’esistenza di Dio come una eterna verità. Se dio avesse parlato loro direttamente senza usare alcun mezzo corporeo, essi avrebbero inteso questa stessa rivelazione non come una legge, ma come una eterna verità. Attributi di Dio quali legislatore, rettore, re, propri della sola natura umana, sono da escludersi completamente dalla natura divina. Dio è rappresentato come legislatore e monarca solo in conformità alle capacità d’intendere del volgo e dei limiti cui soggiace il nostro pensiero; per la stessa ragione è detto “giusto”, “misericorde”, etc. Di fatto Dio agisce e regge l’universo secondo la necessità della sola sua natura e perfezione. Le sue decisioni e i suoi atti sono eterne verità ed implicano sempre necessità.
b.che cosa insegna la Scrittura circa il lume naturale?
Nei Proverbi, Salomone chiama l’intelletto umano fonte di vera vita e fa risiedere la disgrazia esclusivamente nella stoltezza. L’intelletto rende l’uomo felice e beato e gli dà la vera tranquillità spirituale. Solo i sapienti, anche secondo il parere di Salomone, vivono in uno stato di serenità. Soltanto la sapienza, e cioè l’intelletto ci insegna ad onorare Dio secondo la vera religione; ma la sapienza e la scienza provengono dalla bocca di Dio ed è Dio stesso a concederle. Paolo mostra con evidenza che ciascuno di noi mediante il lume naturale comprende chiaramente la potenza e la divinità di Dio. La Scrittura dunque esalta sotto ogni aspetto il lume e la legge divina naturale.

Tratto da TRATTATO TEOLOGICO-POLITICO DI SPINOZA di Valentina Ducceschi
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