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Definizione di atto amministrativo


Una riflessione critica su questi svolgimenti porta, in primo luogo, a considerare la nozione di “atto amministrativo”, che costituisce la linea discriminante per i poteri del giudice ordinario nei confronti dell’Amministrazione.
Una prima interpretazione portava a identificare tale nozione con qualsiasi atto dell’Amministrazione posto in essere nell’interesse pubblico.
Oggetto di protezione non possono essere solo i provvedimenti amministrativi, ma devono essere anche i comportamenti materiali dell’amministrazione di per sé non regolari, ma comunque indirizzati a soddisfare un interesse pubblico.
Dopo l’entrata in vigore della Costituzione, oggetto di protezione non può essere una qualsiasi modalità con cui l’Amministrazione persegua l’interesse pubblico, ma può essere solo ciò che già in base alla legge è soggetto a un regime differenziato.
La garanzia può riguardare solo l’atto amministrativo come espressione del “potere” dell’Amministrazione; pertanto laddove l’Amministrazione non esercita un potere conferitole dalla legge, non si può ammettere alcuna limitazione ai poteri del giudice.
La garanzia dell’atto amministrativo, in definitiva, trova la sua ragione e la definizione del suo ambito nel principio di legalità: laddove non opera il principio di legalità non vi può essere alcuna immunità dall’intervento giurisdizionale, altrimenti si finirebbe col configurare una situazione di privilegio processuale per l’Amministrazione.
Analogamente, l’atto che, per un grave vizio, risulti inefficace non può essere considerato espressione di un potere dell’Amministrazione.
Pertanto, rispetto al provvedimento che sia “nullo” perché “manca degli elementi essenziali” o “è viziato da difetto assoluto di attribuzione” non è identificabile alcun limite a carico del giudice ordinario.

Tratto da GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA di Stefano Civitelli
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