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Introduzione al concetto di De-Tax


Negli ultimi anni tutti gli Stati dei Paesi ricchi stanno cercando di trovare forme di aiuto allo sviluppo ai paesi poveri.

In passato, gli Stati puntavano su forme di imposizione dirette al fine di garantire risorse allo sviluppo. Ciò significa che, mentre le entrate fiscali procuravano un determinato ammontare di risorse, dall'altra parte gli Stati appostavano, con legge finanziaria, le uscite per contribuire ad aiutare i Paesi poveri.
La “macchina statale” ha sempre prodotto pochi risultati rispetto all'ammontare delle risorse impiegate ed è per questo che sono sorte molte ONG (organizzazioni non governative) con lo specifico scopo di favorire una più efficiente distribuzione della ricchezza.

Gli incontri internazionali che periodicamente i capi di Stato e di Governo dei più potenti Paesi del mondo promuovono (G8), sono occasioni importanti che spesso si trasformano però in “vetrine” propagandistiche.

L'Italia, pur avendo assunto formale impegno a raggiungere entro il 2015 il traguardo della destinazione a programmi di sviluppo della percentuale dello 0,7% del PIL, vede tale obiettivo ancora ben lontano, situandosi ai livelli più bassi nel mondo, essendo stimati i suoi contributi attorno allo 0,13% del suo prodotto interno lordo.
Tra le proposte internazionali che possono interessare i singoli Stati, tra cui l'Italia, possiamo annoverare: la “Tobin-Tax; la “De-Tax”; la IFF (International Finance Facility).

La cosiddetta “Tobin-Tax” sembra disegnare un modello passato di imposizione laddove i fondi raccolti, a seguito di una specifica imposta sulle transazioni speculative di moneta, verrebbero destinati alle necessità dei PVS. Il cittadino non avrebbe alcun ruolo propositivo, ma tutto sarebbe gestito direttamente dallo Stato, in collaborazione con altri Stati o con un'Agenzia internazionale.

La cosiddetta “De-Tax” costituirebbe un metodo innovativo anche rispetto alle attuali tendenze dove non solo il cittadino diventa assoluto protagonista ma si verrebbe a creare un rapporto “fiduciario” con l'impresa che diverrebbe “strumento di solidarietà internazionale”. Inoltre, lo Stato non eserciterebbe un potere impositivo, ma favorirebbe un comportamento “etico” dei cittadini.

In questo elaborato ci occuperemo di analizzare in maniera più approfondita la “De-Tax” partendo dalle sue origini fino ad arrivare ad una sua definizione e a descriverne le modalità e problematiche di applicazione.

Tratto da LA DE-TAX di Filippo Amelotti
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