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L'identificazione dello spettatore come regressione narcisistica

L'identificazione dello spettatore come regressione narcisistica




Lo stato regressivo dell’identificazione riattiva nel soggetto una relazione oggettuale caratteristica della fase orale. Per Freud, l’identificazione si comporta come un prodotto della prima fase, della fase orale dell’organizzazione della libido, della fase durante la quale si incorporava l’oggetto desiderato e amato mangiandolo, vale a dire sopprimendolo; nel caso particolare del cinema anche le condizioni della proiezione rinforzano pressoché artificialmente la regressione alla fase orale. Questa struttura orale dell’identificazione, secondo l’analisi di Baudry, si caratterizza essenzialmente per l’ambivalenza, per l’indistinzione interno/esterno, attivo/passivo, agire/subire, mangiare/essere mangiati; si ritroverebbe in tale indistinzione il rapporto che il lattante intrattiene col seno o colui che sogna con lo schermo del sogno: l’orifizio visivo ha rimpiazzato l’orifizio buccale, l’assorbimento d’immagini è al tempo stesso assorbimento del soggetto nell’immagine, preparato, predigerito dalla sua entrata nella sala buia. Freud indica l’origine di ogni sublimazione proprio nel meccanismo dell’identificazione: quando l’Io è portato, per una ragione qualunque a rinunciare alla scelta dell’oggetto libidico, quando si sforza di restaurare o di ricostruire in se stesso, per identificazione, l’oggetto sessuale perduto, esso rinuncia nello stesso tempo agli obiettivi direttamente sessuali attraverso un processo che Freud definisce come il prototipo di ogni sublimazione. Per Melanie Klein la sublimazione, strettamente legata alla dimensione narcisistica dell’Io, sarebbe una tendenza che spinge il soggetto a riparare e restaurare il buon oggetto: ritroveremo nello spettatore cinematografico una questa tendenza assai forte alla restaurazione del buon oggetto, che è forse fondamentale nella costituzione del film da parte dello spettatore a partire da quel puzzle di immagini e di suoni discontinui che costituisce il significante filmico.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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