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L'aumento del tasso di natalità

L'aumento del tasso di natalità



Il tasso generico di natalità viene denominato generico in quanto nel suo denominatore confluiscono anche coloro che non hanno alcuna possibilità di procreare, come maschi e femmine troppo giovani o troppo anziani. Il tasso di fecondità totale rappresenta un indicatore più preciso ed esauriente del tasso generico di natalità, visto che esprime la capacità riproduttiva delle donne in età feconda, l’unico segmento di popolazione in grado di procreare. Il tasso di fecondità totale indica il numero medio di figli che nascerebbero da ogni donna se la stessa, durante i suoi anni fertili, procreasse secondo i valori del tasso di fecondità dell’anno corrente per le donne alla cui fascia di età appartiene. Così, un tasso di fecondità totale pari a 3 significa che, in media, si prevede che una donna appartenente a una particolare popolazione mette al mondo tre figli nel corso della vita.
Benché un tasso di fecondità totale possa sembrare sufficiente a rimpiazzare esattamente la popolazione la popolazione attuale (un bambino per ciascun genitore), in realtà il livello di sostituzione viene raggiunto soltanto in presenza di un tasso di fecondità totale superiore a 2,1. I decimali al di sopra del 2 sono necessari a compensare la mortalità neonatale e infantile, le donne senza figli e i decessi inaspettati. Assai utile appare il concetto di fecondità necessaria al rimpiazzo. Esso indica il livello di fecondità che permette a ciascuna generazione di donne di mettere al mondo esattamente il numero di figli sufficiente ad assicurare una nuova generazione a sua volta in grado di procreare. In generale, dunque, più elevato è il livello di mortalità di una popolazione, più elevato dovrà essere il tasso di fecondità necessario a ottenere il rimpiazzo (tasso di sostituzione).
Il tasso generico di mortalità, o semplicemente tasso di mortalità, si calcola mettendo in relazione il numero dei decessi avvenuti nell’anno preso in considerazione per ogni 1000 individui. In passato, si riteneva che il tasso di mortalità variasse in funzione del livello di sviluppo economico. Si era soliti associare i tassi più elevati (superiore al 20%) ai Paesi economicamente meno avanzati dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina e quelli più bassi (inferiori al 10%) ai Paesi sviluppati dell’Europa e dell’America anglosassone. Tale correlazione perse la sua ragion d’essere negli anni successivi la seconda guerra mondiale. Il tasso di mortalità infantile e la speranza di vita migliorarono quando si diffusero gli antibiotici e i vaccini per curare le malattie e controllare le infezioni, e quando furono stanziati fondi per migliorare le strutture sanitarie e la distribuzione di acqua potabile.
L’AIDS rappresenta la quarta causa di mortalità planetaria. Si prevede che arriverà a superare la peste nera del XIV secolo. Dal punto di vista economico, si stima che entro il 2010, nei Paesi sub-sahariani, l’AIDS ridurrà dell’8%circa il reddito nazionale. Le economie dell’Africa meridionale si basano sull’agricoltura, perlopiù a conduzione femminile. Dato che l’AIDS colpisce sopratutto le donne, aumenta l’insicurezza alimentare. Così la malnutrizione e la predisposizione ad altre malattie dipendono dall’AIDS che incide anche sul reddito nazionale.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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