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Gli errori commessi dall’amministrazione Bush nel programma di “ricostruzione” dell’Iraq

Le diverse fonti sottolineano gli errori commessi dall’amministrazione Bush nel programma di “ricostruzione” dell’Iraq. Dallo stanziamento di poche truppe militari, agli appalti dati in gestione a società incompetenti, alla scelta di uomini senza esperienza di Medio Oriente, all’incapacità di stabilire un ordine sensato di priorità:
La sua intenzione era «cambiare la mentalità degli iracheni, convinti che la sanità pubblica non intervenga fino al momento del ricovero ospedaliero». Senza dubbio un nobile scopo, ma i fondi dell’Integrazione erano appena sufficienti per riabilitare il pronto soccorso e le sale operatorie dello Yarmouk e di altri ospedali, sebbene i feriti per gli attacchi dei ribelli fossero la sfida più impegnativa per il sistema di sanità pubblica del Paese
Bremer firmò un centinaio di provvedimenti esecutivi prima di lasciare l’Iraq. Alcuni erano essenziali […]  Molti altri però erano del tutto inconsistenti e inutili per un Paese vessato da una violenta ribellione […]. Emettere decreti non poteva sostituire il fatidico sforzo di ricostruire una nazione.
Fece pressioni al ministero della Sanità per avviare una campagna antifumo[…]. Diversi membri dello staff […] fecero notare in modo secco che gli Iracheni erano esposti ogni giorno a rischi ben più gravi di quelli provocati da un po’ di tabacco.

Gli Americani fanno previsioni molto ottimistiche sulla ricostruzione dell’Iraq: 
Nessuno sembrava preoccupato […]. Non c’era mai stata l’intenzione di trovare esperti americani che operassero nei ministeri iracheni. Quando la guerra finì, dichiararono subito che i civili iracheni sarebbero tornati immediatamente al lavoro e avrebbero amministrato i loro stessi ministeri […]. L’idea diffusa era che tutto sarebbe andato per il meglio.
Gli Stati Uniti intendono aiutare l’Iraq a superare le conseguenze negative del conflitto, ma il paese non necessita di sostegno prolungato – sosteneva il comunicato della Casa Bianca.

Infatti, sottovalutano i tempi necessari, assegnano ai funzionari incarichi molto brevi (generalmente di novanta giorni) entro i quali portare a termine compiti che richiederebbero tempi molto più lunghi: 
La sua missione, come lui stesso la definì, era privatizzare tutte le compagnie statali dell’Iraq nel giro di trenta giorni.

Una delle scelte della Cpa maggiormente criticate è quella dello scioglimento dell’esercito iracheno:
Entrambi questi episodi rivelarono le falle cruciali nella strategia della Cpa di dotare l’Iraq di una nuova forza di polizia e di un nuovo esercito in seguito al fatidico ordine di Bremer di smobilitare quello di un tempo.

Ma anche quella di voler costruire un governo iracheno che coinvolgesse percentualmente tutte le minoranze religiose, mirando ad accentuare le differenze tra etnie più di quanto esse fossero sentite prima dell’occupazione americana:
Prima della guerra gli Iracheni non avevano prestato molta attenzione alle divisioni etniche e religiose, e che la decisione della Cpa di ripartire tra loro i seggi li avesse costretti ad identificarsi con una setta o un’etnia.

Tratto da LA MISSIONE AMERICANA IN IRAQ di Isabella Baricchi
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