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Escuchadme un rato atentos di Gongora

 
La satira di Gongora si fa più approfondita in opere come il romance Escuchadme un rato atentos, dove viene passata in rassegna la varia fauna e flora umana della capitale, popolata di abati camosci e mariti cervi, ma soprattutto di moltissime specie femminili, dalle gazze che impazziscono per i gioielli alle cicogne che si annidano nei monasteri, dalle cinciallegre che cianciano di stupidaggini alle tigri che azzannano borse, alle viti che si avvinghiano a vecchi olmi pur di sostenere i loro tralci rigogliosi. Questa feroce critica potrebbe ricordarci Quevedo, ma anche qui va fatta una smentita: Gongora mantiene, a differenza di Quevedo, un atteggiamento di stima primordiale, di fascino profondo per il genere femminili. Manca poi in Gongora l’animosità antigiudaica, mostrando totale indifferenza per le distinzioni su basi religiose, e manca anche il disprezzo per le professioni manuali e redditizie, raramente battuto da Gongora. Gongora tocca invece spesso il tema clericale, diversamente da Quevedo, sottolineando principalmente l’impudicizia, la mancanza di freni e lo scandalo del curato, che a discapito del nome, ha finito per ammalarsi come gli altri.
3.4 Le differenze tra Quevedo e Gongora.
Il tono dei due poeti è diverso perché diversa è la loro situazione: Gongora, dal suo isolamento provinciale (almeno fin quando durerà), può permettersi di non farsi invischiare e il suo atteggiamento, apparentemente apolitico, è in realtà politicissimo, è un secco e deciso rifiuto. Quevedo invece è dolorosamente e strettamente invischiato in quel mondo. Non mancano accenni di patriottismo un Gongora, ma spesso sono dissacratori e smagati anziché convinti, come si vede, ad esempio, dall’ode En roscas de cristal serpente breve, dedicata alla presa, molto poco eroica del forte di Larache, in Africa, in realtà spontaneamente ceduta agli spagnoli. Abbiamo poi il Panegirico al Duque de Lerma, scritto forse nel 1617 come omaggio al favorito di Filippo III. Poema che pur nell’impeccabile iridescenza formale, tradisce una grande freddezza. Gongora non amerà mai la Babilonia di poteri che era Madrid e spererà sempre di tornarsene nella sua Cordova: la tristezza per le speranze disattese ricordano un po’ i Poemas Metafisicos di Quevedo.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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