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La vita di Pìo Baroja (1872 – 1956)

La vita di Pìo Baroja (1872 – 1956)




La crisi finiseculare investì anche le forme del romanzo, con la rottura del tradizionale schema realista. Maturava ormai compiutamente ciò che auspicava Bergson: aprire il romanzo alle forme assurde, fugaci, inverosimili dell’esistenza, alle esperienze e ai linguaggi del profondo. Il romanzo spagnolo del primo novecento sarà così variegatissimo: lirismo, estetismo, grottesco, divagazione saggistica, puro gusto dell’avventura, eccetera. Per Pio Baroja, il romanzo era “un sacco dove entra di tutto”. Il più robusto tra i romanzieri spagnoli del primo Novecento, Baroja nasce a San Sebastiàn nel 1872, basco dunque come Maetzu e Unamuno. Si laureò svogliatamente in medicina, poi tentò di dedicarsi alla panetteria di alcuni suoi parenti e infine si consacrò definitivamente alla letteratura.  Personalità tranquilla, Baroja scriveva puntualmente dalle nove all’una; nel pomeriggio passeggiava, dedicandosi al suo hobby, quello delle librerias de viejo; la sera leggeva. Passavano così le sue giornate, in compagnia della madre e delle sorelle. Non si conoscono amori. Visse tra Madrid e Vera del Bildasoa, località basca dove nel 1912 aveva comprato casa, trasferendovi la sua preziosa biblioteca. Ma era una tranquillità apparente, che nascondeva la sua forte delusione per l’incapacità di vivere da protagonista i grandi avvenimenti dell’epoca. A partire dal 1900 scrisse moltissimo. Ha lasciato novantotto volumi, includenti sessantasei romanzi lunghi, romanzi brevi, raccolte di racconti, nove volumi di commenti e divagazioni, otto memorie.
L’opera di Baroja, come egli stesso suggerì, può essere divisa in due grandi gruppi, col 1914 come spartiacque: la prima parte, fatta di “violenza, arroganza e nostalgia”, e la seconda, fatta di “storicismo, critica e ironia”.  Analizzando il progressivo determinarsi del metodo narrativo di Baroja, si delinea e si fissa anche la sua visione del mondo: nichilistico – scettica, ostile alla pratica sociale anche se non privo di una sostanziale simpatia per gli uomini. I personaggi di Baroja sono tutti sue proiezioni, e tutti condannati allo stesso destino di fallimento e solitudine. Sono di solito giovani intellettuali di origine borghese, che attribuiscono il loro fallimento nella vita e la loro incapacità di agire, alla riflessione e all’albero della scienza. Attraverso questi personaggi, e grazie ad una spietata ricognizione critica della propria esperienza, Baroja riuscì ad interpretare molte componenti sociologiche e ideologiche della crisi che agitava dal 1890 le classi medie.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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