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La vita di Pedro Calderon de la Barca (1600 – 1681)


La vita e le esperienze.

L’esperienza teatrale di Pedro Calderon de la Barca si pone come diretta prosecuzione di quella di Lope de Vega. Diretta in senso cronologico, ma diversa in senso tematico e biografico. Calderon, infatti, si pone spesso in diretto contrasto col maestro, se non in diretta antitesi. La vita di Don Pedro è dimessa e intima, lontana dai clamori, alla ricerca quasi del più totale anonimato. Coltiverà e si dedicherà esclusivamente al genere teatrale, allontanandosi da quel polimorfismo dei generi che caratterizza Lope de Vega. Anche lui, nel 1651, si fa ordinare sacerdote, ma a differenza di Lope, condurrà una vita fedele e coerente con l’abito talare; nel 1663 otterrà poi l’ufficio di cappellano d’onore del re e si trasferirà definitivamente a Madrid. Il suo primo esordio letterario avviene nel 1620, in occasione dei certami in onore di Sant’Isidro, organizzati proprio dal maestro de Vega. La sua prima commedia databile con precisione risale al 1623, Amor, honor y poder.
Il suo interesse per l’auto sacramentale, genere che porterà alla massima perfezione, compare intorno al 1634, e diventerà preponderante nella sua produzione fino al 1651, quando diventerà l’unico genere da lui composto. Allievo dei Gesuiti, assimila il pensiero di San Tommaso e di Sant’Agostino, filtrati in parte dalla filosofia senecana, di moda a quell’epoca nell’ambiente dell’università di Alcalà. Eredita dunque un pensiero pessimista sulle possibilità puramente naturali dell’uomo in materia di salvazione, poiché il peccato originale aveva profondamente turbato l’equilibrio primordiale voluto da Dio; va anche detto però che le discussioni dell’epoca sul libero arbitrio gli insegnarono che la natura corrotta può solo inclinare, ma non costringere, la libera volontà dell’animo. Da questo atteggiamento nasce uno scetticismo profondo sull’autonomia e la validità dell’operare umano, un senso generale di vanità universale che nutre i grandi nuclei tematici del teatro calderoniano: vita come pellegrinaggio o sogno, mondo come teatro, come apparenza, come recitazione di parti sempre uguali assegnate sempre a diversi personaggi. Il robusto razionalismo tomistico e la fiducia in Dio, pur essendo un buon antidoto, non esulano Calderon da una forte inquietudine sul destino dell’uomo che lo accosta a certo esistenzialismo cristiano contemporaneo.

Tratto da LETTERATURA SPAGNOLA di Gherardo Fabretti
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