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La coscienza storica del modernismo



Il Modernismo ha una coscienza storica catastrofistica. I modernisti si sentono al di là di una spaccatura abissale e separati in maniera irreparabile dalle loro radici storiche. Immagini di decomposizione, di caos, di rovina sono diffusissime: l'ordigno di Svevo, la waste land di Eliot. Si diffonde la protesta contro lo smarrimento dei significati e l'invadenza dell'assurdo. C'è una separazione netta tra la fine dell'Ottocento e l'inizio dell'Ottocento.
Alcuni hanno persino pensato di stabilire la data certa della rottura: la Woolf lo fa in Mr Bennett e Mrs. Brown, indicando il dicembre del 1910, quando tutte le relazioni umane si sono alterate; Lawrence in Kangaroo dice che è il 1915. Harry Levin indica nel 1922 l'annus mirabilis del modernismo, con l'uscita di Ulisse di Joyce, Terra Desolata di Eliot, Elegie Duinesi e Sonetti a Orfeo di Rilke, Baal, prima opera teatrale di Brecht, La stanza di Jacob della Woolf e Sodoma e Gomorra di Proust. Ma anche il 1925 è un annus mirabilis; escono infatti: Poesie di Eliot, Il Grande Gatsby di Fitgerald, Mrs Dalloway della Woolf, Una visione di Yeats, Albertine scomparsa di Proust, Il processo di Kafka, Ossi di seppi di Montale.

Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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