Skip to content

La tecnica dell'incastro di Virgilio


In questa narrazione Virgilio adotta una tecnica di origine alessandrina, detta “dell’incastro” già utilizzata da Catullo nel carme 64. Infatti il poeta unisce due miti della tradizione greca: quello del contadino Aristeo e quello del cantore Orfeo; questi due miti sono opposti e allo stesso tempo complementari. Aristeo era un contadino (metafora finale del  colonus) che ha perso tutte le api, morte per una maledizione divina. Infatti egli, inseguendo la ninfa Euridice, moglie di Orfeo, aveva causato la sua morte: la donna infatti correndo aveva inavvertitamente calpestato un serpente che l’aveva morsa.  Orfeo scende nell’oltretomba per chiedere ad Ade la restituzione della moglie: egli acconsente a patto di non girarsi prima che la moglie avesse terminato di uscire dall’ade. Orfeo si gira prima e perde per sempre la moglie. Intanto Aristeo compie dei sacrifici per farsi perdonare del suo empio gesto. I suoi sacrifici vengono accettati e dalla carcassa in decomposizione dell’animale sacrificato nasce un nuovo sciame di api (il fenomeno della  bugonia). Orfeo ha fallito perché si è lasciato travolgere dalla passione – invece di abbracciare l’atarassia – mentre Aristeo ha successo perché con umiltà ha riconosciuto il suo peccato e ha compiuto un sacrificio espiatorio.
Il mito ha un chiaro contenuto didascalico: Orfeo rappresenta la forza dell’uomo, che col suo canto domina la natura e la sua incapacità di vincere la legge naturale della morte. Aristeo rappresenta l’eroe civilizzatore che lotta pazientemente contro la natura ma si sottomette ai precetti divini, che alla fine lo decreteranno vincitore.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.

PAROLE CHIAVE:

virgilio