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"Langage du cinéma" di Metz. Raccordi e codici


Metz stabilisce in "Langage du cinéma" un’opposizione tra oggetti concreti e oggetti ideali (costruiti), e il film come costituito dall’analisi appartiene alla seconda classe, il film come percepito dallo spettatore alla prima, sicché si delineano come oggetti della semiotica del cinema il testo (concreto e singolare), il messaggio (concreto e non singolare, esprimibile in vari testi), il codice (ideale e non singolare, estendibile a vari sistemi) e il sistema singolare (ideale e singolare), e la svolta testuale privilegia testo e sistema singolare.
Il raccordo è una forma fondamentale del montaggio, teso a dare fluidità ad un’operazione di discontinuità; il raccordo sul movimento è quello che si ha, ad esempio, quando si vede un personaggio andare verso una porta e poi lo si rivede al di là di essa, e si hanno anche raccordi sullo sguardo (passaggio dal guardante al guardato) e sull’asse (avvicinamenti del campo con il medesimo asse di ripresa); il falso raccordo è la violazione di tali regole, percepite come “naturali” dallo spettatore, ad esempio con sovrapposizioni temporali di due inquadrature da punti di vista diversi; Metz include i raccordi tra i codici di base del film, in quanto essi vengono interpretati come naturali dal punto di vista diegetico ma non lo sono a livello schermico. La semiologia del cinema degli anni ’70 si concentra da un lato sulle pratiche significanti (la “scrittura”) e dall’altro sul processo di comunicazione (Bettetini con “Messa in scena e produzione di senso”) e poi sull’enunciazione, e la seconda tendenza analizza il “punto di vista”.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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