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La svolta a destra degli anni '70 - Italia -


Alla fine del 1971 terminò il mandato presidenziale di Saragat. La sua permanenza al Quirinale non si distinse particolarmente e il suo comportamento durante la strategia della tensione fu parecchio discutibile. Il PSDI era sempre stato molto legato agli interessi americani e Saragat era molto vicino alla CIA, sperando – si disse – che le strategia terroristiche dell'estrema destra avrebbero rafforzato la richiesta di un governo forte e moderato.
Saragat si candidò per un secondo mandato ma fu sostenuto solo da PSDI, PLI e PRI. La DC candidò Fanfani, PSI e PCI Francesco De Martino. Ci vollero ben venti ballottaggi – dimostrando ancora una volta l'incoesione della coalizione di governo – per eleggere un candidato DC di compromesso, l'avvocato napoletano Giovanni Leone, che vinse grazie all'appoggio dell'MSI. Leone per la prima volta nella storia del governo repubblicano italiano, di comune accordo con la maggioranza dei partiti, indisse le elezioni un anno prima della naturale scadenza, nella speranza che le urne avrebbero sbloccato la situazione politica. In realtà c'entrava anche la richiesta di un referendum abrogativo sul divorzio, che nessun partito voleva: la DC perché temeva l'isolamento da parte dei suoi alleati laici e socialisti, il PCI perché temeva che il referendum avesse successo. Essendoci una clausola per cui nessun referendum può aver luogo se il Parlamento è sciolto, si preferì optare per questa soluzione e rinviare il referendum almeno di un anno.
Le urne riservarono sorprese strane. La sinistra fu ferocemente delusa, con un PCI stabile, un PSIUP crollato e confluito in gran parte nel PCI (una piccola parte si unì ai rivoluzionari fondando il PDUP). La DC rimase stabile. Ciò che colpì maggiormente fu l'ascesa dell'MSI – DN, che balzò all'8,7 dal precedente 4,4, assorbendo pure l'ormai asfittico partito monarchico. L'MSI di Almirante aveva proposto agli elettori una combinazione astuta di candidati: anziane figure delle istituzioni militari come De Lorenzo e Gino Birindelli e agitatori legati maggiormente all'ideologia fascista come Pino Rauti e Sandro Saccucci. Il MSI – DN ebbe particolare successo nel Sud per i motivi che poi vedremo. In seguito a questi risultati la DC formò un governo di centrodestra con PLI e PSDI mentre corteggiava l'MSI; presidente del consiglio Giulio Andreotti. Fu un governo antioperaio ma la svolta a destra non era stata così forte da dare reale stabilità al governo, che fu ben presto costretto a richiamare il PSI lasciando cadere l'Andreotti I; al suo posto un nuovo governo di centrosinistra con DC – PSI – PRI e PSDI diretto da Rumor. Non era cambiato nulla rispetto a dieci anni prima.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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