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L'arte : rivista di storia dell'arte

L'arte : rivista di storia dell'arte


Le principali riviste di storia dell'arte antica in Italia a cavallo tra le due guerre sono: L'Arte, Dedalo , Vita Artistica, Pinacotheca, La critica d'arte, Le Arti.
Sino agli anni Venti e Trenta, l'Arte è contrassegnata metodologicamente da un orientamento prettamento storico e filologico. Dagli anni Trenta, la rivista di Adolfo Venturi mantiene l'impianto tradizionale di derivazione positivista, ma si apre a nuovi indirizzi metodologici e a nuovi interessi tematici. Da una parte si fanno strada le analisi stilistiche delle forme in senso purovisibilista, e per un altro, l'adesione all'impostazione teorica ed estetica idealistica. A rappresentare la prima strada contribuirono Roberto Longhi, coi suoi saggi sul Seicento e il Quattrocento italiano, e Giuseppe Galassi, con quelli sulla scultura tardoromana ravennate, protoromantica e altomedievale. Alla seconda strada corrispondono Sergio Ortolani e Matteo Marangoni.  Sergio Ortolani era un raffinato scrittore e storico dell'arte. Nato ad Alba nel 1896, morì a Cuneo nel 1949. Fu allievo di Adolfo Venturi e Pietro Toesca, dedicandosi prima alla letteratura artistica e poi alla pittura italiana, dell'Ottocento prima e dei secoli XV e XVI poi. Influenzato dall'ermetismo, fu autore di importanti saggi sulla pittura del Quattrocento e del Cinquecento, dedicandosi principalmente al Pollaiolo, ai ferraresi, a Raffello e Tiziano; si interessò anche di Seicento napoletano e della scuola di Posilillipo. Per la rivista L'Arte affrontò il tema della critica a Venezia, del rapporto tra l'Aretino e Michelangelo e del complesso problema teorico di cultura e arte.
La concezione artistica di Ortolani fondeva elementi del razionalismo di Valéry, di provenienza aristotelica, con gli strumenti concettuali dell'estetica idealista crociana e gentiliana. Nei saggi maturi però Ortolani riaffronta la cultura idealista su cui si era formato e la revisiona. Dà una nuova valenza alle opere, considerate ben distinte da colui che le aveva create, sottolineando la concretezza dell'esistere storico delle forme, quindi l'importanza delle tecniche e della tradizione culturale nell'operare artistico.  Matteo Marangoni nasce a Firenze nel 1876 e muore a Pisa nel 1958. I suoi primi studi sono di scienze naturali e musica. La cultura crociana e della prima Voce furono per lui determinanti. Ispettore e direttore delle Gallerie Statali di Firenze, insegnò a Pisa, Firenze e Milano. Collaborò all'Arte con articoli sulla pittura barocca, che documentano la sua adesione alla cultura crociana nella distinzione qualitativa che fa riemergere poetici minori come Faccini, Mastelletta, Crespi, Feti, oppure nel recupero di valori di stile propri di generi giudicati inferiori, come la natura morta.   L'Arte è un importante veicolo di recupero e sistemazione filologica del Seicento, operata da importanti figure come Giulio Cantalamessa, Antonio Munoz, Roberto Longhi, Matteo Marangoni e Lionello Venturi. Nel 1922 Ugo Ojetti aveva organizzato al palazzo Pitti di Firenze una mostra sulla Pittura italiana del Sei e Settecento, che contribuì ad aprire squarci in questo settore semisconosciuto dell'arte italiani; nel dibattito seguente sulla validità dell'arte barocca, furono portati avanti interventi a sfavore di De Chirico e Bontempelli e a favore di Efisio Oppo, Carrà, Cecchi, Malaparte e Venturi. L'arte contemporanea entra nelle discussioni dell'Arte soltanto a partire dalla fine degli anni Venti, quando Lionello Venturi diventa condirettore della rivista e pubblica articoli su Manet, Renoir, Daumier e Gauguin, impressionismo e Cezanne, Picasso, Utrillo e Arturo Martini. Francesi  per la maggior parte dunque, essendo gli anni in cui Venturi studiava e rivalutava l'arte francese in contrapposizione alla situazione nazionale italiana. Nel 1930 era anche nata la rubrica La pagina dell'artista ma non durò molto. Di contemporanea si interessarono anche Lalla Romano e Argan e la rivista dibatteva anche sulla metodologia in altri paesi europei, in special modo Germania e Inghilterra.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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