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Disturbi del Comportamento Alimentare


Disturbi psichiatrici caratterizzati da alterazioni del comportamento alimentare.
Disturbi di tipo quantitativo – si mangia troppo o troppo poco.


Non causati da patologie internistiche. Inadeguata assunzione / assorbimento dei nutrienti (celiachia nel caso di una patologia non psichiatrica). Compromissione della qualità della vita.
DSM V porta all’attenzione il feeding (dare da mangiare, care-giving) poiché alcuni disturbi possono avere in quella fase della vita la propria genesi.

Obesità: NON è un disturbo mentale/psichiatrico. Non è di per sé una problematica psichiatrica, ma ha una ampia gamma di fattori che possono contribuire allo sviluppo dell’obesità. Vi sono comunque associazioni tra obesità e disturbi psichiatrici.

Il nucleo psicopatologico è un continuum, dove negli anni nello stesso individuo si succedono più disturbi del comportamento alimentare.
Il contesto culturale e storico ha cambiato la maniera di intendere l’estetica ed il significato della magrezza (Antichità vs. prima metà del XX Secolo vs. Oggi)
Epidemiologia: 50% GUARISCE, 20% CRONICIZZA 5% MUORE (alta mortalità).

Colpisce prevalentemente le donne in ambito sportivo e secondo il DSM-5 sono tre:
• Anoressia nervosa, che colpisce le donne tra 12 e 25 anni DCI TIPICO;
• Bulimia nervosa, alla stessa età DCI TIPICO;
• Binge eating disorder (manca della spinta alla magrezza), avviene tra 40 e 50 anni con un rapporto 1:2 uomini/donne.

L’anoressia e la bulimia nervosa hanno un nucleo psicopatologico che ha a che fare con la propria autostima e con convinzioni distorte riguardo alle aree di forma corporea, cibo e peso.
Esse avranno un comportamento autoprescrittivo nei confronti del cibo, smettendo di seguire i medici ma anche il proprio corpo (dieta rigida e sproporzionata) – Disturbo del comportamento alimentare ATIPICO.

La spinta alla magrezza NON è sempre patologica, ma non bisogna attribuire alla magrezza significati abnormi e meriti che non ha all’interno di un contesto.

Ci sono due elementi che autoalimentano e sostengono questi sistemi:
• Elemento percettivo, più si passa tempo davanti allo specchio, più grandi ci sembreranno le nostre forme corporee. La dispercezione visiva non è la sola in questi disturbi, perché riguarda anche il tatto (es. toccarsi i fianchi per sentire come sono).
• Elemento cognitivo
Ciò che distingue anoressia e bulimia è il BMI (kg/m²): nell’anoressia il valore sarà sotto 18.0.

Le modalità di esordio di anoressia e/o bulimia avvengono spesso quando compaiono gli ormoni sessuali, perché le donne tendono a voler essere desiderabili e la pubertà femminile avviene prima di quella maschile. Dinamiche riguardanti l’ambiente che ci circonda possono portare il soggetto a voler dimagrire (attribuisco ad aspetti corporei una responsabilità che in realtà non hanno).
La situazione può aggravarsi se è la madre ad intervenire sulla figlia adolescente, per esempio portandola dal dietologo se è soprappeso.

Se la dieta è troppo restrittiva, questo porta ad aumentare il rischio di disinibizione, perché ci si priva di un qualcosa che si desidera, generando così discontrollo alimentare.

L’aspetto distorto si ha quando si smette di seguire la dieta per seguire le proprie convinzioni, con la comparsa così dell’autoprescrizione e si pensa che la vita sociale vada a seconda del nostro corpo, ritornando sul tema del pensiero magico (v. ossessioni).

Quindi, i disturbi alimentari sottosoglia sono disturbi in cui si trova il nucleo psicopatologico, ma non raggiungono per numero o frequenza i criteri DSM per diagnosticare un disturbo vero e proprio.

Il DA ha come primo criterio l’incapacità a mantenere un peso adeguato per l’età del soggetto e che persegue questi criteri con autoprescrizione e check corporei.

DSM Suddivide in 2 tipi l’anoressia nervosa:
• AN con restrizioni; AN con binge – purging (abbuffata), è il disturbo a più alto rischio.

Abbuffata: la quantità di cibo ingerita è molto superiore a quello che mangerebbe una qualsiasi persona nell’arco di 2 ore, chiaramente associato ad una soggettiva perdita di controllo, elemento centrale dell’abbuffata (es. i pranzi dei matrimoni non contano), altrimenti si parla di iperfagia o iperalimentazione, che è egosintonica, perché mangiamo ciò che scegliamo e che ci piace e generalmente in convivialità. La differenza è che non c’è perdita di controllo, c’è egodistonia nell’abbuffata. In corso di Anoressia Nervosa si considera abbuffata una quantità di cibo molto piccola (abbuffate soggettive), poiché si tenderà a sentirsi in colpa e spiacevolmente sazi. Il soggetto anoressico tende realmente ad affamarsi, nella bulimia nervosa in genere è più un fattore emotivo.
Dopo l’abbuffata scattano meccanismi di compenso, che sono patologici quando sostenuti ad una spinta alla magrezza non congrua (sia sovrappeso o no, quanto incida su ciò che si mangia, quanto incida sulla qualità della vita.
È il pensiero che sostiene il comportamento a renderlo patologico), che si dividono in:
• Propriamente detti, non vanno ad interferire sull’assorbimento degli alimenti ingeriti, e si tratta di digiuno/restrizione ed attività fisica.
• Condotte eliminatorie, vanno ad influenzare tale assorbimento, la più efficace è il vomito auto-provocato, ma abbiamo anche farmaci diuretici (non influenzano l’assorbimento, poiché la perdita è di liquidi), lassativi o anoressizzanti.

Elementi consequenziali alla perdita di peso sono:
• l’amenorrea (perdita di almeno 3 cicli mestruali consecutivi), per mancanza di estrogeni dovuta a perdita del tessuto adiposo, che può portare ad osteopenia/osteoporosi e quindi fratture (traumatiche su coscia e polso, spontanee su CV)
• vomito, con remissione di HCl- e bolo, con effetti acuti tra cui l’alcalosi metabolica del sangue, perché i reni recupereranno gli idrogenioni per prendere elettroliti e mantenere l’omeostasi del Ph, con urine con presenza di sodio e potassio. Questo può portare ad aritmie cardiache per ipo-potassiemia (torsione di punta cioè aritmia ventricolare), che incrementa se al vomito si aggiunge anche il sudore. L’esofago, inoltre, non è fatto per il passaggio di acidi, creando un insulto chimico (ernia iatale); si può arrivare alla metaplasia (es callo ma è benigna), cioè la modifica strutturale della porzione distale dell’esofago, una condizione tumorale potenzialmente molto grave. L’abitudine al vomito di una persona sottopeso è più grave.
• Ipoproteinemia ed ipoalbuminemia, con conseguenze ascite raccolta di liquido (non comprimibile), spesso nella cavità peritoneale (pericardio struttura fibrosa non distensibile) e conseguente possibile tamponamento cardiaco. Spesso non è significativo ma rilevabile ecograficamente.
• Farmaci con perdita di elettroliti, che causano ugualmente crampi e aritmie cardiache.

Nella bulimia nervosa l’elemento psicopatologico è sempre l’abbuffata con condotte di compenso. Cambia il peso corporeo (in questo caso normopeso) rispetto all’anoressia. Possono anche non effettuare condotte eliminatorie, con conseguenze cliniche molto meno gravi rispetto a chi le fa.

Diagnosi: almeno una volta a settimana per tre mesi. Non si riesce a perseguire l’obiettivo del sottopeso, perché le condotte eliminatorie sono efficaci fino al 70% massimo (vomito).
La gravità caratterizzante è data dal numero delle condotte compensatorie.
I comportamenti ed i sintomi contano molto di più delle diagnosi.

Pica (gazza ladra): cibarsi di elementi non nutritivi, nei bambini fa parte della normale esplorazione ambientale.

Rumination disorder: continui rigurgiti di cibo per almeno un mese. Il cibo può essere rimasticato, ringoiato o sputato di nuovo.

Avoidant / Restrictive food intake disorder: succede spesso nei bambini, senza spinta alla magrezza. Negli adulti (donne) può esserci fobia da deglutizione (disturbo d’ansia) o convinzioni di meleficio (paura di essere avvelenati, area psicotica). Più che eating sono feeding disorders, poiché nell’adulto sono sostenuti da disturbi di natura non alimentare.

Binge Eating Disorder:
L’elemento costitutivo è l’abbuffata senza condotte compensatorie, motivo per cui spesso il soggetto è obeso.
NON c’è la volontà di dimagrire o essere sottopeso. I criteri diagnostici sono uguali a quelli della bulimia.
Il problema non è alimentare: restringere la condotta alimentare caricherà poderosamente le successive disinibizioni.
Per diagnosticare il BED bisogna che si verifichi almeno un’abbuffata a settimana per 3 mesi.

Epidemiologia: interviene in età matura. Rapporto maschi/femmine = 1.

Emotional Eating: desiderio di mangiare strettamente legato all’emozione (felicità, ansia, depressione) e non è associato alla perdita di controllo. La tendenza è socio-culturale.
A parità di obesità potrebbe esserci: iperfagia, EE oppure BED.

Anoressa Nervosa: restrizione dell’intake calorico; significativo sottopeso (BMI < 18,5 o nei bambini le curve percentili di crescita).
Aspetti cognitivi-percettivi: la condizione sottopeso è associata ad intensa paura di “diventare grassi”, recuperare il peso verso la normalità; distorsione riguardo la propria immagine corporea.
Più una persona effettua dei “check”, più tenderà a sovrastimare la misura delle forme sottoposte ad esso.

Condizioni psichiatriche e conseguenze:

Anoressia e Bulimia: depressione; ossessivo/compulsività; esiste un imponente crossover diagnostico tra tutti i disturbi del comportamento alimentare (sfumature molto labili).
Riduzione della glia (sostanza bianca cerebrale) con conseguente riduzione delle funzioni cognitive (concentrazione e memoria).

Terapia: antidepressivi e topiramato per le comorbidità (depressione, impulsività), ma non ci sono farmaci specifici che vadano a lavorare sul disturbo alimentare in sé;
Psicoterapia con terapia cognitivo-comportamentale;
terapia delle comorbidità e delle complicanze organiche.

Tratto da CONCETTI BASE DI PSICHIATRIA di Vincenzo Sorgente
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