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Cinema italiano anni Settanta. Dal trash al cult


Si è tentato di elevare quei film low budget realizzati con l’uso di una comicità immediata e popolare a film culto, contrapponendoli come nuova tendenza al cinema dei maestri; il cinema trash tende a mischiare tutti i generi fondendosi e confondendoli fino ad approdare all’ultima spiaggia dell’erotismo o del porno. Sulla scia del Decameron pasoliniano si da fondo a tutta la letteratura erotica universale. Grande successo di Mariano Laurenti con Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda (1972) con Edwige Fenech icona erotica italiana del periodo e il progressivo affermarsi dei fratelli Vanzina. Con questi film  si cancella di colpo gli sforzi pluriennali di nobilitare la commedia. Questo cinema ha forse avuto un effetto benefico nel smascherare la vuotezza del cinema pseudo-intellettuale, si accomuna la visione di ignorante è bello. Forse in questa produzione che si potranno in futuro individuare i semi della nascita del leghismo veneto. La critica giovane non si riconosce nei modelli del cinema dei padri rifiutando il cinema come esperienza  estetica privilegiata, rifiutando anzi ogni forma di cultura di difficile comprensione. Il nudo femminile conquista le platee popolari e si mira a raggiungere il riso attraverso doppi sensi, equivoci verbali e la giustapposizione di barzellette goliardiche. Il cinema trash raccoglie tutta le disfunzioni di un paese che ha reagito al miracolo economico disgregandosi.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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